SEI AZIONI DI GOVERNO PER LA MONTAGNA

image Dopo tanto clamore attorno alle comunità montane, soprattutto sul piano nazionale, ora sembra che stia calando nuovamente un sipario di silenzio sui problemi e le aspettative delle "terre alte". Eppure servirebbero delle scelte – soprattutto a livello nazionale – per promuovere almeno sei azioni. Eccole, in sintesi..
1) Sostegno all’agricoltura di montagna e alle pluriattività rurali. l’agricoltore montano svolge una funzione di carattere generale, perché la sua attività preserva l’ambiente e tutela la tenuta idrogeologica dei versanti. Esso deve perciò essere sostenuto sia con norme che ne agevolino la pluriattività aziendale sia con la sburocratizzazione di molte procedure connesse alla loro attività. In tale contesto idonee misure devono essere previste per le cooperative di produzione agricola e di lavoro agricolo-forestale che abbiano sede e che esercitino prevalentemente le loro attività nei comuni montani.2) Eliminazione dei vincoli burocratici per l’impiego delle risorse naturali montane. Troppo spesso imprese che intendono lavorare in montagna e sfruttarne in maniera sostenibile le sue risorse incappano in assurde trafile burocratiche che aumentano a dismisura costi e tempi per avviare imprese e investimenti. Occorre un disboscamento normativo e legislativo e la definizione di procedure e tempi certi e fissati per il rilascio delle autorizzazioni connesse con le attività produttive ed edilizie.
3) Incentivazione del turismo montano. Occorre semplificare i livelli amministrativi di promozione del turismo montano, destinare risorse a sostegno dell’ammodernamento delle strutture ricettive, dei rifugi e della sentieristica. Il Piemonte si sta muovendo bene con il piano strategico per il turismo montano ed una serie di leggi – a partire da quella della sicurezza sulle piste da sci ed a sostegno all’innevamento programmato – in grado di rafforzare l’offerta.
4) Valorizzazione del patrimonio forestale e dei terreni incolti a fini produttivi. Il nostro è un paese “ricco di boschi poveri” e per questo è costretto ad importare dall’estero il legname per la propria industria del legno. Occorre ribaltare il concetto, anzitutto impiegando al meglio i fondi già stanziati dal governo per il Piano Nazionale della Forestazione, e da qui avviare una fortissima valorizzazione del nostro patrimonio forestale anche ai fini dell’applicazione del protocollo di Kyoto, valorizzando al contempo i terreni montani incolti sottraendoli alla loro parcellizzazione per farli diventare produttivi sotto il profilo economico. La legge forestale che sta per essere varata in Piemonte va in questa direzione.
5) Protezione civile e dissesto idrogeologico. Occorre sostenere e potenziare le attività di protezione civile nel territorio montano, anche attraverso la formazione e la messa in rete del mondo del volontariato, e realizzare a livello statale un “piano straordinario di manutenzione ordinaria dei versanti montani” per prevenire le cause di dissesto idrogeologico che comportano danni e costi all’intera collettività nazionale.
6) Riforma del Fondo Nazionale per la Montagna. Le risorse finanziarie che lo Stato destina alla montagna – sempre più esigue –  seguono un percorso centralista ormai inadeguato. Occorre riformare questo meccanismo, legando l’alimentazione del Fondo alle disponibilità fiscali derivanti dallo sfruttamento delle risorse montane e applicando criteri federalisti di ripartizione degli stanziamenti, introducendo criteri di premialità per le amministrazioni in grado di realizzare progetti innovativi, efficienti e di qualità.
Marco Travaglini, consigliere regionale PD

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