Sanità in Piemonte: no alla privatizzazione della salute che vuole Cota

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Da quanto riferito dai giornali, Cota, nel medio termine, intende modificare il piano sanitario per rendere operativo il “modello degli ospedali riuniti”, cioè la “dipendenza funzionale di piccoli e grandi ospedali sotto le aziende ospedaliere”.
Ciò significa in sostanza che il vero obiettivo del centrodestra sarà quello di introdurre anche in Piemonte un modello in cui le aziende sanitarie locali (ASL) gestiscono la prevenzione e i servizi territoriali, mentre le attività ospedaliere sono assicurate dalle aziende sanitarie ospedaliere (ASO) e da ospedali privati accreditati.
Si tratta di un modello contrario allo spirito delle leggi istitutive del Servizio Sanitario Nazionale, che chiaramente prevedono la presenza nella stessa ASL di servizi ospedalieri, territoriali e di prevenzione, attribuendo invece alle ASO le sole attività ospedaliere con caratteristiche di alta complessità e intensità e tali quindi da assumere una dimensione sovraterritoriale, spesso di riferimento regionale. Se si adottasse il modello lombardo, avremmo almeno le seguenti conseguenze:
– le ASL non sarebbero incentivate ad organizzare servizi territoriali alternativi o preventivi al ricovero ospedaliero, non essendo più a carico loro il costo ospedaliero. Ad esempio i ricoveri impropri in ospedale di anziani non autosufficienti troverebbero meno ostacoli;
– al contrario le ASO avrebbero interesse a ricoverare pazienti e anche a trattenerli più del dovuto al fine di introitare maggiori rette, con l’indiretto consenso delle stesse ASL;
– si faciliterebbe l’offerta di ospedalità privata, che diventerebbe concorrenziale rispetto agli ospedali pubblici o ai presidi. Con il risultato di un eccesso di offerta e di un mancato utilizzo della piena capacità produttiva degli ospedali pubblici.
In sintesi verrebbe meno la presa in carico globale della persona da parte di un’unica Azienda sanitaria e la continuità assistenziale; si incentiverebbero i costi impropri ospedalieri; verrebbe favorita la nascita o la crescita di ospedali privati, quando in Piemonte ve ne sono già troppi.
Se la Lombardia non sfora troppo i bilanci è perché, purtroppo, la sua offerta eccessiva richiama i “viaggi della speranza” di tanti cittadini di altre regioni. Si noti che il modello lombardo non è adottato in alcuna altra regione governata dal centrodestra.
Il Piemonte ha bisogno di continuare l’opera di razionalizzazione avviata dal centrosinistra, non di cambiamenti che sono in realtà autogol o favori ai privati.
PD Piemonte

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