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Lettera aperta ai presidenti delle Comunità Montane

image Cari Presidenti,
si è avviato, in questi giorni, l’iter del disegno di legge regionale sulla riforma delle Comunità montane le cui consultazioni sono fissate per il 19 maggio 2008.
E’ in questo contesto che ci rivolgiamo a Voi per proporre un’ulteriore riflessione. La necessità di una riforma è evidente a tutti: pur rifiutando – giustamente – l’errata equazione “Comunità montane uguale spreco di denaro pubblico”, non ci si può esimere dall’avanzare proposte innovative e coraggiose.
In quest’ottica ci siamo mossi, come Regione, conducendo una forte critica nei confronti della proposta nazionale contenuta in Finanziaria, rivendicando la potestà legislativa regionale in materia di riordino delle Comunità Montane.
  
E’ in questo contesto che s’inquadra il disegno di legge in discussione, che – vogliamo ricordarlo – si propone di:
– adeguare la consistenza territoriale e demografica delle Comunità montane a criteri d’omogeneità socio-economica, efficienza e congruità rispetto al ruolo rivestito ed alle funzioni assegnate;
– rafforzarne la natura di enti volti a garantire l’effettività delle misure a sostegno delle zone montane e la promozione, lo sviluppo e la tutela del territorio;
– razionalizzarne gli apparati istituzionali, allo scopo di rendere più efficace l’azione politica ed amministrativa;
– concorrere agli obiettivi di contenimento della spesa pubblica, in ottemperanza a quanto stabilito dall’articolo 2, comma 17 della Legge Finanziaria 2008.
Non è difficile comprendere che, sotto questo profilo, il disegno di legge rovescia la prospettiva che ha costituito la “traccia” della Legge Finanziaria 2008.
Le Comunità montane vengono “rilanciate” come Enti indispensabili alla tutela e allo sviluppo delle zone montane, la cui razionalizzazione, territoriale, istituzionale e di ruolo, è funzionale alla loro valorizzazione, nell’ambito di un sistema degli Enti locali articolato e complesso che necessita, perciò, di pochi e solidi interlocutori.
Un percorso, questo, finalizzato ad aumentare il valore aggiunto degli Enti montani.
Essenziale sarà il profilo “duale” delle nostre Comunità montane: Enti che programmano, promuovono e governano il territorio – come agenzie dello sviluppo, con nuovi e maggiori compiti e funzioni, a partire da quelle proprie ed esclusive – ed al tempo stesso come soggetti che gestiscono i servizi e le funzioni associate per conto dei Comuni. Dunque, più responsabilità, più compiti ed una maggior definizione degli stessi.
Insistiamo su quest’aspetto che, come ben sapete, è il “cuore vero” della riforma. Sotto il profilo del rafforzamento del ruolo e delle funzioni degli Enti montani, il disegno di legge consolida la Comunità Montana come “gestore associato” delle funzioni e dei servizi comunali, già proprio della Comunità montana, ruolo fondamentale in funzione di una più vasta ed efficace erogazione dei servizi a favore delle popolazioni montane. Il consolidamento di questo ruolo si aggiunge alla “nuova” finalità di promozione del mantenimento dei servizi essenziali assegnata agli Enti montani nel disegno di legge.
Per ciò che riguarda l’incremento e il potenziamento delle funzioni delle Comunità montane, si è scelto di indicare un percorso il più possibile concertato e rispettoso delle autonomie e delle competenze degli altri livelli di governo, percorso destinato a concludersi dopo l’entrata in vigore della legge, proprio per dare il massimo spazio alla concertazione e verificare le funzioni effettivamente attribuibili alla luce dei principi di sussidiarietà e adeguatezza.
Ovviamente si è ritenuto necessario ribadire, con nettezza, il ruolo fondamentale della Comunità montana nella difesa del suolo, anche a livello programmatico.
Nell’ottica della razionalizzazione degli apparati istituzionali delle Comunità montane, altro punto “centrale” del disegno di legge, viene proposta l’introduzione di un nuovo sistema elettorale ad elezione “diretta” del Presidente da parte dei Consigli dei Comuni facenti parte della Comunità, sistema modulato su quello dei Comuni con oltre 15.000 abitanti (che dovrà essere dettagliato in un successivo regolamento).
Il nuovo sistema consentirà una riduzione molto consistente del numero degli amministratori, che, abbinata alla diminuzione delle relative indennità, contribuirà anch’essa al perseguimento dell’obiettivo di risparmio, applicando il principio di rappresentatività.
E’, a nostro parere, una risposta adeguata all’esigenza di garantire una rappresentanza più larga, inclusiva e democratica per gli organismi della Comunità, ottenendo Consigli meno pletorici (da un minimo di 12 ad un massimo di 30 componenti, in ragione della popolazione) e giunte “snelle”. Una scelta che consentirebbe maggior sobrietà, più autorevolezza, più incisività.
In ultimo, vogliamo affrontare il problema delle nuove aggregazioni, con l’ipotesi di passare dalle attuali 48 a 31 Comunità montane in Piemonte.
Sotto il profilo del riordino territoriale, il disegno di legge opera una scelta che si colloca in linea con la posizione già assunta dalla Regione in rapporto al testo originario della Legge Finanziaria.
Come Regione Piemonte avevamo chiesto di sostituire gli automatismi basati sui parametri altimetrici ad un “obiettivo di risparmio” più rispettoso delle autonomie regionali e più adattabile alle singole realtà territoriali.
Qualora fossero applicate “tout court” le norme della Finanziaria non solo verrebbero cancellate un certo numero di Comunità Montane, ma sarebbero esclusi dal criterio di “montanità” (che pure andrà riformato) una buona parte dei Comuni piemontesi, non più – per così dire – “includibili” in Comunità montana.
Per questi motivi il disegno di legge opta per la scelta di procedere ad un numero consistente di aggregazioni delle Comunità montane così come sono, evitando di intervenire sullo spostamento di singoli comuni in questo o in quell’altro ambito.
Il numero di aggregazioni disposte (31) è tale da equilibrare, da un lato, l’esigenza di perseguire l’obiettivo di risparmio imposto dalla Legge Finanziaria, rispetto al quale, come si è detto, la riduzione del numero degli Enti montani rappresenta lo strumento più significativo, dall’altro, la necessità di assegnare dimensioni congrue a tali Enti, in modo da consentire loro una più efficace azione politica ed amministrativa per la montagna.
Il nuovo sistema territoriale, comunque, entrerà a regime con la scadenza degli attuali mandati amministrativi.
Nel VCO e nel Novarese, le Comunità Montane passerebbero dalle attuali 11 a 6. Una risposta all’esigenza di Enti più grandi, solidi e rappresentativi, in grado di programmare, in modo efficace, lo sviluppo montano. Questo è il “succo” della riforma.
I tempi sono strettissimi e la scadenza ultima è fissata per fine giugno: dal 1° luglio 2008, in assenza di una legge regionale, scatteranno le regole ed i tagli previsti nella “Finanziaria”.
Va da sé che è preferibile un esercizio di responsabilità al “lasciar fare”.
Comprendiamo la legittimità di posizioni diverse che potranno essere rappresentate durante le audizioni ed esaminate, successivamente, nel corso dei lavori in Commissione.
Vi invitiamo, nello stesso tempo, a comprendere la vera posta in gioco rispetto alla quale la riorganizzazione territoriale è un elemento, ma non l’unico.
Già nelle prime fasi di esame del disegno di legge sono emerse posizioni tese a sminuire il ruolo delle Comunità montane ed a “smorzare” la portata riformatrice della proposta.
Da parte vostra, come Presidenti delle Comunità montane, ci deve essere la consapevolezza che la vera posta in gioco è rappresentata dal concepire le Comunità montane quali Enti di sviluppo della montagna oltre a luogo della gestione delle funzioni associate tra i Comuni.
Per queste ragioni vi chiediamo di esprimere le vostre opinioni con la consapevolezza che non esiste solo la questione della riorganizzazione territoriale.
Con stima.
Aldo Reschigna
Marco Travaglini

Continuano gli impegni della Regione Piemonte sulla viabilità in Valle Anzasca

image È stato indetto dalla neonata Società di Committenza della Regione  Piemonte, che ha rilevato le attività di Ares, l’appalto per la realizzazione di una galleria in località Ceppo Morelli, sulla strada Regionale della valle Anzasca.
L’importo dei lavori a base d’asta è di 24 milioni e 696 mila euro a cui si devono aggiungere l’iva, le spese tecniche e le altre somme a disposizione.
La scadenza per la presentazione delle offerte  è fissata per il giorno  18 giugno 2008.
 Con questo appalto, proseguono gli importanti lavori sulla strada Regionale della Valle Anzasca che in parte sono stati già avviati dall’Amministrazione Provinciale del VCO, su fondi già trasferiti dalla Regione Piemonte e che troveranno ulteriori stanziamenti nel Bilancio della Regione per l’ anno 2008.
È la dimostrazione di una concreta attenzione ad un punto critico della viabilità della nostra Provincia e che vede, dopo molti anni di parole e promesse, il realizzarsi di fatti concreti per la messa in sicurezza di questa arteria così importante, non solo per gli abitanti di quella valle.

Ufficio Stampa
Esecutivo PD VCO
Gruppo regionale PD Piemonte
Aldo Reschigna, Marco Travaglini
(consiglieri regionali)

Due proposte di legge a favore dei territori e del turismo montano

image Il Presidente del Gruppo Amici della montagna del Consiglio Regionale del Piemonte, Marco Travaglini (PD), ha presentato, in occasione dell’Assemblea regionale del Club Alpino Italiano, svoltasi il 30 marzo 2008, due proposte di legge regionale finalizzate alla valorizzazione dei territori montani ed alla promozione del turismo in queste aree logisticamente disagiate: “Recupero, tutela e valorizzazione dei percorsi escurionistici, delle vie ferrate e dei siti di arrampicata del Piemonte” e “Ordinamento dei rifugi alpini e delle altre strutture ricettive alpinistiche”.
Le due proposte annoverano tra i sottoscrittori numerosi Consiglieri regionali di entrambi gli schieramenti politici, tra i quali anche il Consigliere regionale Aldo Reschigna.“Il crescente interesse verso le attività escursionistiche – afferma Marco Travaglini – e l’incremento del numero dei frequentatori del terrritorio montano piemontese, rappresentano, oggi, una risorsa sempre più importante per lo sviluppo socio-economico di vasti territori. E’, pertanto, necessario, attraverso opportune disposizioni normative, regolamentare in modo adeguato, da un lato i percorsi escursionistici e la sentieristica e dall’altro i rifugi alpini e le strutture ricettive alpinistiche che costituiscono i punti di riferimento e di accoglienza per tutti coloro che frequentano la montagna”.
Entrando nel merito dei provvedimenti, il Presidente del Gruppo Amici della montagna, Marco Travaglini, afferma che: “la proposta di legge concernente l’escursionismo ha come obiettivo il sostegno del turista-escursionista, mediante la realizzazione, il recupero, la tutela e la valorizzazione dei percorsi escursionistici e l’allestimento di un’adeguata segnaletica che consenta un’agevole e sicura fruibilità dei percorsi. Ritengo, infatti, che la predisposizione di una rete sentieristica ben distribuita, ben organizzata e ben integrata possa rappresentare un primo importante passo per lo sviluppo di una moderna concezione di “prodotto turistico” collegato all’escursionismo capace di interessare un target che, a livello europeo, coinvolge milioni di potenziali fruitori e che si mantiene in costante incremento”.
“Passando alla proposta di legge in materia di ordinamento dei rifugi – sostiene Travaglini – rilevo che il Piemonte ospita più di 200 strutture preposte all’accoglienza ed al ricovero di alpinisti ed escursionisti che, pur nella eterogeneità di localizzazione, dei materiali con i quali sono stati costruite, della capacità ricettiva, rappresentano un luogo sicuro, una meta, un appoggio ed, al tempo stesso, un presidio culturale delle diverse tradizioni del territorio, una struttura multifunzionale in quota al servizio dell’ambiente, dell’agricoltura ed, infine, anche un punto di partenza per una riscoperta del mondo alpino”.
“Negli anni passati” – continua Marco Travaglini – è stato compiuto l’errore di equiparare il rifugio alpino a tutte le altre strutture alberghiere ed extralberghiere, senza considerarne le caratteristiche peculari e la collocazione in luoghi disagiati e difficilmente raggiungibili ed imponendo ad essi orari, norme e prescrizioni totalmente inadeguati. E’, pertanto, non solo opportuno, ma necessario dotare le strutture ricettive alpinistiche di una nuova ed autonoma legislazione che le distingua dagli alberghi e che tenga conto di tutte le esigenze di presidi che hanno problematiche diverse e difformi, ma anche grandi potenzialità per l’incremento del turismo montano”.
“Questa potrà essere l’occasione – conclude Marco Travaglini – per un coinvolgimento, nell’iter di entrambi i provvedimenti, di tutte le Associazioni interessate, nella nostra regione, alla tutela, alla valorizzazione ed alla promozione della montagna, dal Cai all’Associazione delle Guide Alpine, a quella dei Gestori dei rifugi, al fine di addivenire alla definitiva stesura ed all’approvazione di due leggi condivise che contribuiscano allo sviluppo del territorio”.

Il sostegno provinciale per le bonifiche a Domodossola

image Anche la Provincia è soddisfatta per i primi interventi di recupero di zone degradate a Domodossola. “Soddisfatti perché quegli interventi li abbiamo finanziati e sollecitati” spiega l’assessore all’Ambiente, Gianni Desanti, che coglie l’occasione per fare una veloce cronistoria della vicenda. Da anni la Provincia aveva individuato Nosere, Boschetto e Badulerio come aree bisognose di ripulitura e riqualificazione, tanto da stanziare 80.000 euro sia per uno studio di fattibilità molto approfondito (censimento di tutti gli abbandoni e definizione di dettaglio degli interventi di prevenzione, di rimozione dell’immondizia e riqualificazione), sia per concreti interventi di prevenzione al discarico abusivo (posa di telecamere e sbarre).

 Nel gennaio 2006, su iniziativa e proposta della Provincia, fu sottoscritto un protocollo d’intesa con il Comune di Domodossola che s’impegnò, a fronte degli 80.000 provinciali, a finanziare altri interventi per 70.000 euro, da realizzarsi entro il 31 dicembre di quell’anno a cura del Comune.
“Preso atto della mancata realizzazione degli interventi comunali, la Provincia ha rinnovato il protocollo, sottoscritto a settembre 2007, e che prevede la conclusione degli interventi di prevenzione, rimozione rifiuti e riqualificazione delle aree entro il prossimo settembre” dice Desanti, che conclude: “Prendo atto con soddisfazione che finalmente sono stati avviati i primi interventi programmati, e auspico che si realizzino nel più breve tempo possibile per riqualificare un’area sicuramente interessante per il territorio ossolano”.