Parchi regionali. Il centralismo della giunta Cota

imageIl disegno di legge della Giunta regionale che modifica la legge sui parchi attualmente in vigore, approvata nel giugno 2009, è stato in queste settimane oggetto di consultazioni, prima con la raccolta delle osservazioni inviate dai soggetti interessati, ieri con l’audizione svoltasi a palazzo Lascaris.
E’ una proposta inaccettabile e ampiamente criticata, seppur con toni diversi, da quasi tutti gli intervenuti.
Praticamente all’unanimità ne è stato contestato l’impianto, che evidenzia in modo forte la volontà di un “riaccentramento” nelle mani della Giunta degli organi istituzionali degli enti e, quindi, delle scelte sul futuro di queste aree, esautorando, di fatto, i territori ed i loro amministratori da ogni ruolo.
Il disegno di legge prevede infatti che oltre il 50% degli amministratori venga nominato dalla Giunta regionale, affermando un centralismo che stride con gli slogan e le parole federaliste dell’attuale maggioranza. Si vuole cancellare una storia di 40 anni che trovava compimento nella legge attualmente in vigore, in cui gli organi di governo degli enti sono espressione delle comunità locali. Viene anche eliminata la presenza di una rappresentanza delle associazioni ambientaliste e delle organizzazioni economiche nel consiglio dell’ente, considerata dalla Giunta forse più un impiccio che un arricchimento. Nell’audizione di ieri, forte è stato anche il richiamo e l’appello a ripensare le scelte che riguardano le zone di salvaguardia e le norme per il controllo dei selvatici e dei danni relativi, e l’iter previsto per le modifiche ai Piani d’Area. Molte critiche poi sulle scelte per i Sacri Monti. Nella lettera del presidente del Sacro Monte di Orta, fra Angelo Manzini, il disegno di legge viene definito
‘pessimo, caduto dall’alto, dettato da miope visioni, vedi Varallo e le peregrine idee del suo sindaco’. Secondo il frate francescano, se diventasse legge ‘affosserebbe ogni desiderabile collaborazione e renderebbe un pessimo servizio ai Sacri Monti’.
Il gruppo del PD è sin da ora impegnato in una dura opposizione contro il provvedimento e chiede alla Giunta regionale di ascoltare la comunità piemontese, ritirandolo e presentandone un altro profondamente modificato nei contenuti e negli obiettivi.
Aldo Reschigna
Presidente gruppo PD regione Piemonte
 

La nuova segreteria provinciale

image Nella prima riunione della nuova assemblea provinciale del PD del VCO, svoltasi lunedì 25 novembre, il segretario provinciale Antonella Trapani ha presentato i nomi della segreteria provinciale che l’affiancheranno nella guida e nella gestione del partito. Una segreteria unitaria con nomi (a parte Buzio, di diritto) scaturiti da un accordo con la minoranza uscita dall’ultimo congresso.L’esecutivo provinciale da lei guidato è così composto:
Alessandro Buzio, 26 anni, studente, segretario provinciale dei Giovani Democratici
Gian Maria Giani, 45 anni, insegnante, consigliere comunale a Verbania
Silvia Marchionini, 35 anni, insegnante, sindaco di Cossogno
Maria Grazia Medali, 45 anni, avvocato, vicesindaco di Pieve Vergonte
Pietro Piazza, 29 anni, assessore al comune di Cesara
Rosa Rita Varallo, 54 anni, dipendente Asl, del circolo PD di Omegna
Sauro Zani, 39 anni, consulente, del circolo Pd di Domodossola.

Dopo il no alla variante del cinema sociale, un NO ad un’area commerciale di 7mila mq a Pallanza.

image Le numerose e giuste obiezione che i cittadini, alcune forze politiche, i gruppi Consiliari di minoranza hanno in queste settimane sollevato sui contenuti dell’ormai famosa Variante Urbanistica n. 18 del “cinema Sociale” hanno portato a risultati concreti.
La Commissione Urbanistica, convocata nella serata di lunedì 25 ottobre, ha preso atto della volontà dell’Amministrazione di modificare la previsione sul cambio di destinazione d’uso dell’edificio del cinema Sociale di Pallanza: dunque, niente condominio di 5/6 piani, ma conservazione dell’attuale destinazione urbanistica (terziario per uffici, servizi e commercio) e interventi di riqualificazione e/o recupero affidati a uno specifico Strumento Urbanistico Esecutivo (Sue).
I rischi dell’approvazione di una Variante così importante erano stati sottolineati in due riunioni di Commissione Urbanistica nel mese di settembre dal Gruppo Consiliare del Pd che aveva posto il problema di alcune proposte di variante molto discutibili: il Sociale di Pallanza, il rudere di parcheggio sotto la Prefettura, l’area floricola Hillebrand in viale Azari, le nuove edificazioni a Biganzolo in via Statuto. Insomma non è solo il cinema sociale a preoccupare, ma il modo complessivo di agire sulle tematiche urbanistiche di questa amministrazione.
Quello dello stop alla variante del cinema sociale è solo un primo risultato. Sono anche altre le scelte che non possono passare sotto silenzio, che devono vedere una forte mobilitazione e consapevolezza dell’intera città.
La più importante e pericolosa è quella dell’area Hillebrand in viale azari: 7.000 mq ora inedificati e, per ora, a destinazione floricola, che potrebbero diventare – se la proposta di variante dei partiti di maggioranza PDL e Lega sarà approvata definitivamente – una nuova, imponente area ad uso commerciale.
Una scelta alla quale siamo assolutamente contrari, una scelta incoerente anche per una forza di maggioranza come la Lega Nord, che di tanto in tanto urla (senza mai combinar nulla) a difesa del piccolo commercio soffocato dai centri commerciali.
Invitiamo quindi tutti i cittadini, le forze sociali ed economiche di questa città a mobilitarsi con noi anche contro questa possibile scelta che, ancora una volta, stravolgerebbe il piano regolatore, apportando modifiche davvero inopportune.
Non vogliamo un enorme centro commerciale in centro città a Pallanza.
Corrado De Ambrogi
Coordinatore Circolo PD Verbania

PD VCO
Ufficio Stampa

Unire i piccoli comuni? Ascoltiamo i cittadini

La sinistra, almeno in Italia, è credibile per difendere l’esistente, assai meno come agente di cambiamento. È paradossale ma è così. Proviamo. La difesa della Costituzione, la difesa della magistratura, la difesa dello Stato sociale, la difesa della scuola e via difendendo. Tutto (o quasi) giusto, tutto necessario, ma può essere credibile un partito che si propone sostanzialmente di lasciare le cose come stanno, perché questo alla fine è il messaggio che passa?”.
Queste sono le parole che Sergio Chiamparino scrive a pagina 7 e 8 dell’introduzione del libro “La sfida”. A queste difese, sono da aggiungere anche quelle dei piccoli comuni, delle provincie, delle comunità montane, dei consorzi e via difendendo.
Il dibattito su questo argomento è stato uno dei momenti più importanti vissuti durante il congresso del partito democratico nel Vco e l’esito di tale congresso ha dimostrato che se c’è una parte importante del partito provinciale che crede che l’assetto istituzionale locale vada mantenuto così com’è (al massimo con qualche piccolo aggiustamento), c’è una parte, altrettanto importante che ritiene che le cose così come sono oggi, non possano essere difese ad oltranza.
Nessuno crede, almeno nel Pd, che l’unificazione dei comuni vada fatta dall’alto senza il coinvolgimento delle realtà locali, ma è miope ignorare l’esistenza di queste idee fra i cittadini. Forse non è presente nelle istituzioni locali, molti sindaci possano avere delle perplessità, ma siamo così sicuri che i cittadini siano tutti su questa linea? (segue)
Ma al di là di ciò, il concetto parte da un ragionamento semplice. La provincia del Vco è una provincia piccola, con 77 comuni e tre comunità montane e un unione dei comuni, per una popolazione di poco meno di 170 mila abitanti. Alcuni comuni sono piccolissimi, gli uffici fanno fatica a restare aperti e in alcuni casi i primi cittadini risiedono altrove. Credo che la gestione associata che Marco Travaglini vede come una possibile soluzione sia praticabile, ma questo non può scartare altre soluzioni più radicali come l’unificazione, laddove i cittadini lo vogliono. E non parliamo di difesa della democrazia, perché non regge. La difesa della democrazia la si ottiene coinvolgendo di più i cittadini nelle scelte e ascoltando di più le loro istanze. Piuttosto vedo meno democratico un sistema basato sugli enti di secondo grado, fuori dal controllo diretto del cittadino, come i consorzi, le comunità montane ecc.
Infine una preoccupazione. La regione Piemonte aveva scelto, giustamente, di fare una riforma delle comunità montane ridefinendone le dimensioni e le competenze. Oggi quelle comunità montane un pò per l’incapacità di chi le amministra, un po’ per la mancanza di soldi, stanno fallendo nel loro compito. Come risposta c’è il rischio di rivedere costituiti unioni dei comuni che ricordano le vecchie comunità montane. Se così fosse, un partito che vuole essere nei fatti riformista non può fare finta di nulla. Credo che sarebbe un errore madornale spingere per le unioni dei comuni, per il mantenimento delle comunità montane, per la difesa della provincia e per la difesa dei piccoli comuni. Bisogna scegliere. Ma detto ciò la prima cosa da fare, e su questo credo siamo tutti d’accordo, è tornare ad ascoltare i cittadini ed evidenziare come il centro destra sia incapace di governare questi enti e stia fallendo su tutta la linea.
Moreno Minacci