Una TAV chiamata CEM

Alla seduta inaugurale del Parlamento, uno dei più fotografati è stato il senatore valsusino Marco Scibona con la sua sgargiante cravatta con il logo NO TAV. L’opera più discussa e contestata di questi anni approdava così nuovamente in Parlamento.
Mi astengo dai giudizi sommari sulla validità di un’opera sulla quale gravano ragioni e interessi contrastanti, accordi internazionali, costi stratosferici, tempi di realizzazione biblici. Mi limito a registrarne la ferma opposizione di molti e l’urgenza di un ragionamento più complessivo alla luce di una realtà economica e sociale mutata nel corso degli anni.
Sono però affezionato alle ragioni di una politica strettamente vincolata alla realtà di casa nostra e alle scelte che competono gli amministratori della nostra città e non riesco a fare a meno di abbinare la forte e ostinata protesta nei confronti della TAV a quella che si sta rilevando essere la TAV di casa nostra, il famigerato CEM.
Non vi sono nel nostro caso legami con scelte internazionali, non voglio nemmeno pensare a particolari interessi economici. Si tratta però di un’opera che ha creato profonde divisioni, mentre avrebbe dovuto unire, e ha progressivamente smarrito le sue ragioni. Troppo lunghi i tempi di realizzazione, profondamente mutate le contingenze. Esattamente come la TAV che, progettata vent’anni fa, sarà (forse) realizzata tra altri venti e nel frattempo il mondo, soffocato da una crisi economica senza precedenti, è totalmente cambiato.
Qui da noi il “teatro di Zanotti” e il perentorio NO alla sua realizzazione hanno rappresentato il leit motiv della passata campagna elettorale. Una nuova campagna elettorale sta avvicinandosi e il nuovo leit motiv potrebbe essere il NO altrettanto perentorio al “CEM di Zacchera”.
Ma intanto sono passati dieci anni, il mondo è cambiato, altre urgenze, altri bisogni hanno preso piede. Voglio sgombrare il campo da possibili fraintendimenti. Ho sostenuto e sostengo che Verbania abbia bisogno di un teatro, di un luogo nel quale quattro/cinquecento persone possano ascoltare musica, assistere ad una rappresentazione teatrale, un dibattito, una conferenza, un convegno. Voglio anche dire che, pur con qualche paura e qualche titubanza, vedevo con favore il progetto di piazza F.lli Bandiera, per la sua valenza di riqualificazione di un’area centrale della città, per la sua, allora, sostenibilità economica. Ma poi tutto è cambiato. Locazione, costi, tempi di realizzazione. È cambiata soprattutto la realtà di Verbania, e non solo, e oggi nemmeno il progetto di allora avrebbe un senso.
Nel contempo si abbatteva sulla città una nuova tegola. Il tornado del 25 agosto scorso devastava Verbania. Molte le voci che in quell’occasione auspicarono un uso diverso delle risorse. Lo feci anch’io con una proposta che intendeva essere quanto più lontana possibile da qualsiasi strumentalizzazione, e non per caso facevo riferimento a un progetto condiviso. Utilizzare i fondi destinati al CEM per rivedere l’intero sistema dei parchi e dei lungolaghi, riprogettare l’intera fascia da Parco Cavallotti a Villa Maioni, dare un nuovo aspetto alla città, valorizzarne l’affaccio a lago, rivedere i collegamenti con le zone verdi più interne (san Giuseppe, la Pastura …). Trovare insomma il coraggio di trasformare un malaugurato evento in un’occasione, un’opportunità, uno stimolo per ripensare e rilanciare Verbania.
Si trattava ovviamente di ipotesi, di proposte di cui verificare la fattiva realizzazione Ma, concludevo, è in momenti come questi che la politica deve trovare il giusto slancio, la forza e la volontà di affermare il ruolo che le compete, la propria supremazia rispetto alle norme e alla burocrazia, in buona sostanza il primato del saper scegliere e decidere da protagonisti.
Si è voluto con pervicacia proseguire sul percorso avviato. “Il rilancio del lago passa dalla costruzione del nuovo Centro eventi. Quell’opera sarà un punto di riferimento non solo per Verbania ma per tutto il bacino del Lago Maggiore” sostiene il Sindaco. Si è scelto così di proseguire, e oggi a che punto siamo? un desolato terreno transennato, una data di termine dei lavori che nemmeno il più ottimista dei sognatori osa pensare sarà rispettata, una serie di controversie che non si sa vedranno fine; carenze progettuali, verifiche, costi che aumentano, tempi che si dilatano … Intanto la stagione turistica si avvicina e quale aspetto della città offriamo? Parchi gioco fuori uso, spiaggia inaccessibile, un rendering di quello che sarà, forse, il futuro Centro Eventi.

La TAV preoccupa ma non passa da Verbania. Il CEM l’abbiamo in casa. Verbania lo vuole? E, soprattutto, ne ha bisogno?

Diego Brignoli, segreteria PD circolo Verbania