Un altro assessore regionale sotto inchiesta.Cota si dimetta e si torni al più presto al voto.

Oltre che il governo degli incapaci, questo di Cota è il governo degli scandali. Alla faccia dell’assessorato alla trasparenza che il presidente voleva istituire! In due anni e mezzo due assessori sotto inchiesta. Un bel primato, non c’è che dire.
Eppure martedì, quando abbiamo avanzato le nostre critiche politiche in Consiglio regionale sulle intercettazioni che coinvolgevano nella vicenda GEC l’assessore Casoni, da Cota e dall’assessore non è venuta nemmeno una parola.
Ora che Casoni è indagato, Cota non penserà mica di cavarsela revocandogli le deleghe? Questa nuova vicenda giudiziaria è il segno di come la Giunta Cota sia totalmente inadeguata, anche sotto il profilo della correttezza dei comportamenti, a guidare il Piemonte.
Incapace di affrontare la crisi, lacerato sulle politiche da attuare, il centrodestra è ormai giunto al capolinea. E’ ora che Cota si dimetta e che si torni al più presto al voto. C’è solo spazio per una velocissima approvazione dei documenti finanziari necessari per non abbandonare il Piemonte a se stesso, e poi si dia la parola agli elettori. Cota si rassegni e prenda atto della situazione. Noi glielo ricorderemo in ogni occasione possibile.

Una dichiarazione di Aldo Reschigna

Comuni autonomi ma uniti nei servizi

La crisi epocale che stiamo vivendo coinvolge sempre più i comuni, con particolare gravità in una realtà marginale e di montagna come quella del Verbano, e gli amministratori si misurano con la fatica di trovare risposte adeguate ai problemi (non solo economici) dei cittadini, e di cura del territorio.
E’ il tempo delle scelte: coraggiose e riformatrici con l’assoluto dovere di informare (anche delle incertezze, delle preoccupazioni, delle complessità burocratiche) i propri concittadini per costruire una proposta.
Tutto va nella direzione opposta alla difesa dell’ente Comune, così come l’abbiamo conosciuto negli ultimi 20 anni (dall’elezione diretta del Sindaco) per più aspetti:
a)Cambiamenti normativi: la Regione Piemonte (sulla base della legge nazionale) ha indicato la normativa per l’applicazione obbligatoria dell’esercizio associato delle funzioni comunali. Ciò dovrà essere deciso entro il mese di gennaio e ci sono due possibilità: i Comuni che hanno stipulato almeno 3 convenzioni con altri Comuni potranno mantenere per tutto il 2013 la propria autonomia.
Entro il successivo anno 2014 dovranno provvedere all’esercizio associato di tutte le altre funzioni nell’ambito prescelto. Il periodo delle convenzioni ha un vincolo di 3 anni. I Comuni che invece decidono di procedere alla Unione dovranno associare le funzioni tra di loro. Il vincolo per l’Unione è di 10 anni. Con un’immagine possiamo indicare la prima scelta (convenzioni) come un” fidanzarsi”; la seconda (Unione) come uno ”sposarsi” .
E’ evidente che in questa fase la prima scelta è più semplice e immediata, almeno per quei comuni che ci hanno pensato per tempo e hanno in atto, come Cossogno, più di 3 convenzioni, la maggior parte con la città di Verbania. Occorre infatti tenere presente che l’Unione di Comuni nel territorio Val Grande/Valle Intrasca non è stata ancora decisa e, di conseguenza, nemmeno quali servizi associare. Per procedere alla Unione occorre infatti: costituirla, accordandosi sulla composizione dell’Unione (quali comuni intendono farne parte) e poi individuare quali servizi associare in relazione alle condizioni organizzative e finanziarie dei singoli comuni.
b) Drastica riduzione dei trasferimenti statali (dell’ordine del 20%), che significa razionalizzare ogni voce di spesa (personale dipendente compreso) e ricorrere ad una potente fantasia per cercare nuove entate.
c) Contesto territoriale di declino: scomparsa a fine anno delle Comunità Montane (dopo 40 anni di storia); la Provincia del Vco sarà probabilmente “salvata” a causa delle dimissioni del Governo tecnico. Essa si misurerà comunque con pesanti tagli e un’incertezza di funzioni.
Gli enti locali sono chiamati a fare i sacrifici per contenere la spesa pubblica (questo ha un carattere di profonda ingiustizia, ed anche “cattiveria”, quando diventa esazione per lo Stato centrale, “sprecone”) e al di là dell’ingegneria da risiko municipale, o la difesa fine a se stessa dei confini, l’attenzione va posta sui servizi che si sanno e sapranno assicurare ai cittadini/imprese (con quali tariffe), e allo sviluppo che si riesce a promuovere. E questo può avvenire solo creando legami, rapporti solidaristici con altre realtà, a partire dall’analisi pragmatica dei punti di forza e di debolezza, e del percorso di crescita che si sa creare insieme, per partecipare ai bandi pubblici che obbligano al “fare rete”.
Questo rappresenta senza dubbio una radicale trasformazione nella tradizionale logica dei Sindaci nelle comunità di montagna: aprirsi al fondovalle, e guardare oltre, (per la Val Grande/Intrasca il naturale riferimento è Verbania), non è più una decisione di modernizzazione ma diventa l’unico modo per sopravvivere. Allo stesso tempo la Verbania (non obbligata dalla legge alla gestione associata) che si confronta con la principale crisi di lavoro ed economia dal dopoguerra, ha un bisogno urgente di estendere le sue possibilità (ambientali, turistiche, industriali) per contrastare la recessione e avviare come capofila una visione sostenibile di progresso, attraendo risorse pubbliche/private, e organizzando servizi consorziati a costi ottimizzati.
Tutto può andare nella direzione favorevole a soggetti comunali ampi e dinamici che pianificano servizi e politiche di rilancio: chi amministra, e chi vuol proporsi a farlo, sarà valutato proprio sulla capacità non tanto di protestare ma di competere con i fatti (lotta all’abbandono montano, attrarre nuove imprese, dare servizi di qualità) nell’affascinante sfida di investimento sul domani: uniti nei servizi per mantenere l’autonomia della propria storia.
Silvia Marchionini-Sindaco di Cossogno