LA GIUNTA RITIRA LA PROPOSTA DI MODIFICA DELLA LEGGE REGIONALE SULLE POLITICHE SOCIALI.

L’assessore regionale Ugo Cavallera ha annunciato oggi in Commissione bilancio il ritiro dell’articolo 32 del collegato alla finanziaria che modificava in parti importanti la legge regionale 1/2004 sulle politiche sociali.
Il ritiro dell’articolo è una delle richieste imprescindibili che avevamo fatto in sede di esame del provvedimento. L’art. 32, attraverso alcune modifiche della legge in vigore, tendeva a dare mano libera alla Giunta sia sulla quantità del contributo da destinare alle politiche sociali, sia sui servizi da finanziare.
Una proposta per noi inaccettabile perché si proponeva di ridurre l’intervento regionale nel settore, chiudendo con una lunga tradizione di attenzione ai servizi sociali e ai bisogni dei più deboli.
E’ la quarta volta in questa legislatura che la Giunta Cota tenta di modificare la legge. Per la quarta volta è stata sconfitta dall’opposizione del PD e dalle critiche che sono venute dalla comunità piemontese, in particolare dagli enti locali e dai sindacati

IL NUOVO PIANO DI RIENTRO DAL DEBITO PER LA SANITA’ PIEMONTESE: INCONTRO A VERBANIA

Invito ad incontro pubblico.
IL NUOVO PIANO DI RIENTRO DAL DEBITO PER LA SANITA’ PIEMONTESE: LE PESANTI CONSEGUENZE PER IL VCO. MARTEDI’ 23 LUGLIO ALLE ORE 21, HOTEL “IL CHIOSTRO”, VERBANIA.
In queste settimane la giunta regionale sta definendo il nuovo piano di rientro dal debito per la sanità piemontese e, con una delibera, ha modificato il percorso di accesso ai servizi residenziali per la popolazione anziana non autosufficiente. Provvedimenti destinati ad incidere pesantemente sui servizi anche nel VCO.
Interviene ALDO RESCHIGNA capogruppo PD in regione Piemonte, presiede ANTONELLA TRAPANI segretario provinciale PD.
Organizzano
GRUPPO CONSIGLIARE REGIONE PIEMONTE
COORDINAMENTO PROVINCIALE
CIRCOLO DI VERBANIA

Cordiali saluti

Ufficio Stampa

Partito Democratico
Coordinamento provinciale VCO

Ius soli:Lega e Cota sono lontani dai reali problemi del paese

Il modo in cui Cota ha liquidato la vergognosa uscita del vicepresidente del senato Calderoli dimostra la sua insensibilità ai valori fondamentali della convivenza civile, come il rispetto delle persone.
Il clamore costruito intorno alla manifestazione nazionale della Lega nord del 7 settembre contro lo ius soli, e la rivendicazione del suo svolgimento a Torino, città che ha nel profondo del suo Dna il senso del vivere civile, dimostrano come la Lega nord e Cota, di fronte al crollo della loro credibilità politica, sono alla disperata ricerca di occasioni per dimostrare che esistono.
Condurre una dura battaglia contro il legittimo diritto di essere riconosciuti come cittadini italiani da parte di persone che nascono sul territorio italiano è la dimostrazione del livello di confusione che hanno raggiunto e di quanto alta sia la loro incapacità di comprendere i reali problemi che attraversano la società piemontese e italiana.
Oggi è difficile trovare persone ragionevoli che non riconoscano che questo problema deve essere affrontato e che non rappresenta alcun pericolo per l’Italia e i suoi cittadini.

Nessuna risorsa al sociale

La presentazione dell’assestamento di bilancio, oggi in Commissione, conferma al di là delle vuote parole della maggioranza che la Giunta regionale intende continuare nella politica del vivacchiare. Non affrontare i problemi e attuare le riforme necessarie, ma tirare avanti alla meno peggio con la politica del rinvio.
Anche in questa occasione l’assessore Pichetto pareggia i conti spostando milioni di euro di spesa (il dato definitivo non è ancora chiaro) dal bilancio 2013 a quello 2014: 2,16 milioni di assegni di studio, 6,8 mln per la Cultura, 7 milioni della produttività del personale, solo per citarne alcuni. E’ una bella risposta alle proteste degli studenti, ai dipendenti della Regione che hanno i contratti bloccati da anni, alle associazioni culturali che chiedono garanzie per la loro sopravvivenza.
Sfrontato poi l’atteggiamento dell’assessore sulle politiche sociali: neanche un euro in più sul bilancio 2013. La motivazione: arriveranno 6-7 milioni di euro dall’avanzo di bilancio del Consiglio regionale. Una vera e propria provocazione, visto che in sede di rendiconto del Consiglio regionale il consigliere Pd Ronzani aveva dichiarato che, di fronte al taglio di 20 milioni per le politiche sociali sul 2012, proponevamo di utilizzare l’avanzo del Consiglio regionale che, unito agli almeno 10 milioni promessi da Cavallera, avrebbe potuto ricostituire il fondo sui livelli del 2012. Ora la marcia indietro di Pichetto, che ha trasformato in parole al vento gli impegni assunti da Cavallera.
Su tutto il resto la politica della Giunta è latitante. L’operazione che consente di pagare i debiti ai fornitori attraverso i provvedimenti assunti dal Governo nazionale, che consideriamo importante, non risolve però i problemi strutturali del bilancio della Regione, problemi che questo assestamento non prova neanche ad affrontare.
Un anno fa la finanziaria 2012 impegnava la Giunta regionale a razionalizzare società ed enti partecipati. Dopo oltre un anno la delibera latita in Consiglio. La stessa legge finanziaria prevedeva anche la riorganizzazione delle ATC entro il 30 giugno scorso. Stiamo ancora aspettando la proposta della Giunta, la nostra è stata presentata due anni fa e mai esaminata. Gli interventi sulla riorganizzazione della Regione sono fermi a partire dalla riduzione del numero dei direttori regionali. Su questo siamo ai limiti della legittimità: da febbraio i direttori sono in proroga di contratto e resteranno tali fino a che la Giunta regionale non deciderà come riorganizzare l’ente. DI questo passo ci troveremo direttori a vita.
E’ evidente che il vivacchiare è la peggiore risposta ai problemi del Piemonte. Lo pensa anche il capogruppo di Progettazione che oggi ha affermato che un assestamento che non riforma la Regione non può essere votato dal suo gruppo. Non è la prima volta che prende le distanze dalla Giunta, chiediamo però coerenza. Non si può sempre minacciare sfracelli per poi accontentarsi di un pugno di mosche.
Dal canto nostro non faremo sconti. Se la Giunta regionale vuole approvare l’assestamento di bilancio deve cambiare atteggiamento, a partire dalle politiche sociali, dove gli impegni presi vanno rispettati.
Sulle modalità di applicazione dell’aumento dell’addizionale Irpef per il 2013, poi, deve essere revocato il provvedimento assunto da Cota come commissario della sanità e rimodulato in modo che l’incremento delle aliquote non tocchi gli scaglioni di reddito più bassi.
Insomma, si cambi rotta. Non è vivacchiando che si risolvono i problemi. Ma Cota, purtroppo, conferma di non essere in grado di fare altro.

Aldo Reschigna

Stato di crisi complessa del Vco: si riparte dopo l’ordine del giorno Borghi

Si e’ riunita ieri pomeriggio, presso la sede della provincia del Verbano Cusio Ossola a Verbania, la Cabina di Regia del Vco, per riprendere l’iniziativa legata al riconoscimento dello stato di crisi complessa all’indomani dell’approvazione da parte della Camera dell’ordine del giorno a prima firma on. Enrico Borghi che impegna il governo a considerare tale istanza.
Nel corso della riunione, il deputato ossolano ha consegnato la lettera formale con la quale e’ stata aperta l’istruttoria a livello romano presso il Ministero delle Attivita’ Produttive, e ha invitato le amministrazioni e le parti sociali a ridefinire in tempi brevi insieme con la Regione Piemonte i contenuti del documento.
Nei giorni scorsi abbiamo approvato lo stato di crisi complessa di Piombino e Trieste –osserva l’on.Borghi– perche’ in quelle realta’ si e’ operato attorno alla crisi della siderurgia e della Lucchini dando una prospettiva alternativa di investimenti. Penso che questo possa essere lo strumento col quale iniziare ad applicare sul territorio una serie di misure legate alla defiscalizzazione, alla semplificazione burocratica e amministrativa e agli incentivi sui settori ad alto valore aggiunto che saranno al centro del prossimo decreto del governo Letta in materia di attrazione di impresa.
Dobbiamo riuscire ad essere attrattivi e innovativi, e riorganizzarci per essere in grado di fungere da attrattori, contrastando la concorrenza elvetica che rischia di drenarci capitali ed imprenditoria“.
L’obiettivo che l’on. Borghi ha proposto alla cabina di regia e’ la ridefinizione dei contenuti e delle priorita’, in maniera tale da essere pronti per la legge di stabilita’ di ottobre che potrebbe essere il veicolo legislativo opportuno per suggellare il riconoscimento dello stato di crisi industriale complessa, con i conseguenti provvedimenti.

Uffici postali ridimensionati: le soluzioni possibili

Agli inizi del Duemila gli Enti Locali si confrontarono con piani di razionalizzazione degli uffici postali, introduzione dell’operatore polivalente e previsioni di chiusura degli sportelli di montagna poco redditizi: a queste decisioni di Poste Italiane si rispose (con successo..) con un’intensa partecipazione dei cittadini, delle organizzazioni sindacali (dei pensionati in particolare) e la costruzione di soluzioni, tuttora valide, come le convenzioni (quella della Provincia del Vco nel 2003 riguardò Bannio Anzino, Cossogno, Seppiana, per l’affidamento agli uffici postali di servizi aggiuntivi, dalla consegna dei medicinali alla promozione turistica) poi riprese nel protocollo di intesa Regione Piemonte-Poste Italiane regionale (2010).
Poste italiane spa (unico socio è il Ministero dell’Economia) ha in questo decennio sempre più investito nei prodotti assicurativi/bancari e sempre meno sul servizio universale: Bancoposta è in attivo e il recapito postale, che ha subito un’oggettiva riduzione di prodotto con la diffusione di Internet, è in debito passivo. Le Poste hanno smesso il loro servizio alla società italiana e si lanciano nelle attività finanziarie in nome del profitto (ne sono coinvolti come operatori-“venditori” gli stessi dipendenti), del mercato e di quanto serve alla Azienda, non ai cittadini.
Le decisioni recenti di ridimensionamento (di apertura, di ridefinizione dei compiti degli sportelli) riguardano non più solo i comuni di montagna ma i “tagli” coinvolgono anche i centri cittadini/collinari e turistici (da Suna, a Crevoladossola, Gravellona, Carciano, Cireggio  con chiusure estive o riduzioni d’orario che sembrano “prove” di chiusure future), a cui si aggiungono consegne in ritardo nei periodi di ferie, code agli sportelli, esuberi di personale e l’affidabilità del servizio (che non rispetta alcune norme del contratto di programma nazionale sull’obbligo di comunicazione, e accettazione preventiva, delle aperture/revisioni d’orario estive) è un obiettivo che si allontana, come protestano con tenacia i sindacati.
Non è dunque un problema di assenza di leggi ma di loro puntuale applicazione, e di tenuta del sistema (dopo la liberalizzazione “sulla carta” del 2011) occorre essere in grado di fronteggiare la situazione cercando di legare Poste al territorio. Uffici aperti in ogni paese 6 giorni su 7 cosa possono rappresentare per enti, imprese, cittadini?
a)        Multiservizi (adempimenti e documenti amministrativi)
b)       Prenotazioni turistiche e beni culturali da promuovere con ipotesi di impresa  start up per giovani
c)       Raccolta pubblicitaria, “prova prodotti” (che funziona assai bene nella vicina Svizzera)
d)       Investimenti come banche/attori del territorio, per partecipare con enti pubblici a bandi esterni
La cosa importante è che non si abbandonino a se stesse molte comunità locali (non solo in montagna): i piccoli paesi, le frazioni meno popolose ma che mantengono vivo un tessuto sociale sono dei riferimenti per i cittadini (di cui in questa fase storica c’è un enorme bisogno) e alzano il livello di qualità della vita.
Può il Verbano (attraverso un’azione unitaria dei Comuni) diventare un laboratorio di soluzioni alla marginalità, al declino che sembra attenderci? Sperimentare in tempi di crisi, è prima che un imperativo economico un dovere per ogni eletto dal popolo.
N.B: Il mio Comune (come molti altri) ha affidato la riscossione della Tares (da recapitare entro il 31 luglio) a Posteimpresa, e da 2 settimane,  si scontra con “i tempi tecnici romani”. Noi insistiamo.

Silvia Marchionini-Sindaco di Cossogno