RILANCIAMO I TERRITORI MONTANI

L’approvazione bipartisan della mozione da noi presentata, insieme a quella della maggioranza, nel Consiglio regionale straordinario richiesto dal PD sul tema della montagna, rappresenta una tappa importante per il rilancio su basi nuove di un territorio, quello alpino, che occupa il 52% della superficie del Piemonte.
L’avvio del percorso di costruzione della Macroregione Alpina, che avviene proprio in queste ore, rappresenta infatti un’occasione imprescindibile per guardare a questi territori con occhi nuovi. Le possibilità di coordinamento e sinergia di politiche e risorse che la macroregione offre sul piano comunitario è un’opportunità da non perdere per una politica seria sulla montagna.
Ma questo non è tutto. Il fatto che nel programma di aiuti comunitari 2014-2020 alla montagna venga per la prima volta riconosciuto un capitolo specifico, e che proprio in questi mesi sia in discussione in Regione il nuovo modello istituzionale di governo che subentrerà alle Comunità montane, rappresentano un’occasione per ridiscutere e rilanciare il futuro dei territori montani.
Perché questo avvenga è però necessario, come è chiaramente indicato nella mozione, che il Consiglio regionale diventi centro di discussione e di decisione su questi temi, e che le Comunità locali interessate vengano coinvolte nel confronto e nelle decisioni. Il fatto che su queste proposte si sia registrata la convergenza dei gruppi in Consiglio regionale e l’apprezzamento del presidente Cota ci rafforza nell’idea che la discussione di oggi non sia stata un semplice esercizio retorico, ma un impegno concreto per il rilancio su nuove basi dei territori montani piemontesi.
Alla Giunta regionale chiediamo però coerenza: alle Unioni dei Comuni montani si affidino le stesse funzioni che la legge regionale 16 considera come indispensabili per lo sviluppo economico della montagna. Né si può pensare che le politiche della montagna possano essere correttamente affrontate su grandi aree territoriali, e poi in Piemonte pensare a microaree territoriali. Non si può rafforzare la montagna frammentando e parcellizzando il sistema di governo.

Aldo Reschinga

 

ORDINE DEL GIORNO SUL FUTURO DELLA PROVINCIA

Di seguito l’Ordine del Giorno presentato dal capogruppo Paolo Ravaioli in merito al futuro della provincia

Il sottoscritto Capogruppo Paolo Ravaioli, a nome dell’intero Gruppo Consiliare del Partito Democratico,

–          preso atto, dalle notizie apparse sugli organi di stampa, dell’ipotesi di accorpamento delle Provincie piemontesi che prevede la fusione in un ente di gestione di area vasta del Verbano Cusio Ossola con Novara, Biella, Vercelli;

–          atteso che questo Consiglio provinciale aveva deliberato e dato mandato al Presidente di “tutelare” la specificità montana del V.C.O, riconosciuta dall’art.8 dello statuto regionale;

–          constatato che, proprio in questa fase di costituzione di un ipotetico nuovo ente è necessario costruire e proporre nelle sedi di confronto un progetto di organizzazione del nostro territorio , maturato con tutti i soggetti portatori di interessi;

–           considerato che non è ipotizzabile delegare ai soli momenti istituzionali  l’elaborazione del ogetto decisivo per il futuro del Verbano Cusio Ossola

con la presente

 CHIEDE

  la costituzione di apposita Commissione Consiliare, che elabori e  prospetti le specificità,del VCO, anche avvalendosi di contributi diversi, allo scopo di presentare ai tavoli di discussione e confronto istituzionale sulla   organizzazione  della nuova provincia, una piattaforma di bisogni del nostro territorio e quindi di esigenze alle quali non è possibile rinunciare.

Per il Gruppo Consiliare del Partito Democratico

Il capogruppo Paolo Ravaioli

 

TAGLIO DI RISORSE PER I PARCHI PIEMONTESI

“Come ha potuto dichiarare l’assessore regionale ai parchi Casoni che il suo impegno in questo settore non è diminuito, di fronte ai considerevoli tagli di risorse nel 2012? E come pensa di rilanciare il sistema parchi piemontese dal momento che, ad oggi, non risultano essere stanziate per l’anno in corso risorse a favore degli investimenti? E cosa intende fare per il futuro dei parchi della nostra regione?”. Lo chiede il capogruppo regionale PD Aldo Reschigna in una interrogazione alla Giunta regionale, dopo che alle numerose affermazioni dell’assessore regionale Casoni che promettevano risorse e rilancio dei parchi, è seguita una evidente e drastica riduzione delle risorse stesse per il settore.
“il sistema parchi in trent’anni di attività ha permesso la valorizzazione dell’intero territorio piemontese”, spiega Reschigna: “i Sacri Monti ad esempio sono straordinari complessi devozionali inseriti nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO, ed alcune aree protette gestiscono centri di ricerca sulla flora a livello mondiale e sulla fauna a livello nazionale, con migliaia di turisti che li visitano ogni anno assicurando opportunità di sviluppo e ritorni economici importanti per le comunità e le aziende che su questi territori vivono ed operano”-
“Eppure nel 2012 la Giunta ha proceduto con un pesantissimo taglio delle risorse: nel bilancio di previsione 2012, l’importo complessivo per le spese correnti non supera i 13 milioni di euro: cifra ben lontana da quella dichiarata dall’assessore per l’anno in corso e, inoltre, nettamente inferiore a quella stanziata nel 2011, che era pari a circa 25 milioni di euro”.
“Sugli investimenti, poi, neanche un euro: una gestione del bilancio opposta, come abbiamo più volte denunciato, alle promesse assunte pubblicamente”, spiega ancora Reschigna. “Che senso ha allora fare annunci roboanti di rilancio e valorizzazione dei parchi piemontesi, se poi i tagli sono così pesanti da non permettere non solo lo sviluppo del sistema, ma neanche il suo mantenimento ai livelli attuali? E’ evidente che, con questa ridotta quantità di risorse, il sistema parchi piemontese è destinato a un chiaro e pesante ridimensionamento sopratutto per quanto concerne la promozione e la valorizzazione e il sostegno alle attività. Di questo la piena responsabilità ricade sull’assessore Casoni e sul presidente Cota. Le politiche così come i comportamenti si valutano sulla base dei fatti concreti e non sulla base di annunci purtroppo sempre puntualmente disattesi”.
Aldo Reschigna

UNA NUOVA PRIMAVERA DEI DIRITTI CIVILI

Sono arciconvinto che la battaglia per il riconoscimento dei diritti per tutti sia un fatto di puro buonsenso, dove non contano le appartenenze ma il tasso di civiltà. Dire, come ha fatto il segretario del Pd che è “inaccettabile che in Italia non vi sia un testo normativo che conferisca alle coppie omosessuali dignità sociale e presidio giuridico”, equivale a prendere atto di una realtà amara a cui porre riparo. Non è giustificabile che questo Parlamento non sia nemmeno riuscito a varare una legge contro l’omofobia. E’ su questi temi, legati alla regolarizzazione delle unioni civili, a cui vanno aggiunti il divorzio breve, l’introduzione del diritto di cittadinanza per i figli degli immigrati nati in Italia e il testamento biologico, che si giocherà la capacità di parlare al Paese da parte della classe politica più avveduta e aperta. L’esperienza europea ci dice che questi sono temi che fanno parte dell’identità delle persone progressiste. Dunque, l’apertura del leader del Pd sulle unioni civili è una posizione di maturità e di civiltà; e chi la contrasta sbaglia clamorosamente. C’è una domanda di cambiamento e di diritti che viene dal Paese e non può rimanere inascoltata, poiché tanta parte dell’opinione pubblica italiana si aspetta di vedere dei fatti concreti. Non è accettabile che ci siano cittadini senza diritti. L’ultimo rapporto Eurispes riportava, in percentuali, cosa ne pensano gli italiani su questi temi. E diceva che i nostri concittadini ( il 58,9%) si sono finalmente resi conto che urge una legge che regolarizzi le unioni civili, anche quelle omosessuali. Significa che una netta maggioranza ritiene l’omosessualità una forma legittima d’amore e che occorre tenerne conto rispondendo ad una domanda di civiltà e di modernità davanti alla quale non è più pensabile far finta di nulla. C’è un obiezione ricorrente: la crisi economica e sociale è la priorità assoluta su cui concentrare le attenzioni. Verissimo. Ma è pure altrettanto vero che i diritti civili non sono un ammennicolo ma una delle questioni-cardine di una moderna democrazia. Dunque, nessun alibi. Si può e si deve fare l’uno e l’altro, oltre gli schieramenti di appartenenza, per non restare il fanalino di coda dell’Europa. In Gran Bretagna il premier conservatore David Cameron ha aperto all’ipotesi di legalizzare le nozze gay entro il 2015. I due principali leader progressisti mondiali attualmente al governo, Barack Obama e Francois Hollande, si sono espressi a favore del diritto a sposarsi per le coppie gay. E la risoluzione approvata recentemente dal Parlamento di Strasburgo parla chiaro (per quanto non sia vincolante): i governi non devono imporre “definizioni restrittive di famiglia”. Credo sia tempo di proporre per l`Italia una nuova primavera dei diritti civili.

Marco Travaglini

CORDOGLIO PER GIULIO CESARE RATTAZZI

Il Partito Democratico del Vco esprime profondo cordoglio per la morte di Giulio Cesare Rattazzi il quale, nonostante da anni si era trasferito a Torino, è stato per molti un punto di riferimento per la vita politica ed amministrativa della città di Verbania.
Vice  Presidente del Consiglio comunale di  Torino e membro della segreteria regionale del Partito Democratico, Ratazzi ha creduto profondamente nel progetto democratico fin dai suoi albori.
“Per noi giovani amministratori era un esempio “ ricorda oggi con affetto  Aldo Reschigna. Ed è proprio il consigliere regionale del Pd a ricordare la lungimiranza politica di Rattazzi che, alla testa dell’assessorato alle finanze della città di Verbania istituì il consiglio tributario.  “E’ stato una antesignano dei tempi. Oggi si parla tanto di lotta all’evasione. Inizio anni ’90 quando istituì questo consiglio pochi capirono il suo scopo. Eppure era nato per lavorare in sinergia con l’agenzia dell’entrate “.
Alla sua famiglia e a tutti i suoi cari, va il nostro sentito cordoglio.

PROVINCIA: SI ORGANIZZI UN MOMENTO DI CONFRONTO

E’ di martedì la presa di posizione netta del Presidente della provincia Nobili, nonché Presidente dell’Upi Regione Piemonte, sulla concreta possibilità di autoriforma delle province che porterebbe la nostra ad unirsi con quella di Biella, Vercelli e Novara.
Già nell’agosto scorso, personalmente, ho sostenuto che quando si parla di riforme tutte le ipotesi hanno una loro legittimità e che bisognava ragionare su tutti gli scenari, anche sulla possibilità che questa provincia cambiasse la sua delimitazione geografica. Nel contempo sostenni la necessità di avviare fin da subito una riflessione istituzionale che ci vedesse coprotagonisti del cambiamento, non solo come forze politiche ma come comunità territoriale. Oggi si profila non solo la modifica dei confini ma la natura dell’ente stesso. Mi trovo personalmente d’accordo con il Consigliere regionale Reschigna quando sostiene che un ente di questa grandezza non può essere governato come ente di secondo grado, ma che deve rimanere espressione diretta dei cittadini attraverso libere elezioni.
Questa prospettiva deve essere un punto di partenza e non di arrivo.
A partire da oggi, tutti insieme dobbiamo lavorare per fare in modo che i cittadini di questo territorio non vengano penalizzati da questa unificazione, ma che ne possano trarre benefici sia in termini di risparmi di spesa che di ottimizzazione dei servizi offerti.
Credo che le preoccupazioni manifestate da quasi tutte le categorie economiche e sindacali del Vco ieri in conferenza stampa, siano fondate e per questo vadano approfondite.
Il Presidente Cattaneo ha lanciato l’ipotesi di un polo del Welfare per il Vco anche questa è un ipotesi che va approfondita e discussa insieme.
Stiamo vivendo un momento di cambiamento, non permettiamo che lo sia solo a parole. Ogni processo di trasformazione comporta discontinuità che raramente avviene in modo indolore. Questo territorio deve cogliere l’occasione per darsi un nuovo slancio.

Abbiamo, tuttavia, una responsabilità che non è e non può essere solo locale. Abbiamo il dovere come cittadini italiani e piemontesi anche di comprendere il difficile momento che stiamo attraversando e non dobbiamo assolutamente perdere d’occhio l’interesse generale che è e deve essere quello di un profondo processo di riforma del nostro paese al fine di renderlo più agile e in linea con quello che dovranno essere le sfide del futuro. Tutta l’architettura istituzionale ne sarà coinvolta: dal piccolo comune, alla metropoli fino al Parlamento, attraverso tutti gli enti intermedi.
L’assetto organizzativo che ci siamo dati anni fa, deve essere sottoposto a un completo e profondo check-up. Dobbiamo, in sintesi, verificare ciò che effettivamente è indispensabile che rimanga sul territorio e ciò che, invece, non lo è. Insomma, non possiamo difendere tutto a prescindere: non si riforma uno stato e un territorio se partiamo da questo presupposto. Il centro della discussione deve essere il cittadino e su di lui costruire un sistema che garantisca il massimo e il migliore dei servizi.
Capisco che questo può comportare anche la messa in discussione dei luoghi di lavoro di impiegati e operatori, come mette in discussione anche l’esistenza di federazioni provinciali politiche, sindacali, di categoria e per questo dobbiamo ragionare con calma e sangue freddo perché ne saremo tutti coinvolti.
Sappiamo fin d’ora che, legittimamente, tutti quando sono messi in discussione affermano la propria indispensabilità. Lo abbiamo già più volte visto e lo vedremo certamente anche in futuro. E’ doveroso che le categorie sindacali sottolineino queste preoccupazioni, ma la politica ha l’obbligo di costruire il futuro, diversamente perderebbe la visione complessiva e farebbe, come a volte ha fatto, un danno.
Per questo propongo al Presidente della Provincia di organizzare in tempi brevi un momento di riflessione e di studio, magari in più incontri, con tutti gli attori di questa provincia e con i suoi cittadini in modo da capire quello che è indispensabile mantenere sul territorio e quello che può essere accorpato.
Non sono una tuttologa, né possiedo la sfera di cristallo per vedere il futuro. Sono abituata per formazione a recepire i dati, a elaborare i problemi, a condividere proposte e poi ad individuare le possibili soluzioni. Credo che questo metodo debba essere fatto nostro.
Abbiamo perso un anno, nel frattempo molto è successo ed è ora che questa provincia discuta seriamente delle scelte future perché si tratta dell’eredità dei nostri figli, del loro futuro.

Antonella Trapani
Segretaria Pd Vco