Ciss Ossola, sìall’aumento della quota, no ai continui tagli statali

imageIn questo grave momento di crisi, il governo nazionale taglia i contributi per il sociale, ed i Comuni, ancora una volta, sono costretti a mettere mano al portafoglio.
Questo in estrema sintesi il risultato dell’Assemblea del Ciss Ossola svoltasi ieri sera a Pallanzeno.
Da Roma sono stati tagliati oltre 20 milioni di euro per la spesa sociale in Piemonte, e di conseguenza in Ossola sono venute a mancare importanti risorse a cui, i sindaci Ossolani si sono trovati a far fronte per garantire al Ciss di poter dare gli stessi servizi degli scorsi anni.
l’aumento della quota comunale da 23 a 24,5 euro pro capite risulta quindi probabilmente solo l’inizio ed il sostegno alle persone indigenti sarà pertanto sempre più sulle spalle dei comuni.
Il Partito Democratico denuncia con forza questa paradossale situazione in un momento in cui si parla tanto di federalismo ma poi nei fatti concreti si continuano a mettere in croce i Comuni che già sono gravati da pesanti fardelli quali ad esempio il patto di stabilità ed il taglio dell’ICI.
Ci si auspica che finalmente si passi dalle parole ai fatti e si potenzino gli strumenti in possesso dei Comuni sempre più chiamati a dare risposte concrete ai propri cittadini, specialmente in questo momento di grave crisi.

A GRAVELLONA TOCE LEGA E PDL OSCILLANO TRA OPPORTUNISMO E CODARDIA.

image Il Sindaco Giro non si smentisce ed infila un’altra falsità quando afferma che l’amministrazione Di Titta ha rifiutato la proposta di referendum da parte di Lega e PDL sul Centro di cultura italo-araba.
La verità è che leghisti e PDL di Gravellona non hanno seriamente creduto nel referendum per opportunismo e codardia: non erano sicuri di vincere perché la maggioranza dei gravellonesi è migliore delle loro proposte demagogiche.
Lo dimostra il modo nascosto con cui scelsero di raccogliere le firme contro dei nostri concittadini. Non hanno coraggio e non sono abituati ad impegnarsi troppo in battaglie che migliorino la vita ai cittadini. Preferiscono occuparsi di bischerate (1), specie se queste azioni sono rivolte contro qualcuno.
A loro serviva per sollevare clamore su un falso problema prima delle elezioni. E la prova è data dal fatto che su questa tema (il centro islamico) per fortuna ora tacciono.
Sulle piscine l’amministrazione Di Titta ha ereditato nel 2004 una situazione Palazzetto paralizzata da continui ricorsi ed aree su cui non si erano ancora conclusi gli espropri e dopo cinque anni ha consegnato nelle mani di Giro un Palazzetto che poteva essere completato in breve tempo con la presenza di due piscine.  Le piscine sono profonde 160 cm. e sono adatte al  nuoto agonistico (nel rispetto delle norme CONI e FIN), nuoto di base (apprendimento formativo legato alla scuola) e al nuoto amatoriale.
La minoranza non saprà leggere lo Statuto ma Sindaco e maggioranza non sanno leggere un progetto. Noi lotteremo fino in fondo per fare esprimere le persone su questo tema perché lo riteniamo una scelta importante per la città .
Anche dichiarare che i cittadini sapevano che votando Giro avrebbero decretato la fine delle piscine è falso perché nel programma non vengono mai citate.
E poi Giro è il Sindaco dei suoi elettori o di tutti i cittadini come affermato all’insediamento?
Dopo pochi mesi dobbiamo credere che quelle erano solo parole di circostanza ?
Si ricordi anche di quel 51,5 di elettori che non lo hanno scelto e di quei 1.784 cittadini che nel giugno scorso nonsono andati alle urne.

(1)   Dal Dizionario della Lingua italiana Devoto-Oli: bischerata: s.f., pop. Stupidata, insulsaggine – Cosa da nulla

PD Circolo di Gravellona Toce

Manifestazione per il lavoro a Villadossola

image Giovedì 20 maggio nell’ambito dello SCIOPERO di 4 ORE promosso dai sindacati CGIL CISL e UIL per tutte le aziende in crisi, si terrà una manifestazione a Villadossola.
Concentramento alle ore 10,30 davanti all’ingresso adiacente allo scalo ferroviario della SIDER SCAL (ex SISMA)
corteo per le vie cittadine e conclusioni con comizio in Piazza Repubblica.
IL partito Democratico invita tutti i propri iscritti e simpatizzanti e tutti i cittadini del VCO a partecipare.

Walter Veltroni a Verbania: parla di jazz domenica 23 maggio

image Organizzato da "Teatro cultura 2010" , domenica 23 maggio appuntamento alle ore 18:00 per una conferenza sul JAZZ. Ospiti e relatori : On. Walter VELTRONI e Luciano LINZI, moderatore Franco FAYENZ.
Alle ore 21:00 Concerto Jazz "LA MUSICA DI NOI" colonna sonora del libro ‘NOI’ di Walter VELTRONI edito da RIZZOLI con Danilo REA (pianoforte), Stefano DI BATTISTA (saxofono), Roberto GATTO (batteria), Dario ROSCIGLIONE (contrabbasso).
Il tutto presso il palco adiacente Palazzo di Citta’ Lungolago di Pallanza (in caso di maltempo Conferenza e concerto si terranno c/o Auditorium della Scuola di Polizia Penitenziaria )
Prendete un romanzo (Noi, Rizzoli 2009) con i piedi ben piantati nel passato e lo sguardo felicemente rivolto verso il futuro che, attraverso gli occhi di quattro ragazzi, segue la storia del nostro Paese dal 1943 (il bombardamento di Roma) al 2025 Prendete nove indimenticabili classici della musica popolare italiana e internazionale, di quelli che vivono di linee melodiche che hanno sconfitto il tempo e che continuano a emozionare, ma anche a far pensare e divertire, e aggiungete un inedito – 2025 – (improvvisazione pura, con una melodia minimale sospesa nell’aria a rappresentare un futuro in assenza di atmosfera, che evoca lo spirito dello Stanley Kubric di 2001 Odissea nello spazio); prendete una nuova, coraggiosa e illuminata, etichetta discografica (Alice Records), che fa di qualità, ricerca e innovazione, bussola e sestante per orientare la sua navigazione; aggiungete un direttore artistico sui generis (Walter Veltroni), autore del romanzo in questione e grande appassionato di musica popolare e, infine, affidate il tutto a quattro tra i più grandi nomi del panorama jazz non solo italiano, ma internazionale: Dario Rosciglione (contrabbasso), Roberto Gatto (batteria), Danilo Rea (pianoforte) e Stefano Di Battista (sassofono): mescolate (non agitate) e lasciate decantare.
Otterrete Noi, una delle produzioni discografiche più interessanti del 2010: uno di quegli album che dimostrano che la musica ben scritta, ben arrangiata, ben suonata e ben prodotta non teme alcuna crisi, ma – anzi – rappresenta la risposta migliore a qualunque genere di crisi.
Nato da un’idea dello stesso Veltroni e di Raffaele Ranucci (fondatore, insieme a Dario Rosciglione e Giorgio Cipressi, di Alice Records) e registrato, in diretta, in due giorni di full immersion creativa presso gli studi Forum di Roma, Noi è uno di quei dischi (purtroppo sempre più rari) che vivono della felice combinazione tra il fil rouge di un’idea tematica guida (che lo rende a suo modo un concept), una selezione particolamente indovinata di brani popolari ma adatti ad essere vestiti di jazz e, naturalmente, la personalità, la creatività, le idee, il suono e il genio di quattro straordinari musicisti.
Risultato? Un pool tanto ricco quanto variegato di autori (Bixio, Rota, Karradine, Lennon, Stevens e Sting, solo per ricordare qualche nome), per una tracklist che suona come un particolarissimo e affascinante best of. Una lunga storia in musica nella quale si fondono, con invidiabile equilibrio, generi, linguaggi e stagioni tra loro molto diverse da Parlami d’amore Mariù (1932) a Video Killed The Radio Star (1979: l’unico brano realizzato in trio senza il sax, con qualche "invenzione armonica che migliora il pezzo e lo rende ancora più nobile" – parola di Roberto Gatto); da Una carezza in un pugno (1968) a Don’t Stand So Close To Me (1980); da 81/2 (1963; colonna sonora dell’omonimo film, premio Oscar per Fellini, anche se pochi sanno che, in realtà, il brano si chiama "Passerella d’addio") a Jealous Guy (1971), da Città vuota (1963), a Father And Son (1970) a I’m Easy (1975): Oscar come migliore canzone, nell’indimenticabile Nashville di Robert Altman.

Il merito di questa preziosa e raffinata fusione, che riesce a cucire – con intelligenza, gusto e sapienza musicale – il mare del pop al cielo del jazz, regalandoci un album in grado di incontrare cultura, gusti ed esigenze di pubblici molto diversi tra loro, va tutto alla sensibilità, all’espressività, all’invenzione di quattro straordinari musicisti. Quattro visioni, quattro suoni, quattro voci (quattro sono anche i protagonisti del romanzo di Veltroni e le generazioni oggetto del loro narrare) che, senza stravolgere ma rispettando spirito, identità e senso dei brani originali, ne offrono una lettura inedita, personale e affascinante, rivelandone proprietà, qualità e colori sconosciuti.

Da segnalare, all’interno di un insieme estremamente godibile e assolutamente privo di ombre od opacità, 81/2 (che Dario Rosciglione considera "particolarmente impegnativo da volgere al jazz, considerati lo stile circense e la natura bandistica dell’originale" e che ha catturato e divertito particolarmente Stefano Di Battista, per il "sorprendente contrasto tra una partenza molto lirica e un finale così libero da risultare quasi free"), Una carezza in un pugno (secondo Rosciglione, "il più impegnativo da rileggere in chiave jazz", anche perché – concorda Gatto – "è uno di quei pezzi che col jazz hanno poco a che fare" e che, come Città vuota, sono venuti talmente bene all’origine e sono così ben caratterizzati che, quando hai in testa la versione originale, è davvero molto difficile metterci le mani"), Parlami d’amore Mariù (qui in una pregevole versione jazz-waltz) e Jealous Guy, che – sebbene sia, come tutti i brani di Noi del resto, un pezzo esclusivamente strumentale – si presenta, secondo Rosciglione, "con le carte in regola per diventare una vera e propria radio-hit, almeno sulle frequenze e nei programmi che ospitano questo genere di produzioni". E proprio il brano di John Lennon è il preferito di Danilo Rea.
"Spesso – rileva Rea – si pensa che i compositori pop siano fragili, che le loro melodie siano banali e che nell’armonia non ci siano gli accordi giusti. Ma è un errore: più il tema è intellegibile e più comunica e la meravigliosa semplicità della sintesi del brano di Lennon ne è una straordinaria testimonianza".
Si deve a Rosciglione e Rea la stesura del canovaccio armonico dei diversi brani, sul quale ha preso vita l’improvvisazione dei quattro musicisti, in un procedere all’impronta, classico del jazz, con gli arrangiamenti che prendevano forma durante le esecuzioni. Secondo Stefano Di Battista, inizialmente dubbioso ("ho sempre un po’ di paura – confessa – ad intervenire all’interno di melodie così belle e così conosciute"), "in studio si è creata quella magia – quel quid che o nasce o non nasce – che ha portato la serenità e l’entusiasmo necessari a liberare la creatività, pur nel rispetto della natura di brani così importanti e significativi".
Una piacevole sorpresa anche per Roberto Gatto – "il gruppo si è praticamente formato per l’occasione e, anche se ci conosciamo bene, non avevamo mai suonato insieme" – per un lavoro che, "sebbene realizzato in tempi strettissimi, direttamente in studio e senza prove, è riuscito a dar vita ad un album particolarmente intenso e ricco di musica."
Di questo, infatti, si tratta: un disco nel quale quattro grandi esploratori del pianeta musica hanno ritrovato brani e autori che avevano accompagnato la loro formazione personale e musicale, per restituire loro parte di quanto a suo tempo ricevuto, aggiungendo la suggestione, l’energia, l’invenzione del loro vivere nella e per la musica e contribuendo a fare di questo Noi un piccolo classico: uno di quei dischi che – parafrasando Calvino – non smettono mai di dire ciò che hanno da dire.

Federalismo demaniale? Zanetta, dilla tutta!

imageIl senatore della destra Walter Zanetta, con una enfatica conferenza stampa, ha annunciato che grazie ad un suo emendamento (in una commissione di cui non fa parte!), si attuerà nel VCO il “federalismo dell’acqua” con il trasferimento dei canoni idrici demaniali alla Provincia.
Sorvoliamo pure sull’ansia quasi bulimica e ormai costante del senatore di mettere il cappello su cose prodotte da altri. E nel caso specifico dal Consiglio dei Ministri (che ha licenziato il testo lo scorso 17 dicembre) e dalla commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo presieduta dal sen. La Loggia (Pdl) e che vede relatori gli on. Corsaro (Pdl) e Causi (Pd) dove attualmente il provvedimento è incardinato e della quale il sen. Zanetta NON fa parte!!!
Ma nell’era del protagonismo mediatico, dove basta spararle, questo va pure capito!
Stiamo al merito della proposta. Il senatore ossolano annuncia che grazie a lui arriveranno nel VCO e all’Amministrazione Provinciale 6 milioni di euro. Ma ha letto bene il testo attualmente ancora in discussione?
Esso dice che “tutti i beni appartenenti al demanio idrico e relative pertinenze, nonché le opere idrauliche e di bonifica di competenza statale, ad esclusione dei beni di ambito sovraregionale” sono trasferiti a Regioni”, mentre alle Province “sono trasferiti limitatamente ai laghi chiusi”.
Quindi: il lago Maggiore resta statale, il Toce diventa della Regione e il lago di Mergozzo diventa della Provincia. Almeno sino a questo momento. (segue)
 Poi la Regione potrà demandare tale demanio alle Province, insieme con “una quota dei proventi dei canoni ricavati dalla utilizzazione del demanio idrico”. E qui, direbbe Zanetta col suo coro, inizia la festa! Invece qui iniziano i problemi! Diciamola tutta: a quel punto, diventando proprietario dei corsi d’acqua e delle opere idrauliche e di bonifica statale, la Provincia sarebbe l’unica responsabile della manutenzione e delle opere di ripristino danni. Tradotto: esonda l’Ovesca? Paga la Provincia. Crolla l’argine sul Toce? Lo rifà la Provincia. Il lago di Mergozzo tracima? La Provincia deve rimborsare artigiani, commercianti e alberghi. E con cosa, direte? Chiedetelo a Calderoli e Tremonti, e vi risponderanno: “ma con i canoni idrici, e che diamine”!
Nel frattempo, però, il medesimo decreto che Zanetta dice di aver concorso a scrivere, si conclude stabilendo che “il ministero dell’economia e delle finanza e è autorizzato ad apportare le occorrenti variazioni di bilancio per la RIDUZIONE degli stanziamenti” a favore degli enti locali nei confronti dei quali si provvede a trasferire il bene, sulla base “della congruità del valore del bene da parte dell’Agenzia del Demanio”. Tradotto: il lago di Mergozzo rende allo Stato -ad esempio-un milione di euro?  E io Stato, nel trasferire la proprietà alla provincia del VCO, diminuisco alla stessa i trasferimenti della stessa cifra!
Altro che paese del Bengodi! Infine, si consoli il consigliere comunale Mottini che pregusta già la valorizzazione delle caserme. Dal decreto sono tassativamente vietate le dismissioni di proprietà dei beni oggi di proprietà della Difesa (magari  per essere valorizzati da Difesa S.p.A., sulla falsariga del “modello Anemone”…), tutti i beni culturali, tutte le reti ivi comprese quelle energetiche, tutte le ferrovie! Cioè oltre il 90% del patrimonio statale. Secondo la Corte dei Conti stiamo parlando di un trasferimento pari al 3% del valore del patrimonio attuale degli enti locali. Insomma,un federalismo di facciata in cui lo Stato scarica i costi, si tiene i soldi e lascia ai senatori in cerca di ribalta lo spazio per provare a farsi campagna elettorale con qualche titolo di giornale ad effetto!