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La giunta regionale punta sulla ricerca per uscire dalla crisi

imageLa presenza, oggi, della Presidente della Regione Piemonte, Marcedes Bresso, e di parte della Giunta Regionale ad illustrare i provvedimenti anti crisi assunti dalla Regione Piemonte è anche l’occasione per illustrare la recente delibera della Giunta con la quale sono stati ammessi a finanziamenti regionali per progetti di ricerca e di sviluppo industriale cinque aziende nella regione Piemonte, tra le quali il gruppo industriale Cover con sede nel VCo.
L’importanza della deliberazione sta nel fatto che la Regione avvierà presso la Comunità Europea una procedura di deroga rispetto alla normativa comunitaria in materia di aiuti alle grandi industrie. Vogliamo evidenziare il fatto che la regione Piemonte sta sostenendo in modo consistente l’attività di ricerca nel settore industriale, scelta questa assunta proprio per rendere competitivo il sistema produttivo piemontese nella sfida con altre regioni del mondo industrializzato.Questa scelta politica rilevante ha ricadute importanti anche nel Vco, perchétale delibera segue la previsione del Polo Innovativo sulle energie rinnovabili presso il Parco tecnologico. È una delibera di grande valore perchéil Vco sta attraversando l’ennesima fase di crisi industriale e sostenere, come sta facendo la Regione Piemonte, progetti di ricerca e di sviluppo industriale, consente di potere lavorare per una nuova e diversa fase di sviluppo economico.È importante crederci anche guardando alle numerose situazioni di crisi che toccano e coinvolgono centinaia di persone nella nostra Provincia, ma per poterlo fare è essenziale anche costruire fatti positivi.La deliberazione della Giunta regionale rappresenta un fatto positivo ed importante per il Vco e riassume la consapevolezza che anche nella nostra provincia vi sono elementi di eccellenza produttiva .
I consiglieri regionali

Aldo Reschigna e Marco Travaglini

CHIAREZZA SUL FUTURO DELLA SIDERSCAL DI VILLADOSSOLA”

image I Consiglieri regionali del Partito Democratico Aldo Reschigna e Marco Travaglini hanno presentato un’interrogazione con la quale chiedono all’Assessore regionale competente di fare chiarezza sulle prospettive dell’azienda Siderscal di Villadossola.
“Il Gruppo Beltrame, al quale la Siderscal appartiene – affermano Reschigna e Travaglini – ha ridotto drasticamente, nel corso dell’anno, le proprie vendite, passando da 1 milione e 200 mila tonnellate di laminati prodotti a 870 mila ed, in particolare, rileviamo che le riduzioni maggiori si sono verificate nello stabilimento Siderscal di Villadossola”.
 “Intendiamo ottenere risposte certe – continuano Reschigna e Travaglini – sul futuro degli 83 lavoratori della Siderscal di Villadossola che, attualmente, si trovano in cassa integrazione straordinaria. E’ giusto che queste persone che vivono una condizione di incertezza e preoccupazione sul futuro, sappiano che cosa li attenderà dopo il 16 giugno 2010, data di scadenza della cassa integrazione e se ci saranno possibilità di sopravvivenza per l’azienda”.

“I problemi della Siderscal – concludono i Consiglieri Reschigna e Travaglini – si aggiungono alla grave crisi economica che ha colpito molte aziende della nostra Provincia e deve essere assunta una posizione netta per garantire la riconversione oppure la ripresa di comparti industriali che, in passato, hanno rappresentato una risorsa per il territorio. Basti pensare che il complesso siderurgico dell’ex Sisma, dove è localizzata la Siderscal, negli Anni Sessanta dava lavoro ad oltre 2 mila persone, mentre oggi conta appena 83 lavoratori, tutti in cassa integrazione”.

Lagostina: interrogazione del PD in Parlamento

image Pubblichiamo l’interrogazione in merito al caso Lagostina, firmata da autorevoli parlamentari del Partito Democratico, a partire da Cesare Damiano, Piero Fassino, Enrico Letta e molti altri.
Un interrogazione tesa a smuovere il ministero del lavoro per assumere iniziative urgenti al fine di convocare un tavolo di confronto tra la direzione SEB e le organizzazioni sindacali, allo scopo di favorire un accordo che consenta di rilanciare il marchio Lagostina e fare in modo che l’azienda presenti un piano industriale, che consenta di salvaguardare le condizioni occupazionali dei lavoratori dell’azienda medesima. Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico.
– Per sapere – premesso che: nel dicembre 2005 la Lagostina spa, azienda specializzata nella produzione di articoli casalinghi in acciaio inossidabile e posaterie, veniva rilevata dalla multinazionale SEB, proprietaria anche dei marchi
Rowenta, Tefal, Moulinex, Krups, la quale presentava un piano industriale mirante al rilancio dell’azienda medesima;
il piano industriale prevedeva un esubero di 70 dipendenti, nei confronti dei quali veniva previsto un biennio di cassa integrazione e l’apertura della procedura di mobilità; nel corso dei due anni di applicazione degli ammortizzatori sociali previsti, però, le Organizzazioni sindacali e le rappresentanze sindacali unitarie lamentavano una gestione non rispondente alle dichiarazioni programmatiche fatte al momento dell’acquisizione;
in particolare, i lavoratori e le organizzazioni sindacali criticavano la mancata realizzazione di prodotti di «alta gamma», dovuta all’inadeguatezza degli impianti produttivi esistenti, concepiti per grandi lotti di produzione, e alla carente formazione professionale del personale, impoverito dall’espulsione dei 70 dipendenti dichiarati in esubero dal piano industriale e non adeguatamente formato per produrre l’auspicata alta qualità;
il mancato raggiungimento dei volumi di produzione previsti – si è passati dal milione e 137.000 pezzi prodotti il primo anno ai 650.000 del 2008 – aggiunto all’espropriazione dell’autonomia decisionale della Lagostina spa, che aveva consentito all’azienda in oggetto di divenire leader mondiale nel suo campo e alla cancellazione della rete vendita esistente, hanno provocato l’allontanamento dei clienti storici della Lagostina spa, i quali si sono progressivamente rivolti ai concorrenti;
l’«esodo» verso altre aziende della clientela più affezionata è stato facilitato anche da altre scelte aziendali, assai discutibili: la scomparsa, ad Omegna, del reparto di ricerca e innovazione del prodotto e il mancato lancio di nuovi prodotti, dato che, dal momento dell’acquisizione, si è sempre e solo effettuato un restyling di prodotti già esistenti negli anni ’70 e ’80 in Lagostina;
la critica situazione della Lagostina finora descritta sembra, però, destinata a peggiorare nel futuro, visto che l’8 settembre 2009 la SEB ha presentato, verbalmente, alle organizzazioni sindacali e alle rappresentanze sindacali unitarie, un piano industriale per gli anni 2010 e 2011, il quale più che prevedere una riorganizzazione e ristrutturazione dell’azienda sembra preludere a una sua dismissione;
il nuovo piano industriale prevede una drastica diminuzione dei volumi di produzione, che scenderebbero a 350.000 pezzi, di cui solo 100.000 di pentole a pressione (Lagostina è leader in questo settore, detenendo l’8 per cento del mercato); la produzione della pentola a pressione classica Lagostina verrebbe spostata per ragioni economiche in Turchia, mentre lo stabilimento di Omegna si specializzerebbe nella produzione della pentola a pressione e del pentolone classico, a detta della SEB, di «alta gamma»;
tale progetto lascia perplessi poiché, come già detto, gli impianti produttivi esistenti non consentono lavorazioni diverse da quelle effettuate sinora e, senza la volontà di investire somme cospicue per l’ammodernamento degli impianti e per la formazione del personale, sembra molto difficile poter provvedere alla produzione di prodotti di
«alta gamma»;
l’aspetto più drammatico del nuovo piano industriale è costituito dalla previsione di 73 lavoratori, su 180 dipendenti, in esubero; gli ammortizzatori sociali esistenti sono inapplicabili per la Lagostina, poiché già quasi tutti utilizzati nel quinquennio in scadenza nel 2010, ma l’azienda ha preannunciato l’intenzione di aprire la procedura di mobilità,
la quale è aspramente criticata dalle organizzazioni sindacali e dalle rappresentanze sindacali unitarie, che mirano invece alla modifica del piano illustrato dalla dirigenza della SEB e chiedono un rilancio
dell’azienda, partendo dalle enormi potenzialità rappresentate ancor oggi
dal marchio Lagostina -:
se non ritenga di assumere iniziative urgenti al fine di convocare un tavolo di confronto tra la direzione SEB e le organizzazioni sindacali e le rappresentanze sindacali unitarie, allo scopo di favorire un accordo che consenta di rilanciare il marchio Lagostina e fare in modo che l’azienda presenti un piano industriale, che consenta di salvaguardare le condizioni occupazionali dei lavoratori dell’azienda medesima.(5-01820)
Interrogazione a risposta in Commissione 5-01820
presentata da
CESARE DAMIANO
mercoledì 23 settembre 2009, seduta n.219
DAMIANO, BOCCUZZI, ROSSOMANDO, GIORGIO MERLO, FASSINO,
BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, CODURELLI, GATTI, GNECCHI, LETTA,
MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI, SANTAGATA, SCHIRRU,
CALGARO, VERNETTI, ESPOSITO, PORTAS, LUCà, LOVELLI, BARBI e
FIORIO. –

LAGOSTINA : Presentata un’interrogazione in regione dei consiglieri PD.

Riportiamo l’interrogazione presentata oggi, dai consiglieri regionali Reschigna e Travaglini, sui problemi legati alla crisi della Lagostina.
Appreso che nei prossimi giorni verranno aperte le procedure di mobilità per 73 dipendenti della Lagostina, una delle aziende del casalingo più importanti a livello nazionale;
considerato che 73 persone – 62 operai e 11 impiegati – su un totale di 180 dipendenti, rischiano di perdere il posto di lavoro;
considerato, altresì, che questa situazione si inserisce in un contesto di grave crisi, un vero e proprio “bollettino di guerra”, dell’economia del VCO: aziende che chiudono i battenti, strozzate dalla crisi e dalla mancanza di liquidità, cassa integrazione a livelli record, licenziamenti raddoppiati in un solo anno; nel piano industriale presentato dalla direzione della Lagostina è scomparsa del tutto la produzione della pentola a pressione, forse il prodotto più popolare dell’azienda, che, infatti, non sarà più prodotta nel capoluogo cusiano bensì in Turchia;
per il settore del classico, cioè del pentolame tradizionale, verranno prodotti solo 200mila pezzi, un quinto rispetto alla produzione di un milione di pezzi preventivata al momento dell’acquisizione dell’azienda da parte della multinazionale francese Seb;
di fronte ad uno scenario così grave e preoccupante, i sindacati hanno preannunciato una dura opposizione e la collettività e le istituzioni locali si stanno attivando per chiedere il ritiro del piano industriale aziendale e la sua riformulazione con il mantenimento degli attuali livelli occupazionali.
INTERROGA
la Giunta regionale e l’Assessore competente per sapere
quali iniziative intendano promuovere al fine di ottenere il mantenimento dell’attività produttiva e dei livelli occupazionali.
Primi firmatari, Marco TRAVAGLINI Aldo RESCHIGNA

PD Ufficio Stampa

LAGOSTINA : 73 ESUBERI. Aggrediamo la crisi

image Presentato oggi ai sindacati il piano industriale dell’azienda che prevede l’apertura della procedura di messa in mobilita, nei prossimi giorni, per 73 dipendenti. Di questi 62 sono operai e 11 impiegati su un totale di 180 lavoratori in organico.
Questa la nuda verità dei fatti.
Verrebbe da commentare sul fatto che Berlusconi ha affermato, anche oggi, che la crisi è finita, sull’ipocrisia del centro destra che non ha messo in campo quanto necessario per tentare di contrastare questo smottamento dell’economia.
Una crisi che nel VCO è ancora più grave nel colpire comparti storici del nostro tessuto economico.
Ovviamente, la crisi non è certo finita per le 73 famiglie ora coinvolte.
Riteniamo che questa nuova botta all’economia locale debba necessariamente mettere al centro della discussione politica nel VCO il vero tema dominante: quello del lavoro. Trovare risposte non è certo semplice, ma stare zitti sarebbe delittuoso. È ora che la politica e le forze istituzionali tutte facciano, sino in fondo, la loro parte. Nelle prossime ore ci mobiliteremo come Partito Democratico per dare il nostro contributo ad evitare l’ennesimo colpo all’economia del VCO e soprattutto una ferita gravissima alle famiglie e agli operai coinvolti.
In questo direzione riportiamo il contributo di Marco Travaglini, consigliere regionale
Aggredire la crisi, difendendo occupazione,imprese e famiglie
l’autunno alle porte ci consegna un quadro economico e sociale a tinte fosche.
Per le famiglie, i lavoratori e le imprese la situazione resta molto difficile e, secondo i dati sul calo della domanda e sul vertiginoso aumento della cassa integrazione, i mesi più duri saranno quelli che vanno da ottobre a gennaio. La crisi economica è ormai al giro di boa? Purtroppo,no. Lo stato dell’economia sembra un “bollettino di guerra” : centinaia di aziende hanno chiuso i battenti, strozzate dalla crisi e dalla mancanza di liquidità; la cassa integrazione è schizzata a livelli record e nei primi sei mesi del 2009 sono quadruplicate le domande di “cassa” in deroga rispetto al totale dell’anno precedente. Nel VCO, in un anno, sono raddoppiati i licenziamenti, soprattutto nelle piccole imprese e l’impennata nell’utilizzo degli ammortizzatori sociali parla inequivocabilmente di una crisi diffusa e dell’ampiezza del disagio economico e sociale che porta con se.
Come Regione non ci siamo limitati a “monitorare” i fenomeni ma abbiamo messo in campo interventi concreti: dalla declinazione regionale del Piano Casa che potrà portare una boccata d’ossigeno nel settore edile al fondo di riassicurazione per facilitare le piccole e medie imprese nell’accesso al credito, dagli interventi di sostegno al reddito alle risorse stanziate per la lotta alla disoccupazione. Abbiano anche dato corso all’impegno sul pagamento dei debiti delle Asl verso i fornitori, stanziando centinaia di milioni di euro.
L’impegno È adesso quello di accelerare le procedure sulle misure di sostegno finora messe in atto e di porsi come obiettivo prossimo l’attuazione di politiche attive confidando che anche lo Stato torni a fare la sua parte. Ma non ci si limita va contrastare la crisi.
Bisogna pensare anche al futuro e far questo vuol dire investire sulle fonti rinnovabili per sostenere lo sviluppo, rilanciare l’economia, ridurre i consumi, proteggere l’ambiente. Il Piemonte nel giugno del 2008 ha lanciato il programma Uniamo le energie. In un anno sono stati realizzati i primi interventi di efficienza energetica e di produzione di energia da fonti rinnovabili con una ricaduta sul patrimonio edilizio pubblico del nostro territorio e attivati tre bandi per il risparmio dei consumi energetici e per la produzione di energia rinnovabile negli insediamenti produttivi. Inoltre abbiamo firmato un accordo con Enel per ridurre le emissioni di gas effetto serra, potenziando la produzione di energia idroelettrica, eolica e fotovoltaica, e uno con la Regione Puglia per la cooperazione e la piena condivisione degli obiettivi nella produzione di energia da fonti rinnovabili. Investire sulle energie rinnovabili è un grande progetto non solo per il futuro del Piemonte ma dell’intero Paese. Ogni risorsa finanziaria che riusciremo a trasferire su fonti rinnovabili ci darà non solo energia pulita e un ambiente migliore in cui vivere, ma anche opportunità di lavoro per le nostre imprese, quindi per l’intero territorio. Se non è questa una risposta alla crisi..
Marco Travaglini

Ruoli incompatibili o, almeno, inopportuni

(Riceviamo e pubblichiamo)
Molte persone, impegnate in politica, non si accontentano di un incarico, ma ne ricoprono molteplici; è un cattivo costume e anche un motivo della disaffezione dei cittadini verso la politica e addirittura verso la partecipazione al voto. I dati delle recenti elezioni (oltre a quelli del referendum) lo confermano.
Sia pure in modo discreto (forse avremmo dovuto insistere maggiormente) abbiamo sottolineato queste incongruenze nei confronti del neo eletto Presidente della Provincia Massimo Nobili, il quale continua a rivestire incarichi incompatibili con il suo attuale ruolo; non si tratta di incompatibilità giuridica (quella prevista dalle leggi), bensì di incompatibilità politica, ma anche funzionale e dunque sostanziale (è praticamente impossibile avere il tempo di occuparsi di altre cose quando si ha un incarico esecutivo in Provincia). Ribadiamo la necessità che Massimo Nobili si dimetta da subito (non alla cosidetta “scadenza naturale” ) da tutte le altre cariche ricoperte.  Nella nuova Amministrazione Provinciale ci sono però altri casi simili. Il più grave riguarda il vice Presidente Paolo Marchioni che, come è noto, oltre a tutte le deleghe ricevute, è uno dei cinque consiglieri di amministrazione della più importante azienda italiana che è l’ENI. Qui il problema rasenta anche l’incompatibilità giuridica in quanto l’ENI è azienda controllante della Syndial, ovvero del soggetto che dovrebbe operare la bonifica del sito industriale di Pieve Vergonte; come fa Marchioni, tra l’altro assessore delegato ai problemi legali, difendere la Provincia nelle cause aperte con Syndial, visto che deve anche difendere gli interessi di ENI?
Tra gli assessori provinciali ci sono inoltre altri casi (forse minori) di incompatibilità o inopportunità: ci riferiamo a Cottini e Preioni che sono anche Sindaci ed è difficile conciliare i due ruoli quando, ad esempio, si tratta di intervenire o non intervenire con iniziative della Provincia nei territori di quei Comuni.
Personalmente ritengo (e questo vale in maniera trasversale) che, in uno stesso territorio,  a meno che lo preveda espressamente la normativa e sia un compito d’ufficio, nessun amministratore dovrebbe sovrapporre più incarichi amministrativi anche se non vige un formale divieto di legge: invece molti sono contemporaneamente Sindaci, assessori o consiglieri in più enti; mi permetto, sommessamente, di chiedere loro di fare una scelta.
Sarebbe un bel segnale e, nel caso della Provincia, aiuterebbe anche a rendere credibile il ruolo che questo Ente ha e che molti stanno mettendo in dubbio!
Gianni Desanti, circolo PD Omegna.