Piccoli comuni? Una risorsa da far funzionare con le gestioni associate

Comune di Quarna Sotto

La soppressione dei piccoli comuni, “venduta” come una delle misure necessarie per operare i risparmi che si rendono non più rinviabili è, francamente, una stupidaggine che può creare molti problemi senza raggiungere un solo risultato utile.  Per questo confido in  un’azione coordinata dei parlamentari piemontesi e delle associazioni dei comuni, affinché in fase di conversione in legge del decreto sulla manovra, sia radicalmente modificata questa norma che prevede l’accorpamento obbligatorio delle realtà municipali inferiori ai mille abitanti e la soppressione delle Giunte e dei Consigli comunali in queste realtà, introducendo la figura del sindaco-podestà. Qui non si tratta di difendere chissà quali privilegi della casta, ma, al contrario, un’architettura istituzionale che ha prodotto in Piemonte una rete diffusa buon governo della cosa pubblica in decenni di storia. E’ da valutare,invece, la proposta avanzata da Reschigna sulla soglia media per la gestione associata dei servizi, tenendo conto di parametri come le distanze chilometriche esistenti tra i vari comuni, la rete viabilistica, il carattere montano di larga parte del territorio della nostra regione e della quasi totalità del VCO.
Cancellare dalla cartina geografica metà dei comuni del Piemonte in nome dei tagli ai costi della politica è una autentica presa in giro nei confronti dei cittadini: un ministero inutile quale quello sull’ “attuazione del programma” costa ben di più di tutti i consigli comunali dei 1.944 comuni italiani che il Governo vuole eliminare.  Stando a “casa nostra”, nel VCO, è evidente che – come l’intero Piemonte – si tratta di una realtà di piccoli comuni: 71 su 77 hanno una popolazione inferiore ai cinquemila abitanti e la stragrande maggioranza sono sotto la “soglia” critica stabilita dal decreto. Ciò genera difficoltà nella gestione dei servizi e non a caso si è già avviata da tempo un’azione decisa in questa direzione. Non è sufficiente? Rafforziamola ma, a mio parere, l’accorpamento dei comuni  può derivare solo da un movimento spontaneo delle popolazioni e non può, né deve essere sollecitato in quanto non sono solo un riferimento identitario per la gente, ma costituiscono un vero e proprio presidio democratico e uno “sportello” aperto tra i cittadini e le istituzioni.. Ci si rende conto che interessarsi della gestione del proprio paese è il primo passo dell’impegno civile dei cittadini/amministratori? Parrebbe proprio di no. I piccoli comuni devono invece aggregarsi per la gestione dei servizi. Vanno sostenuti con strumenti concreti (come ha fatto la precedente giunta di centrosinistra in Regione):incentivando le funzioni associate;semplificando le procedure amministrative;riducendo il co-finanziamento a loro carico nell’accedere alle risorse regionali;favorendo il riequilibrio insediativo e il recupero del patrimonio edilizio dei centri abitati nelle piccole realtà montane, attraverso finanziamenti per chi trasferisce in montagna residenza e attività economica sostenendo le attività commerciali in quelli più marginali e con meno abitanti, attraverso agevolazioni tributarie e interventi di sostegno a queste attività. Questo servirebbe e non un taglio netto e cieco che produrrebbe enormi guasti e nessun beneficio reale.

Marco Travaglini, segretario del Pd omegnese e ex consigliere regionale

Eppure siamo ancora in emergenza…

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
E’ agosto, fa caldo, molte persone sono in vacanza al mare o in montagna .. e come ogni agosto che si rispetti si torna a parlare con insistenza ed enfasi di carcere … di crisi del sistema penale … di sovraffollamento … di risposte semplici a problemi endemici e complessi …
Sono 15 anni che opero nel mondo delle galere, e ciclicamente ho la fortuna di assistere alla levata di scudi di personalità che a tutti i costi vogliono convincerci che la soluzione dei problemi del sistema dell’esecuzione penale transiti attraverso slogan che di originale non hanno neppure più il nome.
Viviamo quotidianamente una situazione paradossale stritolati nella morsa prodotta dalla spinta giustizialista da una parte, cavalcata trasversalmente da rappresentanti del mondo politico sempre pronti ad alimentare la retorica infruttuosa e demagogica della tolleranza zero e del grido di allarme e paura verso l’ondata criminale che sta attraversando il nostro paese, e dall’altra dallo sdegno umanitario per le condizioni di difficile vivibilità in cui versa il sistema penitenziario, soffocato da un volume ipertrofico di storie rispetto alle quali ci si limita alla funzione di mero contenimento.
Il nostro presente è semplicemente il frutto dell’assenza di una politica criminale strutturata e seria in questo Paese. Fino ad oggi ci siamo limitati a strillare l’esigenza di durezza, di castigo, di punizione, di carcere, dimenticandoci completamente cosa significhi ammassare esseri umani in condizioni di scarsa vivibilità ed in assenza di progetti, proposte serie su cui costruire un futuro.
Poi ecco che qualcosa accade, arriva il caldo, la gente non sa di cosa parlare e torna in voga la vulgata degli indignati per le condizioni in cui si trova il sistema nel suo complesso.
Avete presente la storiella dell’imbuto e del flusso d’acqua ? La filosofia è semplice, se vogliamo riempire una bottiglia d’acqua utilizzando un imbuto, dobbiamo fare attenzione a che il flusso che immettiamo non sia troppo consistente altrimenti, l’acqua, oltre a scendere nella bottiglia, tracima dall’imbuto.
In altri termini come possiamo pensare che un sistema finito e limitato come quello dell’esecuzione penale possa rispondere ad un flusso sempre più grande di penalità che pervade tutti gli ambiti del vivere civile?
Un primo ordine di problemi sta appunto in questa situazione di ipertrofica penalizzazione, figlia di una cultura perversa per cui si vorrebbe delegare ogni tipologia di fallimento della nostra società al sistema della pena immaginando che lo stesso, in funzione di qualche alchimia, sia in grado di restituire cittadini rinsaviti e motivati, pronti a fare la loro parte per lo sviluppo del paese. Per ogni condotta illecita prevediamo lo spauracchio del carcere, salvo poi inventarci migliaia di orpelli per non ricorrervi sul serio. Possibile che non sia immaginabile la definizione di un catalogo serio di pene alternative utilizzabili fin dalla fase processuale?
Forzature a parte non è questo il discorso che fa da sfondo al sistema penale ? Non ci aspettiamo forse che il problema della devianza, della scelta criminale, della marginalità sociale possa essere gestito come si farebbe per un lenzuolo macchiato, rivolgendosi ad una lavanderia industriale ed esigendo un servizio just in time?
Complessità è una parola che abbiamo bandito dal nostro vocabolario, e non solo vocabolario della politica. Quello che non riesco a capire è come sia possibile che ancora ci si racconti simili storie? Come è possibile che a fronte di una malattia fisica si giustifichi il titano mostruoso della Sanità Pubblica (spesa Pubblica pro capite anno 2009 pari a circa 1780 euro), luogo di elezione della proliferazione degli sprechi e delle clientele, e che invece rispetto a vere e proprie patologie sociali ci si accontenti del pacchetto low cost: penalizzazione e galera integrato da una montagna di retorica, superficialità e approssimazione.
Mi verrebbe da chiedere alle persone che in questi giorni strillano e fanno lo sciopero della fame, quante storie di galera hanno ascoltato con attenzione nella loro vita, ed in quante situazioni si sono implicati in prima persona per trovare risposte, per tentare di costruire futuri fatti di “normalità” di lavoro, relazioni, e luoghi dove poter vivere in pace.
Leggendo gli articoli che quotidianamente la rassegna stampa di Ristretti Orizzonti pubblica mi sorgono forti dubbi circa il fatto che questa ennesima vulgata sia figlia episodica di un indignazione di pancia, superficiale, incapace di andare oltre ai sintomi più evidenti dell’apocalisse che si vive all’interno del sistema penale di oggigiorno.
Si legge di amnistie, di estensione dell’utilizzo della detenzione domiciliare, di garanti, di aumento del numero degli agenti di polizia penitenziaria, di nuove galere.
Mi chiedo se chi ora parla di amnistia abbia assistito a quello che è accaduto solo 5 anni fa in occasione dell’ultimo indulto dell’agosto 2006. In quei giorni di agosto io ed i volontari della nostra associazione c’eravamo, e sappiamo bene cosa è accaduto. Sappiamo bene quanto insensata sia stata quell’opera di svuotamento impersonale delle galere, senza un progetto, senza un supporto, senza nessuna attenzione alle vicende individuali. Salvo poi leggere sui giornali di allora che il Ministro della Giustizia ed il Capo del DAP contavano sul ruolo che il terzo settore avrebbe potuto giocare per la gestione dell’emergenza legata alla fuoriuscita selvaggia delle persone. A chi chiede a gran voce l’amnistia chiederei se ha mai avuto il tempo o la pazienza di ascoltare una storia tentando di capire quali possono essere i modi per far sì che il fallimento di ieri non si traduca in un nuovo fallimento di domani.
Il carcere non funziona per tante ragioni. Prima fra tutte perché in carcere la gran parte delle persone è lasciata in balia di se stessa. A chi strilla gli slogan chiederei di documentarsi innanzitutto, avere l’umiltà di capire come funzionano le cose prima di proporre soluzioni ancora peggiori del problema. A Torino sono stati svolti alcuni lavori di ricerca sulle dinamiche di vita all’interno delle sezioni. Ci si è accorti che la gente che ha accesso a relazioni con l’esterno, a progetti, a lavoro, ad un tempo di autentico ripensamento e ricostruzione, tende a non farsi del male, a non volersi uccidere. Facciamo una ricerca e andiamo a capire chi erano le 42 persone che in questo anno si sono tolte la vita.. cosa facevano .. cosa c’è dietro alla loro storia, forse scopriremmo che il problema non è solo il sovraffollamento.
In carcere si sta male perché il ricorso alla custodia cautelare è fuori da ogni misura. In carcere si viene mandati per ogni ragione, anche quando le stanze di sicurezza presenti all’interno delle caserme di polizia e carabinieri non sono agibili .. Esiste una statistica assai significativa che parla della permanenza media delle persone all’interno degli istituti. Una parte consistente delle persone che transitano in carcere lo fa per periodi di 5/10 giorni, che senso ha tutto questo?
Cosa stiamo chiedendo agli operatori dell’amministrazione penitenziaria .. ?
Se poi ci addentriamo nell’oscuro mondo delle persone che abitano i luoghi della pena ci rendiamo conto del fatto che gran parte degli uomini e donne che vi fanno parte hanno storie da cui è ben tracciabile il filo rosso che ha poi portato all’approdo finale. Come dire, le storie ci
dicono in modo chiaro che una parte significativa degli ospiti del sistema sono persone fragili, che faticano a stare nei binari di una società che viaggia veloce e corre il rischio di lasciarsi alle spalle un cospicuo esercito di riserve. Scarsa scolarizzazione, contesti familiari degradati, carenza/fragilità di modelli educativi, povertà, dipendenza da sostanze, migrazioni, patologia mentale. Questi sono solo alcuni tra i frame tematici che accomunano la maggioranza delle storie delle persone che abitano i luoghi di pena.
Mi piacerebbe una volta sentire gli urlatori dire qualcosa a proposito di questo. Cosa si propone per cercare di rispondere a queste problematiche? Forse chi è troppo impegnato a strillare per le piazze non si è accorto che nell’ultimo periodo quei piccoli brandelli di welfare non sanitario che esistevano sono stati demoliti in ossequio al contenimento dei costi dello Stato.
Ancora due parole sui garanti. Ho letto di manifestazioni di piazza per sollecitare l’istituzione della figura del garante. La cosa è avvenuta in particolare in Piemonte. Mi sconvolge il fatto che per il rinnovo della nomina del garante per le persone private della libertà della Regione Piemonte si scenda in piazza, mentre quando solo 10 mesi fa è stato raso al suolo uno degli ultimi strumenti che consentiva la creazione di azioni positive rivolte a persone in esecuzione penale (il bando relativo agli interventi per il contrasto alla devianza promosso dalle Politiche sociali della Regione Pimonte appunto), nessuno abbia mosso un dito, nessuno sia sceso in piazza. Il risultato è ora sotto gli occhi di tutti. Se prima, tramite quegli 800.000 euro all’anno si riuscivano a garantire alcuni interventi minimali sul territorio della Regione, ora anche questo non esiste più. A tutto vantaggio della sicurezza delle nostre strade e comunità che potranno contare su un risparmio virtuoso di risorse Pubbliche e su un numero sicuramente maggiore di persone inserite/supportate al momento della loro scarcerazione grazie all’efficacia degli interventi messi in campo dalle reti di assistenza gestite dai sistemi criminali. Per rispondere alle istanze di chi vuole accedere ad una misura alternativa, piuttosto che per supportare chi sta uscendo di galera ci rivolgeremo al volontariato che è la risposta a tutti i problemi che il nostro Stato genera sperperando enormi capitali, senza essere in grado di porre argini e/o orizzonti di impegno.
Vorrei chiedere a quanti protestano cosa ci si attende dalla figura del garante ? Che formuli un piano di intervento complessivo per un certo territorio ? Che interpelli le istituzioni garantendo che qualcosa accada ? Che ascolti le storie delle persone e trovi una risposta ? O semplicemente che rappresenti un’altra poltrona in cui far sedere qualche illustre personalità ai margini della ribalta politica che conta, riconoscendogli un onorario a fronte di nessuna responsabilità ?
Il mondo delle galere soffre per le condizioni in cui sta vivendo. Soffrono i detenuti per non avere accesso ad un trattamento dignitoso e per essere condannati ad “un ozio senza fine” potendo contare su poche occasioni di riscatto; soffrono gli agenti, testimoni impotenti di un sistema che non fa altro che riprodurre se stesso all’infinto; soffrono gli operatori educativi perché consapevoli di tutto quello che manca e anche loro impotenti nell’assistere allo smantellamento dei pochi strumenti a loro disposizione; soffrono i direttori, chiamati a mettere la firma, ratificandolo loro malgrado, su un sistema che produce e riproduce sofferenza e violenza, giorno dopo giorno.
L’auspicio che giunge da questo operatore di base è che i politici a tutti i livelli, i decisori, i magistrati, i cittadini prendano una volta per tutte coscienza del fatto che le galere fanno parte delle comunità territoriali (non solo nei caldi mesi di agosto), rappresentandone una parte importante a cui affidiamo la custodia delle storie più difficili e tribolate, delle storie più meritevoli di attenzione e cura.
Esiste un dovere etico e civile legato all’esigenza di promuovere una riforma SERIA di questo ambito di azione. Una riforma che un volta per tutte sia capace di porre un freno al ricorso alla pena detentiva e alla sua funzione simbolica, specie nei confronti dell’esercito di riservisti richiamato in precedenza: migranti destinatari di un provvedimento di espulsione, marginali cronici, malati di mente, tossicodipendenti …
Una riforma che voglia costruire risposte complesse anche e soprattutto sul piano dell’accesso a standard minimi di servizi di welfare (casa, lavoro, inclusione sociale) per poter ricostruirsi una vita nel caso in cui se ne senta il dovere, la motivazione.
Nel corso del tempo abbiamo imparato che dal trattamento dei rifiuti e dalla loro differenziazione potevano svilupparsi filiere virtuose, a tutto vantaggio della comunità e dell’ambiente ..
… forse un giorno capiremo che dalla valorizzazione delle storie che vivono confinate tra le mura degli stabilimenti penali, dipende buona parte della qualità della convivenza e della sicurezza delle nostre comunità locali …
Marco Girardello

M.G.
È laureato in Giurisprudenza all’Università Statale di Milano con una tesi in diritto penitenziario. Da circa 15 anni lavora all’interno di alcuni istituti di pena piemontesi promuovendo iniziative, progetti per lo sviluppo di servizi di welfare da rivolgere a persone con problemi di Giustizia, oltre che per lo sviluppo di lavoro penitenziario. Ha partecipato a numerosi tavoli di lavoro, seminari, convegni portando la sua esperienza di operatore di base. E’ socio fondatore dell’Associazione Camminare Insieme oltre che della Cooperativa sociale Divieto di Sosta che, temporaneamente,preside.Lavora presso la Fondazione Casa di Carità Arti e Mestieri di Verbania.
marco.girardello@carmes.it

Vegogna, vergogna!

Nelle stesse ore in cui il governo si inventa che annullando i consiglieri comunali nei piccoli comuni si risparmiano 8,5 miliardi (consiglierei l’etilometro per Calderoli dopo questa affermazioni) apprendiamo che il ministro Fitto (si’, lui, quello che ha la delega alla montagna da tre anni e mezzo e l’ha sistematicamente spogliata in nome della sobrieta’) si e’ reso protagonista di uno stanziamento straordinario di 46 milioni di euro a fondo perduto a favore del Comune di Palermo per coprire il “buco” di una municipalizzata che ha come unica funzione il mantenere a libro paga 2 mila precari. Insomma, solita logica: si taglia (soprattutto al Nord) a chi da anni si spacca la schiena per far tornare i conti, e si regala (sempre ai soliti) a chi da anni sperpera allegramente. Palermo in nove anni ha avuto 850 milioni di contributi a fondo perso, inghiottiti nel clientelismo che Calderoli, Fitto e soci a chiacchiere dicono di voler combattere. “‘Na faticaccia” dicono sia stato il commento via sms di Fitto al sindaco di Palermo per commentare l’avvenuto stanziamento. Ecco, caro Raffaele, visto che sei affaticato e hai perso di lucidita’, fai una cosa tu e il tuo amico Calderoli: toglietevi di torno, e andate a riposarvi. E, gia’ che ci siete, vergognatevi anche un po’!!!

Enrico Borghi

Verbania: altra variante, altro regalo.

Altra variante, altro regalo.
E’ quanto afferma Marco Tartari, Presidente del PD provinciale e membro della Segreteria verbanese del PD in merito alla variante del Piano Regolatore n° 20, in discussione in Consiglio Comunale nelle prossime settimane:
Non posso che esprimere preoccupazione per il tentativo di trasformare in cantieri privati aree comunali e di pubblico interesse nel cuore della città.
L’impatto urbanistico ed ambientale generato dalla costruzione di altri condomìni con volumetrie ed indici di edificabilità importanti è, oltre che sconveniente per i residenti del già popoloso quartiere di Sant’Anna, controproducente per il rilancio di una città in cui molti appartamenti restano invenduti. E’ inaccettabile.

Giudizio negativo anche per l’’attività amministrativa ad oggi, un primo bilancio ormai quasi a metà del mandato amministrativo della giunta Zacchera: ”non è percepibile, né percepito dai cittadini, il cambiamento per l’interesse pubblico mentre è palese il sormontare di varianti P.R.G. per assicurare interessi privati specifici”, aggiunge Tartari.

Delle numerose istanze presentate da cittadini e Consigli di Quartiere, molte sono state ignorate; mancano risposte puntuali e formali da parte dell’Amministrazione e l’idea d’insieme della città.
Non bastano un po’ di cemento, alcune scritte sulle rotonde o qualche fontana a trasformare Verbania in una città turistica”.

Incontro con l’on Lino Duilio sui tagli agli enti locali e presentazione del libro di Giorgio Rava

Tra  i dibattiti presso la Festa nazionale dei democratici sulla Montagna a Villadossola (area La Lucciola presso il “PD Wine bar”.  Programma completo visibile cliccando qui ) segnaliamo Domenica 14 agosto alle ore 18.00 -l’incontro su: Lo sviluppo socio-economico dei territori. Con i tagli drastici agli enti locali, a partire dall’ultima legge finanziaria di Tremonti, quale sviluppo è possibile in territori di confine come il nostro? Ne parla con gli amministratori e le categorie economiche e sociali l’On. Lino Duilio, della commissione Bilancio. Presiede il segretario provinciale PD Antonella Trapani
Inol
tre sabato 13 Agostoalle ore 18,30 allo Spazio Wine Bar PRESENTAZIONE DEL LIBROCOMPAGNI AVANTI IL GRAN PARTITO….  Saranno presenti l’autore, Giorgio Rava, e  Marco Travaglini, giornalista e scrittore

GIà SVOLTI

-Giovedì 4 agosto alle ore 18.00 la festa nazionale dei democratici sulla montagna.
Con il sindaco di Novara Andrea Ballarè, i sindaci del VCO e di Villadossola e Domodossola Marzio Bartolucci e Mariano Cattrini, il segretario regionale Pd Gian Franco Morgando e il segretario provinciale Pd Antonella Trapani

-venerdì 5 agosto ore 18:00, segnaliamo: La green economy è la scommessa per il futuro del VCO?
Enrico Borghi, sindaco di Vogogna e Vice Presidente ANCI, ne parla con Renato Balducci giornalista de “la Stampa”. La crisi fiscale dello Stato italiano e il declino del modello di sviluppo “energivoro” degli anni Ottanta pongono nuovi problemi ai territori montani: questi territori possono svolgere una funzione a valore aggiunto in un modello di sviluppo economico e industriale che si vorrebbe sempre più “green”?

lunedì 8 ore 18:00 Donne 1861-2011
Coordina la serata il  Segretario provinciale Pd del Vco Antonella Trapani: pProiezione di filmati e immagini commentate da rappresentanti del mondo femminile della nostra provincia. La serata metterà in evidenza l’evoluzione demografica, sociale ed economica del nostro Paese, dalla sua unità ad oggi: il tutto attraverso la presenza e i contributi di molte donne amministratori, imprenditrici, lavoratrici e madri del nostro territorio.

– Sabato 6 ore 18:00 – Incontro sul tema Precarietà zero, giovani e lavoro. A cura dei Giovani Democratici VCO.

Domenica 7 ore 18,30 –  Appuntamento allo spazio libreria con la presentazione del libro“La Curva dei persici” di Marco Travaglini (Visualgrafika Edizioni- Torino).Trentun racconti  a narrare le storie di un gruppo di amici e di un luogo, del tutto immaginario, sul lago d’Orta: la “Curva dei persici”, appunto. Storie di operai e osterie fumose, pescatori di persici e di anguille, “ricordi” di vecchie trasmissioni televisive in bianco e nero e di film girati nel Cusio.

giovedì 11 agosto  alle ore 18.00: Sanità di qualità, scelte regionali e territoriali. Con Aldo Reschigna, Presidente del gruppo consigliare regionale del Pd e Damiano Del Barba, Presidente assemblea dei sindaci del Ciss Ossola si parlerà di sanità alla presenza dei Comitati cittadini, degli amministratori ed operatori del settore socio-sanitario;  Modera la serata Roberto Bioglio, giornalista di Eco Risveglio.