LETTERA APERTA SUL RIFORMISMO NEL VCO

Troppo spesso il fossato tra il significato che attribuiamo alle parole e il comportamento delle nostre azioni si allarga. E’ questa la riflessione che mi viene da fare, se attraverso due vicende che stanno interessando la nostra provincia in due settori cruciali (rifiuti e servizi sociali), e nella quale misuro sul campo la distanza tra la proclamazione predicatoria riformista e prassi concreta conservatrice.
I fatti, per entrambe le circostanze, sono noti e non li riassumo, se non con una frase: nella cornice di un mondo che sta cambiando, se vogliamo assicurare ai nostri cittadini e alle nuove generazioni opportunità e diritti dobbiamo cambiare strumenti, modalità, mentalità.
E invece, cosa accade? Che se poni in campo una proposta di riorganizzazione del settore rifiuti, per cercare di anticipare le migliori esperienze europee e collocare in questo contesto il futuro della municipalizzata di tutti e 77 comuni del VCO, vieni subito etichettato in varia maniera come nemico di questo o di quello o addirittura ansioso di lasciare sulla strada decine di padri di famiglia.
E se addirittura osi mettere in discussione i santuari della spesa pubblica del sociale, sostenendo che occorre trovare una nuova modalità in grado di assicurare l’erogazione dei servizi socio assistenziali dentro una logica di riorganizzazione della spesa e di invarianza della pressione fiscale e tributaria (perché non si può continuare nella logica “tax and spend”), apriti cielo!
Naturalmente, non bisogna spaventarsi, perché chi ispira queste polemiche sono coloro i quali da un sistema bloccato ne hanno tratto giovamento e rendite di posizione.
Ma credo che occorra andare a fondo rispetto a questi temi, perché altrimenti un territorio come il VCO, se si rinserrerà nella logica degli orti conchiusi da gestire in maniera conservatrice e burocratica da parte di un potere che attraversa i partiti solo per trarre linfa per la propria autoperpetuazione, rischia di imboccare una china irrimediabile.
Credo ci sia bisogno di altro, per il nostro territorio. Credo che dentro la necessaria ed indispensabile riscrittura della riorganizzazione del sistema dei poteri locali (Comuni, Provincia, Comunità Montane, Unioni, Consorzi e via discorrendo) ci sia la necessità che ciascuno si metta in gioco con determinazione e senza paura, senza pensare che il cambiamento deve interessare solo gli altri e mai se stesso.
Anche se questo significa rischiare di perdere qualche posizione di rendita!
Credo che questo debba fare la politica, in questi tempi complessi, per risalire la china della credibilità e del consenso.
Credo in una mentalità riformista che punta a selezionare gli obiettivi, e ad agire con concretezza per puntare alla modernizzazione del nostro Paese, per evitare di essere impaludati in corporativismi, burocratismi e opacità che si scaricano sui cittadini in termini di inefficienze e di costi.
Non sarà spaventandosi del mattino che si potrà impedire la nascita di un nuovo giorno.
Sta a noi capire se nel nuovo giorno quel fossato tra le nostre declamazioni (“siamo tutti riformisti”, “dobbiamo cambiare”) e le nostre azioni verrà colmato, o se invece a noi spetterà la triste immagine dei sepolcri imbiancati di evangelica memoria.
Con l’astuzia e l’arroganza del “tirare a campare” si salvano –forse- traiettorie individuali, ma non una comunità.
E quando ci rifiutiamo –per indolenza o incapacità- di rimettere in discussione noi stessi, abbiamo già imboccato la strada del declino e della scomparsa.
Per evitare di vivere in futuro dei rimpianti per la scomparsa del nostro territorio, penso sia bene che ci attiviamo per riformarlo sul serio finchè ne abbiamo il tempo e gli strumenti.
On. Enrico Borghi