Tutti gli articoli di morenominacci

Strade Provinciali: non accuse, ma spiegazioni

Antonella Trapani, segretario provinciale PD VCO
Antonella Trapani, segretario provinciale PD VCO

Per alcuni questi sembrano i giorni delle provocazioni, ma per noi questo è il momento della serietà e dell’impegno. Mi riferisco, in particolare, alla comunicazione che il Presidente Costa ha trasmesso ai sindaci ossolani, illustrandogli le difficoltà di dar corso ad un servizio essenziale quale quello della pulizia e salatura delle strade.
Di fronte ad una esplicitata difficoltà, l’ex presidente della Provincia del VCO, Alberto Preioni, gioca a fare il  provocatore.  Si fa anche delle domande: “ Mi chiedo come mai per la montagna, lo Stato non e’ in grado di versare 1-2 milioni di euro” legittima e condivisibile domanda, ma da ex vice Presidente dovrebbe essersi già dato una risposta visto che la sofferenza dell’ente non è imputabile a questa sola stagione e che lui è stato amministratore negli ultimi cinque anni.
Non ricordo che volesse restituire la fascia quando iniziarono i primi tagli o quando era diventato ormai chiaro che la provincia sarebbe andata incontro a gravi difficoltà economiche, se non al fallimento.  Forse ha nel cassetto un’altra lettera farlocca che impegna la Regione Piemonte o lo Stato a darci dei milioni?
O, ancora meglio, potrebbe andare dall’ex assessore regionale Quaglia a farsi dare i famosi 4 milioni dei canoni idrici (non risultanti in nessuna voce del bilancio regionale) o dai suoi ex colleghi di giunta provinciale per cercare gli altro otto milioni iscritti nel bilancio della provincia ma privi di copertura?
Questo solo per far riflettere il sindaco di Seppiana sulle sue specifiche responsabilità e magari pensare non solo a restituire la fascia, ma anche il mandato di Sindaco visto che non ebbe il coraggio di restituire quella azzurra della provincia dopo averla accompagnata verso il fallimento!
C’è bisogno di impegno in questa difficile fase di cambiamento, quale ad esempio quello messo in atto dall’On. Borghi che si è attivato per trovare soluzioni percorribili ed efficaci. Allora, invece di pensare solo alle proteste è necessario mettere in atto qualche proposta, ma ci rendiamo conto che questa è la strada più difficile e che magari non produce un immediato consenso.
Il presidente Costa e la sua squadra non stanno solo cercando di mantenere i servizi, ma anche di riparare ad un bilancio disastrato, e non per causa della riforma in atto, ma per una gestione “fantasiosa” delle risorse pubbliche attuata nella precedente amministrazione.
Di fronte a questo sforzo, registriamo che gli attacchi maggiori sono giunti da ex componenti della giunta Nobili che più di altri sanno e conoscono la macchina provinciale, il suo funzionamento e lo stato economico, ma comprendiamo che se non sono stati in grado di trovare soluzioni prima, non possiamo certo illuderci che lo facciano oggi. Purtroppo, nella concreta possibilità che questo caparbio tentativo del Presidente Costa possa fallire e che la nostra provincia si trovi presto in condizioni di dissesto dichiarato, mi auguro che chi ha le responsabilità maggiori si prepari a risponderne.
Nel frattempo è giusto che il territorio possa trattenere parte di quelle tasse che oggi vengono gestite direttamente da Torino, ma attraverso non la pressione e la vicinanza politica dei governati,  ma con un accordo durevole che non sia oggetto di contrattazione ad ogni bilancio ma un atto formale e vincolante tra gli enti. Questa è la strada che si stà percorrendo, per il Vco e in prospettiva per la montagna piemontese in generale.

Antonella Trapani
Segretario Provinciale PD

I Numeri vincenti della Festa de L’Unità

Simbolo festa l'unità la lucciola 2014Ieri sera si è chiusa la tradizionale festa de L’Unità della Lucciola di Villadossola,. Anche quest’anno, nonostante il tempo non sia stato molto clemente, la partecipazione è stata sorprendente e gratificante per tutti gli organizzatori e i volontari ai quali va ancora una volta un grande ringraziamento per il loro instancabile impegno.
Anche il banco di beneficenza ha chiuso in bellezza con l’estrazione dei numeri vincenti che vi riportiamo qui sotto.

Scooter                                 10.630
Bicicletta elettrica         19.313

Sperando di aver fatto contento qualcuno, vi diamo appuntamento al prossimo anno!

L’Unità è viva e deve vivere

Testata de L'UnitàIl 12 febbraio di quest’anno L’Unità ha compiuto novant’anni. Il 31 luglio di quest’anno ha cessato le pubblicazioni, messa in liquidazione. Per chi ha avuto l’opportunità – e l’onore – di scrivere su quel giornale fondato da Antonio Gramsci, com’è capitato per diversi anni a me, sono fatti di straordinario rilievo. Positivo, il primo. Drammatico, da far venire la pelle d’oca e il groppo in gola, il secondo. Gli anniversari combinano sempre storia e memoria. Nel calendario privato di ciascuno di noi a prevalere è la seconda. Nel calendario civile – quello che accompagna la vita di una nazione– prevale quasi sempre la prima. Poi capitano eventi e date che queste due cose – storia e memoria – si mescolano in un modo inestricabile. Per chi l’ha confezionata, diffusa, letta, commentata, persino ostentata come un simbolo, una bandiera, è qualcosa d’importante, di prezioso. Non è “solo” un giornale: è L’Unità. Che le feste quest’anno siano tornate ad organizzarsi in quel nome, voglio considerarlo come un auspicio positivo e non come un’amara beffa del destino. Il 12 febbraio del 1924 , quando Antonio Gramsci fondò quel quotidiano pensava ad un giornale della sinistra. E quel titolo – che lui definì “puro e semplice” – doveva parlare a operai e contadini, ma avere anche un significato più generale. Quel giorno di novant’anni fa, Antonio Gramsci scrisse “Io propongo come titolo L’Unità, puro e semplice, che avrà un significato per gli operai e avrà un significato generale… Dovrà essere un giornale di sinistra, della sinistra operaia rimasta fedele al programma e alla tattica della lotta di classe, che pubblicherà gli atti, le discussioni del nostro partito, come farà possibilmente anche per gli atti e le discussioni degli anarchici, dei repubblicani, dei sindacalisti e dirà il suo giudizio con un tono disinteressato, come se avesse una posizione alla lotta e si ponesse da un punto di vista ‘scientifico”. Un anno tremendo, orribile quel 1924. Il 10 giugno il fascismo sequestrò e uccise Giacomo Matteotti. Gramsci era stato appena eletto deputato e il fascismo stava imponendosi con la repressione e la violenza. Qualche mese dopo, il 16 maggio del 1925, Gramsci, nell’unico suo discorso parlamentare, denunciò la natura dispotica del regime guidato da Benito Mussolini. Da quelle vicende, ci separano novant’anni, poco meno di un secolo. L’Unità questo tempo lunghissimo lo ha vissuto raccontando l’Italia, l’Europa, il mondo. Lo hanno fatto giornalisti, scrittori, intellettuali, dirigenti politici. Lo hanno fatto nella clandestinità e poi lungo l’intera parabola della Repubblica. Pasolini, Quasimodo, Calvino, Pavese, Garcia Lorca o Hemingway: sono solo alcune delle firme che all’Unità hanno consegnato parole e testimonianze del loro tempo. Direttori, redattori, inviati e tutti gli altri giornalisti;tipografi ,linotipisti, dattilografe; i diffusori che (tutte) le domeniche portavano nelle case il giornale e gli ispettori che, come Bruno Salvai, visitavano incessantemente le edicole per garantirne la miglior diffusione. E’ un patrimonio che sarebbe un eresia disperdere. Un giornale – ogni giornale – è come una tessera del mosaico nella storia di un Paese. A quella tessera che porta il nome ( “puro e semplice”) de L’Unità i democratici, i progressisti e la  sinistra italiana sono legati da un affetto e una passione civile profondi. Ora tocca ad un tribunale nominare un commissario. A quel punto le cose potranno soltanto peggiorare o migliorare. Peggiorare, perché se nessuno si farà avanti, la strada obbligata sarà il fallimento e l’addio definitivo. Migliorare, se si troverà una soluzione editoriale e societaria seria e convincente, così che L’Unità possa riaffacciarsi nelle edicole. Alla prima non voglio nemmeno pensare. E attendo di tornare al più presto, come ogni mattina di tutti i giorni, ad acquistare il  “nostro” giornale.

Marco Travaglini

Edilizia scolastica: il governo stanzia oltre 4 milioni per il VCO

scuola verbania4.142.770.39 euro: e’ questa la somma complessiva che giungera’ nel Verbano Cusio Ossola a seguito dell’approvazione della prima tranche del “Piano di edilizia scolastica” varato dal governo Renzi. Ad annunciarlo e’ l’on. Enrico Borghi, capogruppo del Pd in commissione ambiente, territorio e lavori pubblici di Montecitorio. “Le risorse -osserva Borghi- verranno messe a disposizione dei Comuni su tre filoni: quello definito #scuolebelle, per il miglioramento edilizio e ripristini funzionali, quello definito #scuolesicure, per la messa in sicurezza degli edifici e rimozione amianto, e quello definito #scuolenuove, per fabbricati di nuova edificazione.
Gli stanziamenti saranno sotto forma di sblocco di patto per i comuni che ne fanno fatto richiesta e di primo stanziamento con fondi statali, e i Sindaci riceveranno comunicazione alla Ragioneria dello Stato nei prossimi giorni”.
I comuni dal provvedimento interessati nel VCO sono: Arizzano, Baceno, Casale Corte Cerro, Crevoladossola, Domodossola, Gravellona Toce, Malesco, Omegna, Premeno, Stresa, Vanzone con San Carlo, Verbania, Villadossola, cui si aggiunge la Provincia del VCO. Gli interventi sono immediatamente cantierabili. “Per gli altri comuni -prosegue l’on. Borghi- che rispondendo all’appello del governo hanno chiesto finanziamenti o lo sblocco di patto per interventi che inizieranno nel 2015, si aprira’ una nuova possibilita’ con il prossimo Documento programmatico di economia e finanza e con mutui in fase di attivazione con oneri a totale carico dello Stato. Si tratta di una risposta concreta e tangibile alle esigenze delle nostre comunita’, e conferma l’attenzione che il governo e la sua maggioranza parlamentare pongono ai temi della scuola, delle autonomie locali e del territorio”. “Per il VCO si tratta di un ottimo risultato – conclude il parlamentare ossolano – perché si vede attribuita una cifra quasi doppia di quella che gli sarebbe spettata sul semplice rapporto popolazione residente/popolazione totale”.

Riforma enti locali: avanti con decisione

trapani antonellaLa riforma che riguarda città metropolitane, province e unioni e fusioni dei comuni è una riforma semplice, ma soprattutto è reale. Nasce su alcuni principi base: condurre a due pilastri, regioni e comuni, le istituzioni locali a elezione diretta, dare il via alle città metropolitane attese da trent’anni, chiedere ai sindaci responsabilità che superino i campanili riorganizzandosi su aree vaste. Nello spirito della legge c’è, infatti, una profonda fiducia nella capacità delle comunità locali di pensarsi in un Paese unito, che sappia superare le difficoltà con coesione tra le comunità, che sappia vedere al di là di interessi specifici per abbracciare interessi collettivi: i comuni che si troveranno a lavorare insieme nelle province riformate o nelle unioni di comuni dovranno avere la capacità di pensarsi come attori dell’area vasta a cui appartengono. E’ un salto culturale al quale ci si prepara da decenni, di cui si sono scritte migliaia di parole. Adesso la legge c’è e continuare a discutere di come ognuno di noi la immaginasse più snella o migliore non ha molto senso. Adesso si deve passare ai fatti. Bisogna cogliere l’occasione che la riorganizzazione degli enti locali offre al territorio per mettere ordine fra le competenze e mostrare ai cittadini che la politica e gli amministratori si rimboccano le maniche per creare istituzioni efficienti ed efficaci. Altro punto stimolante è che per veder nascer tutto questo non bisognerà attendere anni ma prepararsi entro il 30 settembre: tre mesi d’intenso lavoro. L’obiettivo primario del riordino delle autonomie locali è dunque renderne trasparente l’assetto e più efficiente il loro funzionamento, in modo che siano chiare e riconoscibili ai cittadini le responsabilità delle singole amministrazioni e che queste possano svolgere al meglio i compiti loro affidati dalla Costituzione e dalla legge. Nel valutare la dimensione ottimale di associazione dei servizi, i sindaci dovrebbero porsi questa domanda: “Stiamo generando un sistema efficace per dare servizi pubblici? Stiamo attuando ogni iniziativa per semplificare la vita per imprese, famiglie e cittadini?”. Le istituzioni e la politica potranno riacquistare la fiducia del popolo italiano solo se contribuiranno a risolvere i problemi della vita quotidiana e non credo che questo si possa realizzare se si sfugge all’intento primario della riforma, se si dà origine a una frammentazione del territorio con unioni di comuni la cui dimensione si misura in appartenenza politica o salvaguardia di presunte “autonomie”. Invitiamo i sindaci a ridiscutere anche questo aspetto, per arrivare alla semplificazione del sistema non alla sua frammentazione. E’ il momento del coraggio, d’informare e sentire i propri cittadini anche su questioni che sembrano mettere in discussione le origini e le identità dei campanili, è il momento di verificare attraverso consultazioni popolari se le comunità locali sono disposte a modificare la dimensione del comune; il che non vuol dire perdere la propria storia, vuol dire iniziarne una nuova! Altro aspetto importante di discussione e caratterizzante la riforma è il superamento sostanziale delle province, e nella loro trasformazione in organi di secondo grado specificamente dedicati al coordinamento e supporto all’attività dei comuni. Le funzioni delle vecchie province sono attribuite in parte ai nuovi enti di area vasta, in parte alle regioni, con la relativa dotazione di risorse e personale. In attesa che il Parlamento affronti la modifica del Titolo V e la cancellazione delle provincie, la conseguenza più immediata è l’eliminazione di un livello politico e d’intermediazione amministrativa: i consigli provinciali e le nuove assemblee vengono, infatti, composti direttamente dai sindaci e dei consiglieri comunali dei comuni rappresentati. Sindaci e consiglieri per questo incarico non percepiscono compensi aggiuntivi. È il primo risparmio sensibile in un percorso che è anche orientato, come sta avvenendo in tutta la macchina pubblica, al recupero di risorse e al miglior utilizzo della spesa, ma che soprattutto vuole produrre semplificazione negli atti e nelle scelte, permettendo di dare risposte certe in tempi brevi riorganizzando i servizi. A questo proposito, di fondamentale importanza è la riorganizzazione territoriale degli enti periferici che deve avvenire come detto entro il 30 settembre. Si tratta di tracciare un percorso che garantisca la rappresentanza al territorio su due livelli. Un primo livello prettamente geografico: il nostro territorio tripolare portato avanti anche nell’esperienza della provincia del VCO deve trovare reale rappresentanza. Un secondo livello riguarda la dimensione demografica dei comuni: non si può pensare di rendere efficiente un sistema di coordinamento se non s’interpretano le diverse problematiche legate anche alle piccole realtà comunali. Bisogna garantire i piccoli e i grandi, dalla loro collaborazione effettiva si realizzerà lo spirito della riforma. Un ruolo fondamentale sarà quindi rivestito dai comuni, le cui funzioni amministrative, vecchie e nuove, rappresentano un elemento di forza e di coerenza con lo spirito costituzionale. Valorizzare le identità locali, attraverso la partecipazione in prima persona dei sindaci eletti, nelle scelte di programmazione dei territori, significa portare direttamente al cuore delle decisioni le istanze più concrete e reali delle comunità. Il processo di trasformazione a cui il Governo ha dato il via crea quindi le condizioni perché si possano ripensare i processi reali di funzionamento dei territori. Per questo, alle regioni sono stati volutamente lasciati ampi spazi per guidare i processi di riordino dell’assetto istituzionale o di ripensamento degli ambiti ottimali di gestione dei servizi, e per lo stesso motivo non si prevede più la coincidenza dell’organizzazione periferica dello Stato con il tessuto provinciale e si è data agli enti locali la possibilità di riconsiderare i distretti sociosanitari, le forme consortili tra comuni e tutti i livelli intermedi tra regioni e comuni. Dare vita concreta alla riforma, attuarne fino in fondo lo spirito potrà consentirci di rivendicare una specificità che la legge ci riconosce, la “montanità”, che rappresenta la nostra ostinazione a vivere in un territorio che richiede grandi costi di manutenzione e quindi una maggior efficienza a parità di risorse, dobbiamo dimostrare che abbiamo amministratori all’altezza di cogliere questa sfida. Antonella Trapani Segretario provinciale PD VCO

Simona Ruschetta nuovo segretario del circolo PD di Ghiffa-Oggebbio

simona ruchettaE’ Simona Ruschetta il nuovo segretario del circolo del Partito Democratico di Ghiffa-Oggebbio. E’ stata eletta all’unanimità nella riunione degli iscritti e simpatizzanti del PD di mercoledì 2 luglio al Circolo Arci Susellese; sostituisce Germano Cossalter che ha espresso il desiderio di passare il testimone. Quarantatre anni, casalinga, sposata con due figli, diplomata presso l’ITIS Cobianchi, Simona da sempre abita a Ghiffa. Presente nel PD da quando è nato si è sempre impegnata a mantenere viva la presenza del Circolo sul territorio, convinta dell’importanza di mantenere un filo conduttore tra la base e i vertici del partito ed ha partecipato attivamente al sostegno della lista “Insieme per Ghiffa” che ha portato all’elezione a Sindaco di Matteo Lanino. Suo primo impegno il rilancio del tesseramento 2014 al PD. Ufficio stampa Partito Democratico Coordinamento provinciale VCO