Nei prossimi giorni verranno assunte le decisioni sul futuro delle province ed il dibattito che si è avviato lo dico molto francamente non mi appare molto serio.
Cerco di spiegare la mia posizione anche se mi rendo conto rischia di apparire minoritaria, ma una cosa ho imparato in tutti questi anni ed è il valore della coerenza dei comportamenti.
Il problema si è posto nell’estate dell’anno scorso quando la manovra di Tremonti prevedeva la cancellazione delle province sotto i 300.000 abitanti.
Il tema con alterne vicende si è riproposto con il governo Monti ed oggi siamo nel momento di decidere il futuro. In questo quadro le Province piemontesi qualche mese addietro hanno detto in sintesi al governo: basta provvedimenti calati dall’alto noi siamo capaci di accogliere la sfida del cambiamento e ti presentiamo la nostra riforma che prevede per il Piemonte il passaggio da 8 a 4 province.
La proposta è stata portata ad esempio come la capacità locale del sistema delle province piemontesi di autoriformarsi. Oggi tutto ciò sembra svanire nel nulla. Si è parlato in queste settimane di fare la provincia di quadrante poi subito di tornare con Novara e quindi di avere in Piemonte non 4 ma 6 province poi qualcuno ha proposto di andare a fare la provincia con Varese,
Como, Sondrio e quant’altro.
Non mi piace quando si fa i riformatori avendo la pistola puntata alla tempia e poi appena la pistola si sposta si vuole conservare il più possibile lo status quo.
Assisteremo ad una situazione assurda che facendo la provincia con Novara quando si faranno le politiche sui rifiuti la provincia di Novara e Verbania dovrà fare una convenzione con la provincia di Vercelli e Biella per gestire tale funzione che sarà una delle poche assieme all’edilizia scolastica ed alla viabilità di cui si occuperanno le province, alla faccia della semplificazione e della riduzione dell’intervento pubblico.
Confesso di avere poca fiducia in questo modo di fare che non tiene conto che questa drammatica crisi che colpisce imprese e famiglie deve imporre un radicale e ragionato cambiamento della organizzazione della pubblica amministrazione per liberare
risorse per lo sviluppo economico e per il sistema dei servizi.
Queste solo le sfide che richiedono una coerenza di comportamenti e la piena consapevolezza della gravità della condizione del nostro paese.
Aldo Reschigna consigliere regionale
L’attualità del pensiero di Alex Langer mentre la Terra va “in rosso”
Secondo i calcoli del Global Footprint Network, lo scorso 22 agosto è stato il giorno in cui l’umanità ha consumato tutte le risorse che il Pianeta potrà produrre in tutto il 2012. Pur essendo ancora lontani dalla fine dell’anno la Terra è andata «in rosso», in riserva. Si sono esauriti ufficialmente i beni naturali che il pianeta è in grado di rigenerare in un anno.
Praticamente, in soli 234 giorni, anziché 365, abbiamo sperperato tutto quello che il pianeta ha da offrire a chi ci vive. Siamo quindi giunti in larghissimo anticipo al «Global Overshoot Day», concetto ideato dalla New Economics Foundation di Londra, che calcola il rapporto tra la biocapacità globale (l’ammontare di risorse naturali che la Terra genera ogni anno) e l’impronta ecologica (la quantità di risorse e di servizi che richiede l’umanità), moltiplicato per tutti i giorni dell’anno. L’Overshoot Day, venticinque anni fa cadeva in dicembre, ora è arrivato ad agosto.
E gli studiosi ci avvertono: l’umanità avrebbe bisogno di una Terra e mezza ed è il momento di pensare al futuro e di invertire la tendenza.
Vi propongo una riflessione di Alex Langer, datata 1990 (22 anni fa!) ma attualissima. E’ la “lettera a San Cristoforo” in cui declina il senso della “traversata” che oggi s’impone come necessaria.
Tema che l’intellettuale altoatesino riprese nel Natale del 1994, pochi mesi prima di togliersi la vita, parlando in un Convegno giovanile di Assisi, avanzando l’idea di ribaltare il motto legato alle competizioni olimpiche, che tanto bene riesce a riassumere la nostra civiltà odierna: “Citius, altius e fortius”, più veloce, più alto, più forte.
Alex proponeva di rivedere al contrario le tre incitazioni, proponendo quindi “Lentius, profundius e soavius”: più lenti invece che più veloci, più in profondità invece che più in alto, più dolcemente invece che con più forza. Il bisogno di riscoprire e praticare dei limiti: rallentare (i ritmi di crescita e di sfruttamento), abbassare (i tassi di inquinamento, di produzione, di consumo), attenuare (la nostra pressione verso la biosfera, ogni forma di violenza). Qualcosa di difficile da accettare, difficile da fare, difficile persino a dirsi. Ma necessario.
Bene, io credo che una delle sfide più alte per una politica che abbia la dignità di essere ciò che dovrebbe essere ( l’arte di governare le società, per il bene comune) stia proprio in questo, soprattutto in tempi di crisi dove la sobrietà è quasi imposta ma le diseguaglianze, i problemi e i rischi aumentano. La “lettera a San Cristoforo” la potete leggere cliccando qua.
E’ una buona lettura, consigliabile a chi non ha rinunciato a migliorare se stesso e il mondo che ci circonda.
Marco Travaglini
Il Verbano in ginocchio per il maltempo, in Provincia litigano e l’assessore alla protezione civile è “licenziato”.
In queste ore nella giunta provinciale è in atto un litigio politico furibondo che, se non fosse capitato in un momento drammatico come questo, si potrebbe definire comico.
Il Presidente Massimo Nobili e l’assessore alla protezione civile Bendotti litigano in queste ore sui mass-media perché l’esponente della Lega ha dichiarato “di non essere stato informato di quanto sabato stava accadendo a Verbania”.
Litigio che è finito con il ritiro delle deleghe alla protezione civile a Bendotti da parte dello stesso presidente Nobili che lo accusa di come “in questo frangente ha confermato come non sia la persona idonea a rivestire il ruolo di referente politico della protezione civile provinciale”.
Situazione “comica” perché da l’idea di una giunta provinciale allo sbaraglio, perché si scontra sui giornali al posto di spiegarsi a testimonianza della rissosità e dell’assoluta mancanza di coesione tra Lega Nord e PDL, perché Nobili scrive di una “conferma” della non idoneità di Bendotti a fare l’assessore (evidentemente per Nobili, Bendotti ne ha combinate altre in passato).
Insomma un teatrino del centro-destra poco dignitoso.
Drammatico e vergognoso però è che questo avvenga nelle ore in cui, più che mai, ci sarebbe voluto un assessore provinciale alla protezione civile nel pieno delle sue funzioni, capace di coordinare con Prefettura, sindaci e forze dell’ordine il lavoro sul campo.
Invece litigano e nel momento in cui servirebbe di più l’assessore alla protezione civile viene “licenziato” in tronco.
Dovremmo discutere di come trovare le risorse necessarie, evitando di alzare le accise sulla benzina, ascoltando magari l’invito del consigliere del Pd verbanese Claudio Zanotti a rivedere il progetto del Pisu, ed invece chi governa questo territorio si divide.
Segreteria Pd VCO
Ufficio Stampa
Danni maltempo nel Verbano. Nessuna polemica, ma no a nuove tasse.
Non intendo sottovalutare la gravità dell’evento che sabato sera ha colpito Verbania, Baveno, Stresa e Ghiffa e nemmeno utilizzare tutto ciò per polemiche politiche che lascio volentieri ad altri, perché quando una comunità è colpita occorre che ognuno faccia tutto ciò che serve per riprendere velocemente un cammino.
Quello che però voglio evitare è il ricorrere a facili soluzioni e meno che meno far sempre pagare il prezzo direttamente o indirettamente sulle tasche dei cittadini, soprattutto in questo momento.
Per queste ragioni dico a Valerio Cattaneo che prima di applicare nuove imposte o tasse (perché’ incrementare le accise sulla benzina è, di fatto, una nuova imposta) facciamo applicare le leggi che ci sono e che la giunta regionale non sta applicando.
Infatti, il 26 luglio del 2011 la regione Piemonte ha approvato una legge che dando applicazione ad una precedente del 1993 (la n.47) sostituisce la imposta regionale sui carburanti affermando, all’art.2, che i proventi di tale imposta sono destinati al finanziamento degli interventi necessari a fronteggiare eventi calamitosi verificatesi nel territorio regionale.
La legge di bilancio per l’anno 2012 prevede conseguentemente in entrata, per la prima volta, l’importo di 27 milioni di euro al capitolo 12185r, derivante dalla imposta regionale sul consumo delle benzine (art.2 legge regionale 11 del 2011); legge ricordo che destinava i proventi per far fronte agli eventi calamitosi verificatisi nel territorio regionale.
Sapete quante di queste risorse sono destinate per tali eventi nel bilancio della regione Piemonte: zero euro.
La giunta regionale fa approvare una legge che prevede una nuova entrata per finalizzarla ad interventi quali quelli accaduti sabato sera e poi invece usa le risorse per altri scopi. Una cosa non corretta.
Sono queste le ragioni per cui dico a tutti coloro che oggi propongono un ulteriore incremento delle accise sui carburanti, di far prima applicare la legge che questa giunta regionale ha voluto e che questa giunta regionale non sta rispettando.
Sono queste le ragioni per cui ieri ho voluto rappresentare che non possono sempre essere i cittadini a pagare sempre.
Se i 27 milioni di euro di euro ritornano alla destinazione che la legge prevede non abbiamo bisogno di nuovi incrementi del costo dei carburanti per finanziare i danni che sono davanti nostri occhi.
Colgo l’occasione per ritornare su un tema.
A Verbania è stato modificato il paesaggio dopo sabato sera e questo mi sembra il problema principale: stravolti i lungo laghi di Intra e Pallanza, i parchi interni Villa Taranto e villa San Remigio.
Condivido il messaggio forte di una città che vuole e deve ritornare velocemente alla normalità e che deve dire a chiare lettere che non fra un anno o due anni, ma che l’anno prossimo Villa Taranto riaprirà perché diventi il simbolo della voglia di andare avanti e semmai essere ancora di più elemento della nostra offerta turistica.
Aldo Reschigna
capogruppo Pd in consiglio regionale
È indubbia l’eccezionalità dell’evento atmosferico che si è verificato sabato sera in particolare in alcune zone di Verbania e a Baveno. Lo scenario che si è manifestato domenica mattina ha reso a tutti evidente la gravità della situazione.
Rispetto alla situazione verificatasi nel nostro territorio credo sia opportuno individuare percorsi e obiettivi chiari. Il primo percorso è quello dell’esatta quantificazione dei danni pubblici e privati e la puntuale verifica di tutto ciò che non è coperto da polizze assicurative. In secondo luogo occorre un intervento urgente che ripristini il sistema dei parchi e dei giardini che è elemento fondamentale dell’offerta turistica del lago Maggiore.
Le drammatiche situazioni in cui versano ilgiardino botanico di Villa Taranto e Villa San Remigio sono priorità urgenti che vanno affrontatenon dimenticando che Villa Taranto è di proprietà dello Stato e che Villa San Remigio appartienealla Regione Piemonte e che, quindi, degli interventi indispensabili e urgenti devono farsi carico ledue proprietà e non certo gravare sulle tasse dei cittadini aumentando l’accise sui carburanti.
Faccio questa considerazione perché è bene non dimenticare che l’unica conseguenza delladichiarazione dello stato di calamità sarebbe proprio la possibilità per la Regione di aumentarel’accise sulle benzine per finanziare gli interventi di ripristino. Ma già quest’anno sia lo Stato sia laRegione hanno applicato incrementi delle accise sulle benzine e questo sistema non può costituirel’unico strumento a cui ricorrere in quanto viene fatto pagare ai cittadini ed è un incremento chedurerebbe nel tempo.
Per il giardino botanico Villa Taranto deve essere chiesto al Governo di finanziare gliinterventi di recupero, vista la proprietà statale, o di autorizzare l’Ente Giardino a fare tutti gliinterventi necessari scomputando gli investimenti dai canoni di concessione che l’Ente versa alloStato.
Rimane poi il problema dei danni all’arredo pubblico che devono essere quantificati e suiquali ricercare le soluzioni di intervento tra Stato, Regione ed enti locali. Chiedo anche di verificare,rispetto agli interventi privati non coperti da assicurazione, la possibilità di usare fondi rotativi checonsentano il finanziamento ai privati senza interessi dei danni subiti.
Faccio queste proposte considerando il fatto che un ulteriore incremento delle accise suicarburanti, conseguenza unica della dichiarazione dello stato di calamità, non può essere la primasoluzione da cui partire ma semmai l’ultima a cui giungere per evitare prelievi forzosi sui cittadinidestinati a durare negli anni.
Aldo RESCHIGNA
Presidente Gruppo Regionale PD
In ricordo di Giapparize Laurenti
Lunedì, a 93 anni, se n’è andato anche lui, chiudendo una bella vicenda nata tra le tragedie della guerra, tra il Lago Maggiore e le montagne.
Ho conosciuto Laurenti nei primi anni 80.
Per me è stato sempre un grande amico e compagno, ma Laurenti , per la sua cordialità e disponibilità al dialogo era, credo, l’amico di tutti.
Ci incontravamo spesso perchè abitiamo nello stesso Viale, a qualche centinaio di metri di distanza.
L’incontro era sempre l’occasione per scambiarci semplici e brevi considerazioni sulla situazione politica; una volta all’anno poi, in occasione del tesseramento al Partito, ci soffermavamo per uno scambio di informazioni più generali.
Fu in uno di questi incontri che mi rivelò che lui non votava perchè non aveva la cittadinanza italiana, nemmeno quella onoraria che forse sarebbe stato doveroso accordargli per il suo passato di partigiano e di cittadino esemplare.
Molto probabilmente quella cittadinanza lui non l’aveva mai chiesta e nessuno si era fatto carico di riconoscergliela.
Comunque lui era fiero di essere Georgiano, essendo nato e cresciuto a Gadei o Galei, un paese a circa 100 km da Tiblisi, il 19 aprile de 1919; ha sempre mantenuto i contatti con la sua terra e i suoi familiari.
A proposito del suo essere compagno, iscritto e sostenitore, prima del PCI, poi dei PDS, dei DS ed infine del Partito Democratico, vorrei ricordare un episodio del maggio/giugno dello scorso anno: giunto in auto da V.le San Giuseppe alla rotonda di via XXIV maggio, scorgevo Laurenti che venendo da casa sua, che si trova a pochi passi dalla rotonda, inciampava sul marciapiede e finiva a terra.
Immediatamente si bloccava un furgoncino per prestargli assistenza, anch’io bloccavo l’auto nella rotonda e lo aiutavo a rialzarsi: aveva le mani sanguinanti per qualche escoriazione subita nella caduta. Cercavo di convincerlo a ritornare a casa, ma lui si preoccupava della mia auto lasciata in un posto dove non è consentita la sosta. Lui continuava ad insistere di essere in grado di ritornare da solo a casa, ma prima di lasciarmi, infilava la mano nella tasca posteriore, estraeva 50 euro e me
li porgeva dicendomi: portami la tessera.
Io gli rispondevo che non mi sembrava proprio il caso e il momento di pensare alla tessera e comunque di stare tranquillo che gliela avrei portata e poi l’avrebbe pagata. Non c’è stato niente da fare: ho dovuto prendermi i 50 euro. Questo era il
compagno Laurenti Giapparize.
Quando qualche giorno dopo gli portai la tessera e dopo una lunga chiacchierata concordai con lui di registrare un intervista per lasciare traccia delle cose che ci raccontavamo.
L’intervista la feci il 27 dicembre dello scorso anno e lui mi raccontò, con il suo solito sorriso bonario, le vicende più dure e difficili della sua esistenza.
Gli chiesi: “Cosa ricordi del periodo della Resistenza in montagna?” Fame e freddo, fame e freddo, mi rispose, ripetendolo più volte e accompagnandolo con un amaro sorriso, come dire: è passato anche questo brutto periodo.
Laurenti, giunto in Italia con un plotone di georgiani, comandati da un ufficiale georgiano agli ordini dei tedeschi, durante la liberazione di Domodossola nel settembre del 1944 , con tutto il suo plotone, compreso il comandante, era passato dalla parte dei Partigiani. Durante la Repubblica dell’Ossola aveva conosciuto Dionigi Superti, il comandante del Valdossola, col quale ha mantenuto rapporti di amicizia e di lavoro anche dopo la Liberazione.
Dopo la caduta di Domodossola, nell’ottobre del 1944, Superti era sconfinato in Svizzera, da dove ritornerà solo qualche giorno prima del 25 aprile 1945; in diciassette giorgiani, tra cui Laurenti, scelsero invece di raggiungere la Valgrande e di aggregarsi alla 85^ Brigata Valgrande Martiri di Mario Muneghina, che successivamente darà vita insieme alle altre formazioni del Verbano alla divisione Mario Flaim.
In Valgrande aveva conosciuto Maria Peron, la famosa infermiera dei Partigiani, che sposerà a Cicogna nell’ agosto del 1945 e dalla quale avrà due figli. Laurenti Giapparize è stato sempre in prima fila nelle manifestazioni legati alla Resistenza e alla
Liberazione.
Ai figli le più sentite condoglianze per la scomparsa di un uomo che è stato per molti di noi anche maestro di vita.
Giuseppe Natoli
Piu’ lavoro, piu’ uguaglianza, piu’ democrazia per guidare l’europa e l’italia fuori dalla crisi
Documento a cura di Sinistra in Rete – Coordinamento Piemonte
Oggi, nel pieno della più drammatica crisi economica e sociale del dopoguerra, di fronte ad un Paese attonito e impaurito, schiacciato dalla morsa della recessione, privato di prospettive per il futuro che non siano all’insegna della precarietà, dell’incertezza e della drammatica riduzione di tutele, servizi, tenore e stili di vita, di fronte a pulsioni e tentazioni di riduzione e marginalizzazione della democrazia a favore delle scorciatoie populiste e delle deleghe tecnocratiche; il Partito Democratico ha la responsabilità di indicare, candidandosi alla guida del governo del Paese, il percorso per uscire dalla crisi, per restituire alla politica e alle istituzioni democratiche dignità e credibilità e per avviare una nuova stagione di crescita e di sviluppo per l’Italia e per l’Europa.
Ed è dall’Europa che dobbiamo partire; perché è l’Europa il campo di gioco economico, sociale e politico dal quale dipende il futuro dell’intero pianeta, gli equilibri che lo governeranno, la qualità sociale e democratica che segnerà le trasformazioni dei prossimi decenni. L’Europa, il suo modello sociale, il suo patrimonio culturale e di pensiero, la sua capacità di produrre e distribuire ricchezza e valore, la sua funzione di riferimento politico e democratico. Partire dall’Europa significa però porre il tema di una battaglia politica perché il destino del continente sia finalmente tolto dalle mani delle elite finanziarie, delle tecnocrazie cresciute in questi decenni all’ombra delle teorie e delle ricette neoliberiste, tanto affascinanti nelle loro suggestioni, quanto nefaste nelle loro pratiche applicazioni e riconsegnato al confronto democratico, alla politica. Sono le famiglie politiche europee, quella progressista, raccolta intorno al PSE, e quella conservatrice del PPE a dover competere perché si affermi una proposta politica di valore continentale e non più la sola protezione di singoli interessi nazionali.
I conservatori del PPE, che hanno guidato le istituzioni europee in questi anni, hanno fallito; è tempo che i progressisti e i riformisti europei avanzino con autorevolezza la loro visione dell’Europa e del suo futuro e presentino il loro programma per uscire dalla crisi nella quale le illusioni neoliberiste l’hanno precipitata. Il ruolo e la funzione del PD, in questa battaglia, sono fondamentali. La nostra assenza dal dibattito politico europeo è durata troppo tempo. I vaneggiamenti nuovisti che hanno segnato i primi anni di vita del nostro Partito, mortificandone la collocazione e la funzione internazionale, debbono essere posti definitivamente alle nostre spalle. E’ tempo che si consolidi, con un netto profilo strategico, la collaborazione con gli altri partiti del riformismo europeo, con i socialisti di Hollande, con l’SPD, con i laburisti inglesi e con tutto il PSE; fuori da questa famiglia politica il PD è orfano e solo; senza il PD il progressismo europeo è più debole e inefficace.
In Europa, quindi, ma allo stesso modo in Italia, è tempo che il Partito Democratico assolva con determinazione alla sua funzione storica, che è quella di rappresentare e tradurre in un’efficace, credibile e vincente proposta di governo, la propria vocazione riformista e di sinistra, il suo essere grande forza del progressismo europeo. Le teorie politiche ed economiche neoliberiste che hanno dominato negli ultimi quindici anni sono la causa della più grave crisi mai conosciuta dall’Europa. Quelle teorie non possono essere presentate oggi come la cura, esse, invece, sono la malattia, l’agente patogeno che solo una proposta politica riformista, saldamente ancorata alla sinistra europea, può debellare.
Il PD ha dimostrato uno straordinario senso di responsabilità contribuendo alla nascita del
governo tecnico di Mario Monti e sostenendone l’azione. Un governo di emergenza che ha il compito, nel tempo concesso dall’attuale legislatura, di allontanare il Paese dal baratro nel quale l’aveva condotta Berlusconi, mettendolo in sicurezza dagli attacchi speculativi al debito e ricostruendo condizioni di credibilità e affidabilità nei confronti dei nostri interlocutori internazionali, dei mercati, delle istituzioni comunitarie. Lo stesso senso di responsabilità deve essere dimostrato dal Pd, nel dichiarare il proprio impegno ad assumere, alla naturale conclusione del mandato affidato a Monti, la titolarità politica del governo del Paese. Non potrebbe, infatti, essere compreso un ulteriore delega a soluzioni tecniche non legittimate da un chiaro mandato elettorale; mandato che non può che essere rivendicato dalla politica e dal dovere che essa ha di adempiere le funzioni che le sono assegnate dalla Costituzione.
“Tocca a noi”; è in questa sintesi indicata da Pierluigi Bersani il senso di ciò che siamo chiamati a compiere, il ruolo che dobbiamo esercitare. Quel tocca a noi, deve essere riempito da una poderosa azione politica, di analisi e comprensione dell’oggi, di progetto e di proposta, di confronto e condivisione con la società, di agenda delle cose da fare, di strumenti da attivare. Il percorso che ci convince, nel quale ci riconosciamo e sul quale ci dichiariamo pronti all’impegno è quello tracciato da Pierluigi Bersani nella Direzione nazionale dell’8 giugno e nell’assemblea nazionale del 14 luglio. Nei suoi interventi in quelle sedi, Bersani ha indicato le direttrici di riferimento cui ancorare l’azione politica del PD; quelle direttrici sono le nostre e noi intendiamo impegnarci affinché esse siano prevalenti e maggioritarie nel Partito Democratico.
Noi, quindi, sosteniamo la proposta politica avanzata dal segretario nazionale e riteniamo che essa sia la base fondante della candidatura di Pierluigi Bersani alla guida della coalizione di governo che affronterà, nella primavera del 2013, il giudizio elettorale. Sostenere la candidatura di Bersani ha quindi, per noi, un valore politico, di sostegno a un progetto e a un coerente programma di azioni per realizzarlo. Non scegliamo una biografia, scegliamo una proposta politica. Il Partito Democratico non ha bisogno, e meno che mai ne hanno bisogno gli elettori del Paese, di una competizione sulla leadership nel Partito, per quella ci sono i congressi e il nostro si celebrerà nell’autunno del 2013.
Il Partito Democratico può invece scegliere oggi, modificando il proprio Statuto, di sottoporre a primarie la competizione fra diverse opzioni per la guida del Paese. E’ di questo che dovremmo discutere, non della geografia interna del PD, e nel discutere di questo, della proposta di governo del paese, noi poniamo al centro anche il tema della squadra, perchè il rinnovamento della classe dirigente, delle donne e degli uomini chiamati a responsabilità politiche e di governo, è un’esigenza di tutto il Partito, non è una tesi congressuale, né una mozione di candidatura. Accanto al tema delle primarie per il leader, quindi, si pone, ancora una volta, il tema di come sceglieremo i nostri candidati al Parlamento e noi riteniamo che la barra del timone sia fissa su due principi: il primo è il rispetto del limite dei tre mandati, perché si può essere preziosi per il pd, anche se non si è parlamentari. Il secondo, in assenza di una nuova legge elettorale, o di una riforma che non reintroducesse le preferenze, è lo svolgimento delle primarie per i parlamentari, perché siano i nostri elettori a scegliere i loro rappresentanti. Il rinnovamento si pratica, non si proclama.
Il PD ha bisogno di una discussione approfondita sulla sua capacità, come forza organizzata e presente sui territori, di sostenere e radicare il proprio progetto di governo; non basta un segretario nazionale, per quanto capace di risultati straordinari, e non basta un candidato premier. Abbiamo bisogno di un partito che nelle realtà locali e sul territorio si dimostri vitale, autorevole, ascoltato. Qui, a cominciare dai nostri territori e dal Piemonte noi mostriamo gravi limiti ed insufficienze. Non funziona il nostro modello di governance, gli organismi dirigenti non sono posti nelle condizioni di decidere, né di prendere posizione anche, come è naturale in un soggetto democratico, a maggioranza.
Occorre soprattutto una maggiore capacità di proposta e d’iniziativa politica da parte di chi
ha la responsabilità di guidare, in Piemonte e nelle varie realtà, il Partito e, soprattutto, una
maggiore autonomia dalle aree e correnti di provenienza. Su questo noi auspichiamo segnali concreti d’inversione di tendenza, dell’apertura di una nuova fase. Serve una definita e visibile agenda politica che indichi alcune priorità per il futuro della nostra Regione.(battaglia per mettere in crisi la giunta Cota ma con proposte vere di politiche regionali: infrastrutture, trasporti, energia, città della salute, sostegno vero alle imprese, politiche per il credito. Un’agenda che affronti il tema dello sviluppo economico per un rilancio del Piemonte, con interventi veri di riorganizzazione delle istituzioni locali, e di semplificazione amministrativa, a cominciare dalle Unioni di Comuni, con politiche a favore del lavoro e delle imprese e strumenti di area vasta per attirare investimenti, con un nuovo patto strategico tra parti sociali e istituzioni e interventi in tempo reale.
Per questi obiettivi si deve selezionare una classe dirigente, rinnovandola e offrendola al giudizio degli elettori per capacità e credibilità, mettendo in campo le forze migliori maturate nelle positive esperienze dei governi locali e dell’impegno nel mondo del lavoro e della società. Con questo spirito, con questi obiettivi, con la determinazione che è richiesta per affrontare una battaglia politica di straordinaria importanza per il futuro del Paese, per le responsabilità che abbiamo assunto verso i nostri elettori dando vita al PD, noi intendiamo dedicare il nostro impegno e ogni nostro sforzo per sostenere la sfida lanciata dal Partito Democratico e da Pierluigi Bersani alla guida del Paese.
Per contatti e adesioni : Marco Travaglini ( travaglini.m@tiscali.it)