Il Partito Democratico ha presentato con le altre forze di minoranza un Ordsine del Giorno sulla questione Museo del paesaggio. In fondo all’articolo trovate l’odg. Di seguito le considerazioni del consigliere del PD Claudio Zanotti.
La maggioranza di Destra e Lega Nord in un anno ha demolito decenni di lavoro dei soci e dei volontari del Museo. La deflagrazione di queste settimane, con le dimissioni dei vertici appena nominati, dimostra l’enorme potenziale distruttivo della “militarizzazione” politica delle istituzioni.
Eravamo stati facili profeti, nel numero scorso di questo foglio, ironizzando sul vuoto incartato nel nulla della risposta dell’assessore Mantovani ad un’interrogazione sul Museo del Paesaggio in Consiglio Comunale. Tempo due giorni, ed è scoppiata l’iradiddio.  l’attesa prima seduta del neoinsediato Consiglio Generale dell’Ente,  convocata per il 4 dicembre, s’è chiusa con le dimissioni da presidente  del critico d’arte Philippe Daverio, al termine di un aspro confronto  con alcuni consiglieri. E subito dopo, su La Stampa, un’intervista  durissima di Daverio contro coloro che sino a qualche mese fa hanno  gestito l’Ente, accusati dalla meteora-Daverio di avere fatto del Museo  del Paesaggio “la piccola Pompei del Piemonte”.
Un attacco violentissimo  e ingiustificato, che chiude senza alcun rimpianto la fulminea (neppure  due mesi) e ingloriosa presidenza del grande nome destinato a  risollevare le sorti del nostro Museo. Che risponderà ai diretti  interessati della fondatezza delle accuse che così elegantemente ha  voluto consegnare ai media locali.
Ma la responsabilità principale del  disastro del Museo del Paesaggio non sta certo negli schizzi di fango  sollevati dalla fragorosa caduta del grande uomo. Sta a Palazzo di  Città, ed in particolare nella sistematica azione demolitoria che da un  anno la coppia Zacchera-Mantovani conduce con scientifico accanimento.
Si inizia nell’autunno del 2009, quando il sindaco chiama i consiglieri  del Museo di nomina comunale a rendere conto della situazione economica  dell’Ente, esibendo tra le “prove” anche  una lettera anonima; la  riunione si chiude con la richiesta delle dimissioni anticipate di tutti  i consiglieri, ad implicita ammissione della fondatezza delle accuse.  Le dimissioni non vengono date.
Da quel momento parte una insistente  campagna di delegittimazione e di disinformazione da parte della  maggioranza PdL/Lega Nord, fondata sulla “bufala” del “buco di bilancio”  del Museo (cfr. http://www.verbaniasettanta.it/?p=1098). Gli zelanti  agit-prop di sindaco e assessore fanno il loro lavoro di disinformazia,  che purtroppo rimbalza sui media locali screditando l’immagine  dell’Ente. Nel gennaio 2010 esce il Bando per raccogliere i curricula di  coloro che si rendono disponibili ad essere nominati dal sindaco per un  quinquennio componenti (sono 14 su un totale di 20) del Consiglio  Generale del Museo.
Mentre nelle precedenti tornate le candidature erano  al massimo una ventina, questa volta si supera la cinquantina e molti  nomi sono riconducibili al PdL e alla Lega Nord. Intanto il numero di  soci del Museo aumenta rapidamente: prendono la tessera numerosi  esponenti della maggioranza, nel tentativo di “scalare” l’Ente e far  eleggere persone di diretta emanazione “politica” anche tra i 6  componenti del Consiglio Generale nominati dall’Assemblea dei Soci. La  “battaglia delle tessere” si protrae sino a luglio e viene rintuzzata  grazie alla compattezza dei soci “storici”. Il PdL non ci sta e in pieno  agosto arma la penna del presidente della Provincia, Nobili, che  minaccia azioni legali contro il Museo se non verrà inserito nel  Consiglio Generale un suo rappresentante. Sempre a luglio il sindaco  nomina i 14 consiglieri di sua spettanza, tagliando deliberatamente  fuori gli amministratori uscenti. Ai primi di ottobre il Consiglio  Generale del Museo nomina la nuova Giunta Esecutiva, formata dal  presidente, dai due vicepresidenti, dal direttore e dal suo vice:  nessuno degli ex amministratori viene eletto. La deliberata e immotivata  estromissione di Gianni Pizzigoni, storico, prestigioso e generoso  direttore dell’Ente, suscita sconcerto e indignazione; moltissimi  cittadini e 6 parroci gli esprimono solidarietà e gratitudine (cfr.  articolo finale).
Il resto è cronaca mortificante di queste settimane: le dimissioni del  vicepresidente Scolari, che rifiuta gli attacchi personali a Pizzigoni e  ai suoi collaboratori; la totale paralisi del Museo; lo scardinamento  delle serrature dei magazzini prima della conclusione dell’inventario  dei beni da parte del direttore uscente; la diffusione di informazioni  completamente false sulla situazione patrimoniale e finanziaria  dell’Ente. E adesso le dimissioni del grande nome, incapace di  comprendere il valore del Museo del Paesaggio, comunità di persone prima  ancora che patrimonio di beni artistici.
Questo è il Museo annichilito che la gestione Zacchera-Mantovani dopo un  anno riconsegna alla città. Torna alla mente il Calgaco di Tacito: “Ubi  solitudinem faciunt, pacem appellant”. Laddove fanno un deserto, lo  chiamano pace.
ORDINE DEL GIORNO
Il Consiglio Comunale di Verbania
Preso atto che tra i mesi di luglio e ottobre il Museo del Paesaggio,  che secondo lo Statuto opera sotto “l’alto patronato” del Comune di  Verbania, ha rinnovato il Consiglio Generale e la Giunta Esecutiva  dell’Ente per il quinquennio 2010-2015;
Rilevato che dalla Giunta Esecutiva sono stati esclusi tutti i  componenti uscenti, che pure si erano dichiarati disponibili ad assumere  specifici incarichi di gestione;
Venuto a conoscenza che tra novembre e i primi giorni di dicembre si  sono dimessi dall’incarico appena conferito sia il Vicepresidente sia il  Presidente dell’Ente;
Considerato che le dimissioni sono state accompagnate da dichiarazioni e  interviste dalle quali emerge una situazione gravissima che rischia di  danneggiare gravemente una prestigiosa e importante istituzione  cittadina come è appunto il Museo del Paesaggio;
Ricordato che da un anno ormai sulla situazione economica, finanziaria e  patrimoniale del Museo vengono diffuse notizie incontrollate e in netto  contrasto con la documentazione contabile ufficiale più aggiornata  (Bilancio dell’Esercizio 2009);
Ascoltata la risposta dell’assessore Mantovani ad un’interrogazione  sull’argomento del consigliere Scarpinato e giudicatala del tutto  insufficiente in relazione ai gravissimi fatti accaduti dopo la seduta  del Consiglio Generale dello scorso 4 dicembre e alla portata delle  dichiarazioni del Sindaco pubblicate sul numero del 7 dicembre del  quotidiano La Stampa;
IMPEGNA l’AMMINISTRAZIONE
a relazionare in maniera esaustiva e completa – in una specifica seduta  di Consiglio Comunale aperta anche al contributo e al contraddittorio  dei componenti del Consiglio Generale del Museo – su tutte le azioni  amministrative assunte dal momento del suo insediamento (giugno 2009)  alla data odierna;
AUSPICA
un radicale mutamento dell’approccio dell’Amministrazione Comunale alla  vicenda del Museo del Paesaggio, da avviare con l’azzeramento delle  nomine sindacali all’interno del Consiglio Generale.
Verbania, 09 dicembre 2010.