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Concessioni idroelettriche: si alla gara no alla proroga. La Cassazione conferma le nostre ragioni

La pronuncia della Cassazione sulla vicenda delle concessioni idroelettriche ex Sisma è importantissima, e conferma quanto avevamo sostenuto con l’allora amministrazione Nobili e i funzionari provinciali: l’acqua è un bene pubblico, e il rinnovo delle concessioni idroelettriche non può essere oggetto di proroga semplice ma deve dare un ritorno al territorio interessato.
Allora fummo snobbati, con il risultato che le ex centrali della Sisma vennero ridate ad un privato  estraneo al territorio che nel frattempo aveva smesso di dare risposte all’Ossola in termini di occupazione, investimenti e ambiente.
Ora questa sentenza sancisce un principio chiaro: lo sfruttamento ai fini idroelettrici delle acque pubbliche deve dare ritorni ai territori interessati, e la forma migliore per la selezione è quella dell’evidenza pubblica. Peccato per tutti gli anni persi dal 2011 a qui, che hanno visto i Comuni dell’Ossola dividersi anche attorno a queste tematiche tra chi sosteneva questa tesi e chi invece apriva la porta alle centraline private in cambio di qualche piatto di lenticchie. Ma in questo senso, le responsabilità politiche sono molto chiare, perchè ci sono nomi e cognomi sotto le istituzioni che hanno ricorso e sotto quelle che hanno lasciato fare”.

Così l’on. Enrico Borghi, capogruppo Pd in commissione ambiente, territorio, lavori pubblici della Camera e Sindaco di Vogogna, commenta la notizia del pronunciamento con il quale la Cassazione ha dato ragione al ricorso del Comune di Ornavasso e della sua partecipata Stagalo, della ex Comunità Montana Valle Ossola e a di una serie di comuni ossolani (Montecrestese, Druogno, Vogogna, Beura Cardezza, Crevoladossola, Calasca Castiglione, Macugnaga, Bannio Anzino, Trasquera e Re) che nel 2011 fecero ricorso contro la decisione della Provincia del VCO, allora governata dalla giunta di centrodestra presieduta da Massimo Nobili, di rinnovare automaticamente alla società Idroelettriche Riunite srl le grandi derivazioni a scopi idroelettrici del torrente Isorno concesse nel 1962 alla società SISMA per approviggionare gli impianti siderurgici di Villadossola.

“La nostra battaglia a suo tempo -commenta l’on. Borghi- iniziò in parallelo anche con il rinnovo delle concessioni del fiume Toce in località Prata per l’allora Tessenderlo Italia, oggi Hydrochem. Allora come oggi sostenevamo che il bene comune acqua doveva generare ritorni al territorio in termini ambientali, occupazionali ed economici. Con Tessenderlo raggiungemmo un’intesa, e i ricorsi vennero ritirati. Con l’ex Sisma, invece, la Provincia decise di andare per la propria strada, e non ci restò altra soluzione che il ricorso, che ora ha dato ragione alle nostre tesi.”

Sul tema, peraltro, l’onorevole Borghi è intervenuto anche in sede parlamentare, facendo approvare un emendamento alla legge sull’acqua pubblica, oggi ferma al Senato dopo essere stata approvata dalla Camera, che  stabilisce ulteriori criteri  per le concessioni di grande derivazione d’acqua per uso idroelettrico.

L’articolo 3, comma 4 della proposta di legge stabilisce infatti che il decreto legislativo di attuazione della delega deve prevedere, tra l’altro, l’obbligo per le regioni e le province autonome di provvedere, entro un termine congruo prima dello scadere di una concessione di grande derivazione d’acqua per uso idroelettrico, nonché in ogni caso di cessazione anticipata della medesima, previa valutazione dell’eventuale sussistenza di un prevalente interesse pubblico a un diverso uso delle acque, a indire una gara ad evidenza pubblica, nel rispetto dei principi fondamentali di tutela della concorrenza, libertà di stabilimento, trasparenza, non discriminazione e assenza di conflitto di interessi, per l’attribuzione a titolo oneroso della concessione per un periodo congruo, individuato in un minimo e un massimo e da determinare in concreto da parte delle regioni e delle province autonome.

Il decreto legislativo dovrà definire altresì i criteri cui dovranno attenersi le regioni e le province autonome nell’attribuzione della concessione, nonché nella determinazione della sua durata, includendo comunque tra i medesimi la necessaria considerazione degli interventi ritenuti necessari avendo riguardo all’offerta di miglioramento e risanamento ambientale del bacino idrografico di pertinenza, nonché alla compensazione ambientale per gli enti locali interessati. Essendo le opere di concessione idroelettrica quasi tutte in territori montano, è’ intuibile la portata dell’emendamento Borghi a favore dei territori montani e degli enti locali interessati.

Una modalità analoga è’ stata già sperimentata dalla Provincia Autonoma di Bolzano in sede di rinnovo delle grandi derivazioni idroelettriche, e ha dato importanti risorse a favore dello sviluppo montano dell’Alto Adige, e l’emendamento Borghi si propone si estendere tale meccanismo a tutto il territorio nazionale.
Il testo proposto dall’on.Borghi riporta inoltre nella norma nazionale i concetti di miglioramento e risanamento ambientale che erano originariamente presenti nel decreto Bersani e che i governi Berlusconi e Monti avevano modificato e poi eliminato, e introduce il principio della compensazione ambientale a favore dei territori montani e dei loro enti locali far i criteri per la selezione della gara per l’attribuzione delle concessioni idroelettriche in sede di rinnovo.

“Oggi in Ossola -conclude l’on. Borghi- sia pure con un ritardo che ci ha fatto perdere tempo, risorse ed opportunità, ci sono le condizioni per attuare questa strada,e  legare il rinnovo delle grandi concessioni allo sviluppo sostenibile del territorio. Questa sentenza apre la strada a questa possibilità, che mi auguro possa essere colta dal territorio”.

Foto da ossolanews.it

Borghi: acqua, i grillini la buttano in caciara

acqua-milano1Lo show allestito e premeditato di stamattina in commissione dai soliti, noti personaggi mediatici del Movimento 5 Stelle (mai visti in precedenza quando si trattava di lavorare), dimostrano che non sapendo più cosa dire nel merito i grillini la buttano-come si dice a Roma-in caciara per tentare di consolidare una leggenda metropolitana confezionata dalla Casaleggio e associati, e cioè che il Pd starebbe tradendo il referendum.
Avendo votato a favore dell’emendamento Pd che all’articolo 1 sanciva inequivocabilmente la proprietà pubblica dell’acqua, grillini e SEL stanno in queste ore accreditando l’idea di un Pd traditore della volontà popolare. Nulla di più fazioso e falso.
Parlano di un referendum che non si è mai svolto. Su cui gli italiani non sono mai stati chiamati a esprimere il loro parere. Un referendum che fu preventivamente bocciato dalla Corte Costituzionale, e pertanto non arrivò mai alla matita del popolo sovrano.
Loro confondono quanto gli Italiani hanno votato con un referendum che – effettivamente – avrebbe obbligato i Comuni ad affidare il servizio idrico integrato ad aziende di diritto pubblico (come qualcuno ha poi, legittimamente, scelto comunque di fare).
Un referendum mosso dalla cieca e ideologica convinzione -sostenuta da SEL e M5S- che ai cittadini l’acqua arrivi più pulita a seconda della forma giuridica dell’azienda che gestisce il servizio e non, invece, sulla base dell’efficienza e competenza degli amministratori, e la qualità della regolazione pubblica.
E che proprio per questo fu dichiarato illegittimo dalla Consulta.
I nostri emendamenti sanciscono la natura dell’acqua come bene naturale e diritto umano universale, chiariscono che tutte le acque sono pubbliche e che sono risorse scarse da utilizzare il modo efficiente.
Proprio sul criterio di efficienza, abbiamo in proposito registrato il voto contrario dei grillini, che evidentemente hanno un’idea diversa dalla nostra. Senza efficienza si hanno solo due cose: più spreco di acqua, e maggiori costi del servizio!
Per noi l’obiettivo primario, nel pieno rispetto del mandato referendario, è’ fare in modo che l’acqua sia realmente garantita a tutti, con un servizio di qualità, nel pieno rispetto delle direttive europee e dell’autonomia comunale e a costi contenuti inseriti e in tariffa e non sulla fiscalità generale. Questi sono i fatti, e per oscurarli i grillini danno vita al consueto show che non oscurerà il nostro lavoro e non ci spaventerà dall’ andare nella direzione di un servizio idrico garantito a tutti, efficiente e ambientalmente sostenibile, anziché attardarci nel dirigismo, nella difesa dei carrozzoni e dell’aumento delle imposte come loro vorrebbero”.

On. Enrico Borghi

CAMERA: OK ALL’ORDINE DEL GIORNO BORGHI SULLA PULIZIA DEI CORSI D’ACQUA

Il governo ha accolto come raccomandazione, l’ordine del giorno a prima firma dell’on. Enrico Borghi (Pd) con il quale la Camera dei Deputati impegna l’esecutivo a porre mano alla normativa in materia di pulizia dei corsi d’acqua e del taglio vegetazionale nei fiumi e nei torrenti, per semplificare le procedure e garantire maggiore celerità nelle attività di prevenzione idrogeologica.
In sostanza, l’ordine del giorno Borghi-Bargero, propone di non considerare più attività selvicolturale (soggetta a procedure complesse di autorizzazione paesaggistica) il taglio di piante e arbusti presenti all’interno degli alvei per interventi di manutenzione idraulica che non comportino alterazione permanente dello stato dei luoghi.
Mi auguro -commenta l’on. Borghiche dopo questo ordine del giorno il governo dia seguito rapidamente all’accoglimento di tale istanza, visto che le necessità di porre mano ad una manutenzione idraulica di moltissimi corsi d’acqua sono elevate e che serve una immediata sburocratizzazione ai fini della prevenzione e della messa in sicurezza“.

Di seguito l’ordine del giorno integrale

ORDINE DEL GIORNO

La Camera dei Deputati

Premesso che:

il provvedimento in commento reca disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia, tra cui, particolare importanza per i settori economici del Paese rivestono quelle per la semplificazione amministrativa e di riduzione degli oneri per le imprese;

le problematiche connesse con la manutenzione dei corsi d’acqua e la prevenzione del dissesto idrogeologico, con particolare riguardo per le zone montane e collinari hanno avuto un fondamentale passaggio con l’entrata in vigore dei Piani di Assetto Idrogeologici (PAI)

i medesimi PAI, ai fini della tutela dell’assetto idrogeologico, prevedono specifici tagli di vegetazione da eseguirsi nell’ambito di interventi di manutenzione idraulica ai sensi del Regio Decreto 25 luglio 1904, n. 523 (Testo unico sulle opere idrauliche) nelle zone comprese nella fascia A dei piani di assetto idrogeologico per i corsi d’acqua per i quali queste sono definite, nelle zone comprese entro una fascia di 10 metri dal ciglio di sponda per gli altri corsi d’acqua nonché nelle pari di isole fluviali interessate dalla piena ordinaria;

tale procedura viene particolarmente resa difficoltosa, onerosa e rallentata dalle previsioni di autorizzazione richieste e prescritte dall’articolo 146 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio)

IMPEGNA IL GOVERNO
a modificare la norma del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228 (orientamento e modernizzazione del settore forestale) , stabilendo in via semplificatoria che i predetti interventi di taglio vegetazionale eseguiti nell’ambito di interventi di manutenzione idraulica, che non comportano alterazione permanente dello stato dei luoghi, non costituiscono attività selvicolturale, e pertanto per essi non venga richiesta l’autorizzazione prescritta dall’articolo 146 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio)

BORGHI
BARGERO

Acqua: Borghi, si a intervento normativo organico attuazione referendum

“Il Partito democratico è favorevole ad un intervento normativo urgente ed organico di attuazione dei contenuti del referendum del 2011. Sulla base di questo, depositeremo una specifica risoluzione da adottarsi in sede di commissione, non che di una specifica proposta di legge successiva all’approvazione di tale risoluzione”.
Lo ha dichiarato Enrico Borghi, deputato del Partito democratico e capogruppo PD in Commissione Ambiente.
Su questa base potremmo tradurre le risultanze referendarie in un’azione organica per la tutela, la salvaguardia e la valorizzazione dell’acqua come bene pubblico comune”.

PD VCO
Ufficio Stampa

Centraline idroelettriche: serve una moratoria, intervenga la Provincia.

A qualche settimana dalla vicenda dell’annullamento da parte del Tribunale Superiore delle Acque Pubblice (TSAP) della Delibera Provinciale nr. 29 – nella quale erano previsti criteri di concessione delle derivazioni idreoelettrichee volti a favorire la gestione pubblica ovvero misure di compensazione per il territorio – desideriamo esprimere alcune considerazioni e sollecitare nuovamente la Provincia del VCO.
La questione politica di fondo riguarda il fatto che la DCP 29 risulta inscindibilmente legata alla delibera precedente DCP 28 (entrambe del 24/6/2011, non a caso), nella quale veniva approvato l’aggiornamento della tavola A5 del Piano Territoriale Provinciale, portando il potenziale idroelettrico per il VCO da 35 a 352,5 MW (!), di cui 110 MW “senza difficoltà” e altri 55 MW “con difficoltà media”.
In pratica, con la DCP 28 si apriva allo sfruttamento intensivo della risorsa idroelettrica mentre con la DCP 29 si introducevano dei criteri per calmierare e rendere accettabile tale “liberalizzazione”.
Ora, al di là del merito e dei rilievi tecnico-procedurali sollevati correttamente da Gianni Desanti in un precedente comunicato – e che restano un punto fermo della critica a tutta questa operazione – l’annullamento della DCP 29 fa venir meno il presupposto “sine qua non” sul quale si regge la DCP 28: senza un opportuno meccanismo di compensazione e di drenaggio degli utili sul territorio, non è più accettabile un aumento dello sfruttamento idroelettrico di questa portata.
Per questo sollecitiamo ancora una volta, visto che nulla si muove, un intervento riparatore da parte della Provincia, nell’ambito delle sue competenze, attraverso l’introduzione di una moratoria volta a sospendere gli effetti della DCP 28, riportando quindi i limiti di potenza idreoelettrica installabile entro i livelli precedenti (35 MW), in attesa di un definitivo riesame di tutta la questione alla luce dei nuovi elementi emersi, grazie anche al pronunciamento del TSAP.
Alternativamente e come subordinata, devono essere implementati strumenti di mitigazione che facciano perno non più sulle compensazioni economiche o sulla durata delle concessioni (che si sono rivelati inammissibili) ma sulla salvaguardia ambientale, come anche la sentenza del TSAP ricorda dove afferma che “la Provincia può fissare regole di mitigazione, a tutela di tutti i valori ambientali sottesi alla realizzazione di un virtuoso uso particolare della risorsa idrica” (sentenza TSAP 39/2013).
In pratica, la coerenza e l’equilibrio nella regolamentazione di questa materia va ripristinato, o congelando le modifiche al PTP, o introducendo elementi di riequilibrio della sua portata; in assenza di questi, resta in piedi un provvedimento zoppo e claudicante, che pone un’ipoteca ambientale enorme sul territorio e del tutto inaccettabile.

Sauro Zani
Responsabile ambiente

Partito Democratico
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Acque Nord: l’incompatibilità di Gallina è evidente. Non l’ha inventata il PD. L’unificazione delle società una scelta condivisa e non di una parte

A seguito del comunicato stampa dell’assessore di Verbania Manzini e della lettera aperta di alcuni lavoratori della società Acque Nord puntualizziamo quanto segue.
La creazione di un’unica Società a capitale pubblico – affermano il segretario provinciale del PD Antonella Trapani e del circolo di Verbania Corrado De Ambrogi è stato l’obiettivo condiviso, ricordiamo a Manzini e a tutto il PDL, dalla grande maggioranza dei Comuni delle province di Novara e del Vco, quindi sia centro-destra che centro-sinistra.
Una scelta compiuta nel 2006, volta a mettere a regime le indifferibili razionalizzazioni organizzative, la riduzione dei costi gestionali e l’eliminazione delle spese per mantenere i posti negli inutili Consigli di Amministrazioni delle Società operative.
Una razionalizzazione che certo deve difendere il posto dei lavoratori di queste aziende, ma non certo il proliferare dei Cda e dei loro presidenti. Non c’entra nulla infatti, con la difesa dei posti di lavoro, il doppio incarico del presidente Gallina che resta per noi e per i comitati dell’acqua locali – concludono Antonella Trapani e Corrado De Ambrogiuna palese violazione delle regole (non si può essere presidente di due società, dove una controlla l’altra) e anche un’esagerazione dal punto di vista economico per la sua doppia indennità da oltre 70 mila euro annui. Se Manzini e il centro destra locale vogliono difendere “carrozzoni e Cda” si accomodino. Noi non ci stiamo.

PD VCO
Ufficio Stampa