Borghi: sul punto nascite so quel che leggo

Il Comitato Salute VCO, in un recente comunicato stampa, ha rivolto al sottoscritto un quesito specifico, sostenendo di aver letto una mia frase sibillina sul futuro del punto nascite dell’ospedale Castelli di Verbania, invitandomi a dire pubblicamente “cosa so di più”.
La risposta è piuttosto semplice. So quello che ho letto sulle carte ufficiali. E provo a riepilogarlo, a beneficio di chi abbia la volontà di affrontare la questione scevro da spiriti faziosi.
1. Dal punto di vista legale, amministrativo e sanitario non esistono gli ospedali di Verbania e Domodossola, ma esiste nel territorio del Verbano Cusio Ossola l’ospedale unico plurisede Verbania-Domodossola, conseguenza -come ben sanno i fautori del Comitato Salute VCO- del fallimento dell’esperimento di realizzazione dell’Ospedale Unico di Piedimulera.
2. Di conseguenza, esiste un unico reparto di ostetricia e ginecologia, oggi distinto su due plessi ospedalieri esattamente come accade per molte altre attività di area medica, chirurgica e specialistica.
3. La Regione Piemonte, nel sottoscrivere a Roma il 16 dicembre 2010 l’accordo Stato-Regioni sul tema della riorganizzazione in questione, aveva dichiarato che sul proprio territorio non esisteva nessun punto nascita inferiore ai 500 parti/annui, presentando in maniera coerente la situazione del Verbano Cusio Ossola come reparto unico plurisede.
4. Successivamente a quell’atto, per motivi esclusivamente di natura politica, l’allora assessore regionale Monferino, iniziò a concepire in maniera difforme il punto nascita di Domodossola da quello di Verbania, con la conseguenza che tale impostazione ha portato ad un decremento quantitativo e qualitativo delle prestazioni rese (comprovato dalla diminuzione complessiva e continua dei parti degli ultimi anni in tutte e due le strutture sanitarie di Verbania e Domodossola) e all’arbitrio del dirigente sanitario del reparto ostetrico ginecologico di concepire il nosocomio ossolano alla stregua di un avamposto disperso tra le montagne presso il quale non presentarsi
5. La Regione Piemonte, nel presentare con D.G.R in data 15.3.2013 il Piano di revisione della rete ospedaliera piemontese, ha usufruito della possibilità di deroga fino a 500 parti/anno stabilita dall’accordo Stato-Regioni per la realtà di Borgosesia in quanto comune montano, ed ha derogato alla deroga per quanto attiene alla realtà di Susa (332 parti/anno) in quanto comune montano, mentre ha stabilito per Verbania (unico punto nascite di tutto il Verbano
Cusio Ossola) l’obiettivo di 1.010 parti annui, perchè essendo Verbania esclusa dal novero dei territori montani deve rispettare a questo punto il parametro nazionale complessivo di 1000 parti/anno (nel 2012 Verbania chiuse a 588 parti, che sarebbero sulla carta diventati 835 qualora tutti quelli di Domodossola avessero scelto Verbania come luogo di nascita anziché strutture esterne alla nostra ASL e alla nostra Regione come sta sempre più accadendo, con pesanti ripercussioni finanziarie sulla nostra ASL -queste sì da quantificare magari…-). 6. I parti che si sono verificati nel reparto unico plurisede del Verbano Cusio Ossola sono andati progressivamente diminuendo negli anni: 1008 nel 2008, 1009 nel 2009, 977 nel 2010, 874 nel 2011, 825 nel 2012. Ne consegue che i numeri sono ben lontani dal raggiungere l’obiettivo stabilito dalla Regione Piemonte con propria D.G.R., a meno che non si riesca ad ottenere per tale territorio le medesime condizioni di oggettiva valutazione interpretate dalla Regione Piemonte sia per altre realtà montane, che per altre realtà non montane che pur non raggiungendo i 1000 parti/anno, “inspiegabilmente” vengono mantenute in attività (facciamo i nomi: Chieri 739 parti/anno, Vercelli 765 parti/anno, Mondovì 584 parti/anno, Casale Monferrato 545 parti/anno)
7. La domanda che credo occorrerebbe porsi, piuttosto che malignare sull’operato di un parlamentare locale che ha agli occhi di taluni il peccato originale di non essere stato da essi votato, è per quale motivo la Regione Piemonte da un lato assicura deroghe su deroghe a realtà del tutto simili ed analoghe al Verbano Cusio Ossola e “sfora” i parametri alla grande per nosocomi non montani, mentre nel caso della nostra realtà (il Verbano Cusio Ossola) interpreta in maniera draconiana e ferrea la logica dei numeri nei confronti di Verbania e concepisce il punto nascite di Domodossola in maniera autonoma e distaccata da quest’ultimo quando non lo è.
8. La domanda che credo occorrerebbe porsi è per quale motivo la Regione Piemonte, e l’ASL 14, hanno permesso sotto il profilo funzionale ed organizzativo, il costante e continuo depauperamento professionale e strutturale del reparto di ostetricia ginecologia dell’ospedale unico plurisede Verbania-Domodossola.
9. La domanda che credo occorrerebbe porsi è perchè la Regione Piemonte, con l’assessore Monferino in testa, abbiano creato artatamente questo “casus belli” (contrapposto poi alla vicenda emodinamica con la quale non c’entra assolutamente nulla) nel quale si è infilata mani e piedi tutta la consueta attitudine alla battaglia di campanile e alla guerra tra i poveri che alligna alle nostre latitudini.
10. Il sillogismo che risponde a queste domande, a mio avviso, è molto semplice: avendo ottenuto l’obiettivo di dividere Domodossola da Verbania, la Regione Piemonte intende chiudere Domodossola. Verbania senza la presenza di Domodossola (zona montana derogabile COMPLESSIVAMENTE PER TUTTO IL VCO a 500 parti/anno) viene automaticamente portata all’obbligo di raggiungere 1000 parti/anno, che non raggiunge neppure aggiungendo i numeri attuali di Domodossola. Quindi cosa intende fare la Regione Piemonte?

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