VENETO BANCA: ISTITUIRE COMMISSIONE D’INCHIESTA

veneto bancaAccertare fino in fondo le responsabilità di chi ha portato Veneto Banca e Popolare di Vicenza sull’orlo del fallimento.
Non solo: estendere in futuro, se ci fossero le medesime condizioni, le misure volte al ristoro degli investitori dei quattro istituti di credito in liquidazione anche agli investitori delle due banche interessate.
E infine introdurre misure di tutela delle imprese esposte con affidamenti presso Veneto Banca e Popolare di Vicenza che si trovano oggi in crisi di liquidità.
E’ quanto si è impegnato a fare il Governo che ieri in aula alla Camera ha accolto, durante la conversione in legge del Decreto Banche, l’ordine del giorno predisposto dal Partito Democratico e sottoscritto dai deputati Rubinato, Borghi, Ginato, Moretto, Rotta, De Menech, Mognato, Zardini, Naccarato a cui ha aggiunto la firma anche il deputato Palese del gruppo Misto Conservatori e Riformisti.
“Senza l’intervento del fondo Atlante, messo in campo con l’assenso del Governo, oggi ci troveremmo dinanzi ad un gravissimo rischio per l’intero settore del credito del Paese – osserva l’onorevole Enrico Borghi, capogruppo Pd in VIII commissione a Montecitorio – considerato che la distruzione del valore delle due popolari venete, che coinvolgono anche il territorio della ex Banca Popolare di Intra, ammonta ad almeno 10 miliardi di euro. Ci sono migliaia di risparmiatori e imprese, per la maggiore parte vittime di scelte gestionali e meccanismi fraudolenti oggetto di indagine da parte della magistratura, a cui è dovuta una risposta di giustizia. Per questo il primo passo deve essere l’accertamento delle responsabilità: le indagini devono essere fatte bene e presto, anche rafforzando le risorse umane e strumentali necessarie all’operatività degli uffici giudiziari che stanno indagando i vertici aziendali, e istituendo una Commissione d’inchiesta parlamentare”.
Ciò che preoccupa i firmatari dell’ordine del giorno sono anche le ricadute che la crisi dei due istituti di credito sta provocando sul tessuto produttivo dei territori interessati. “La stringente necessità di reintegrare il capitale delle banche in questione – spiegano gli stessi – può comportare la richiesta di rientro immediato da affidamenti bancari commerciali a imprese che in molti casi avevano dei fidi garantiti anche attraverso le azioni che la medesima banca costringeva ad acquistare quale condizione del prestito. Noi riteniamo invece che nessun rientro anticipato possa essere previsto a favore di istituti che conoscevano il reale valore delle azioni poste a garanzia e chiediamo che siano messe in atto tutte le iniziative di tutela anche attraverso i meccanismi di garanzia e co-garanzia previsti dalle leggi vigenti”.

On. Enrico Borghi
Roma, 29 giugno 2016