FIRMA LA PETIZIONE POPOLARE CONTRO LA VENDITA DEGLI OSPEDALI PIEMONTESI

Firma on-line al sito www.sanitabenecomune.it
Puoi leggere la petizione, scaricare il modulo cartaceo e aiutarci a raccogliere le firme cliccando qui.
A partire dai prossimi giorni verranno anche allestiti banchetti del PD, nei principali comuni del VCO, dove poter firmare la Petizione.
Il Gruppo consiliare regionale del Partito Democratico e il Partito Democratico del Piemonte hanno promosso una petizione popolare contro la decisione della Giunta Cota di vendere gli ospedali attraverso la creazione di un fondo immobiliare sanitario. L’iniziativa è stata presentata oggi un una conferenza stampa.

Quella della Giunta è una scelta che va verso la privatizzazione della sanità, costringerebbe la sanità pubblica a pagare affitti pesanti e a garantire la manutenzione delle strutture senza poter ricevere finanziamenti statali. L’ospedale è un bene comune e non può essere privatizzato per fare cassa. La petizione, sostenuta da associazioni ed enti locali, è un’iniziativa politicamente rilevante. Un ulteriore strumento di pressione, insieme al nostro impegno in Consiglio regionale, per costringere la Giunta Cota a tornare sui suoi passi.
La mobilitazione intorno a questa petizione serve anche a ribadire la nostra concezione di fondo: la sanità deve essere pubblica e garantire a tutti lo stesso livello di prestazioni, indipendentemente dal reddito, come fatto di civiltà ed eguaglianza, è un tassello importante del progetto di cambiamento che il PD vuole proporre ai piemontesi, coinvolgendo la società civile, gli operatori del comparto sanitario, i cittadini.

PD VCO
Ufficio Stampa 

Il nuovo PD: Barca?

Il nuovo PD…
Come altri ho letto le approfondite tesi sul nuovo partito del quasi ex ministro (ottimo per la verità) Fabrizio Barca e, pur apprezzandole, e non mi hanno convinto. Non solo per la lunghezza (49 pagine!) o il lessico da politologo (catoblepismo) o la, troppo, intellettuale soluzione che propone, la mobilitazione cognitiva (che è la parola più usata!) ma perchè non offre un’esauriente risposta ai problemi del PD di oggi, dal punto di vista di un iscritto, di un potenziale militante, di un giovane che vuol far politica:
a) chi siamo: se la “fusione” è stata fredda nel 2007, è tempo (son passati 50 giorni dalle elezioni e siamo in affanno rispetto al vecchio Berlusconi!) di essere un partito che fa sognare (e non accende passioni la riflessione di Barca), che ha una visione, rinnovata in persone e idee, che sa trasmettere ai disoccupati (giovani o over), il senso di “potercela fare” perchè al governo la sinistra insegue gli interessi del paese, a qualsiasi costo (anche di carriere personali).
b) Cosa vogliamo: se è affascinante l’ambizione del partito che sfida lo Stato nell’essere avanguardia, prevalgono poi prudenze, ambiguità sulle emergenze di povertà, impresa, fisco, giustizia sociale, diritti civili: il compromesso fra le anime del PD ha portato al ribasso di soluzioni. E se il partito non si dimostra soprattutto utile ai cittadini, ma diviso fra renziani e bersaniani e viene percepito come ipocrita (ciò che si dice in pubblico è diverso dalle decisioni del gruppo dirigente ristretto) perchè dovrebbero esistere i circoli, le assemblee sul territorio? Si attrae partecipazione se si parla con sincerità di servizi alle famiglie, ambiente, scuola, lavoro femminile, cultura, beni comuni, futuro e ciascuno sa di poter “contare”.
c) Come vinciamo: Barca propone uno sperimentalismo democratico (!) come terza via fra la competenza dei pochi (la “tecnocrazia”, che di fatto governa gli italiani dal 2011) e il movimentismo (protestatario) in Rete. E’ questo l’aspetto più interessante perchè svela un nervo scoperto, e irrisolto, di questo partito: il giudizio sulla società, e gli individui, che determina la conservazione piuttosto che l’apertura al nuovo. La rete è superficiale, i social network sono per definizione inadeguati a fare informazione, perchè mai? Quale strumento migliore di Internet abbiamo per raggiungere una variegata platea, far emergere il confronto, dando potenzialmente più voce a chi fa fatica a farsi sentire, con assoluta trasparenza (che è un valore richiesto)?
Sui nuovi metodi di comunicazione politica, sull’individuazione delle forme di coinvolgimento (il 25% di delusi come si contattano?) sul carisma dei candidati, si giocherà anche la prossima competizione elettorale, amministrative comprese (come costruiamo il programma dal basso?). Le proposte non mancano e in alcuni casi sono state già sperimentate con successo: dai bilanci partecipativi, ai sondaggi deliberativi, al dialogo elettori-eletti verso la democrazia continua di cui scrive Stefano Rodotà, possibile, e gradito, prossimo Presidente della Repubblica.
Perchè poi criticare la personalizzazione della politica senza affermare l’importanza di avere un leader che suscita speranze? Da sempre è attorno alle alte aspirazioni e alle grandi personalità (e non a caso si cita l’austerità di Enrico Berlinguer) che si mobilita l’entusiasmo!
Se il pd vuole governare deve farsi capire dalle persone e dare risposte radicali a questa crisi epocale, che è anche una grande sfida alle nostre energie, fornendo l’esempio di un partito che sa superare le divisioni e aggregare attorno ad un programma condiviso.
Il cambiamento è la legge della vita affermava J.F.Kennedy, almeno proviamoci!
Silvia Marchionini

segreteria PD VCO

Le Federazioni sanitarie vanno chiuse!

“Si chiudano le Federazioni sanitarie, perché non aiutano i processi di sburocratizzazione e finora non hanno prodotto i risparmi promessi, e si attribuiscano le loro funzioni a una Asl capofila nei territori di riferimento”.
Lo ha detto oggi il capogruppo regionale PD Aldo Reschigna, presentando in una conferenza stampa a Torino il dossier realizzato dal gruppo PD sullʼattività delle Federazioni sanitarie in questo primo anno di vita.
“In questo primo anno le Federazioni hanno fatto poco o nulla”, ha spiegato, “alcune hanno prosciugato le Asl di personale, ma non hanno completato il passaggio di funzioni, anche perché i rapporti tra le Asl e Federazioni sono molto spesso tesi e difficili”.
“Quando lʼassessorato annuncia risparmi realizzati dalle federazioni di oltre 14 milioni di euro, dà dei dati taroccati”, aggiunge, “perché gli unici risparmi delle Federazioni sono dovuti a ricontrattazioni imposte però dalla spending review nazionale. Il resto dei risparmi è tutto merito delle singole Asl, per oltre 10 miliardi di euro”.
“Spesso poi queste ricontrattazioni sono state fatte con procedure discutibili, o allungando la durata dei contratti, o modificando i termini del contratto stesso per qualità del bene acquistato. Modifiche che non sono previste dalla legge nazionale”.
Per il PD è da sfatare anche che le Federazioni siano a costo zero, a parte lʼamministratore unico: “non è così, molte federazioni hanno già sottoscritto contratti di consulenza fiscale, legale e amministrativa. Per ora sono piccole cifre, ma sembrano destinate ad aumentare”.
La soluzione è tornare alla proposta iniziale PD: “Si chiudano le Federazioni e si mantengano le loro funzioni, affidandole però ad una Asl per ogni territorio di riferimento. Sarà possibile realizzare economie di scala senza creare nuove strutture che costano ed introducono conflittualità nel sistema,” ha concluso Reschigna.

Borghi: buone notizie per la Treibacher di Domodossola. Sbloccato il decreto sugli sgravi fiscali energetici

E’ stato firmato dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, Vittorio Grilli, e dal ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, il decreto intermisteriale che, in applicazione all’articolo 39 del decreto 83/2012, consente la definizione delle imprese a forte consumo di energia e determina gli indirizzi per la definizione di sgravi fiscali a favore delle imprese energivore.
Ne dà notizia il deputato democratico Enrico Borghi, che puntualizza: “I parametri definiti all’ìnterno del decreto consentono l’inserimento dello stabilimento Treibacher di Domodossola tra le industrie energivore nei confronti delle quali sarà possibile applicare gli sgravi fiscali e sostenere la produzione. Il tema era stato oggetto di specifici incontri che avevamo fatto in campagna elettorale con la dirigenza dell’azienda e le organizzazioni sindacali, e ora auspico vivamente che a seguito dell’emanazione di questo provvedimento la proprietà aziendale riconsideri l’ipotesi di chiudere il forno di Domodossola e garantisca la prosecuzione produttiva del sito industriale ossolano”.
A seguito del provvedimento, infatti, viene istituito presso la Cassa Conguaglio per il Settore Elettrico l’elenco annuale delle imprese a forte consumo di energia nei confronti delle quali applicare sgravi fiscali sul consumo dei prodotti energetici che consentiranno un minore esborso da parte delle aziende sulla base di parametri di progressività legati al quantitativo di energia consumata e al rapporto tra il costo effettivo del quantitativo complessivo di utilizzo dell’energia e il valore del fatturato.
Non si tratta di un regalo alle aziende –precisa Borghi- ma dell’applicazione di una direttiva comunitaria, che va incontro alle imprese energivore come appunto Treibacher, oppure Tessenderlo, che per gli alti costi dell’energia italiana vengono fortemente penalizzate nei confronti soprattutto dei competitor stranieri. Il costo per le componenti compensative oggetto della norma fa parte di un fondo compreso tra gli oneri di sistema del settore elettrico, e non viene quindi scaricato sulla fiscalità generale”.

PD VCO
Ufficio stampa 

Bilancio regionale: aumento irpef e pesanti tagli. Solo questo la proposta di Cota

Nella riunione della Commissione bilancio, l’assessore regionale Pichetto ha confermato l’aumento dell’addizionale Irpef per i piemontesi. Non è solo scontato l’incremento a partire dal 2014. La stessa relazione dell’assessore dà quasi per certo l’anticipo dell’aumento al 2013 con l’obiettivo di incamerare 170 milioni di euro.
E’ un salasso per le famiglie e per i loro consumi, con effetti pesanti sulla loro condizione di vita e per l’intera economia piemontese. Contro questo progetto nette sono la nostra contrarietà e la nostra opposizione, e si rafforza il giudizio negativo su un presidente della Regione che aveva promesso: nessuna tassa ai piemontesi.
La comunicazione delle assegnazioni delle risorse solo alle direzioni e la non ripartizione in Upb, che avverrà lunedì, non ci consente ad oggi di verificare l’entità dei tagli che riguarderanno capitoli essenziali della politica regionale e di esprimere un giudizio complessivo sulla manovra, ma due preoccupanti considerazioni possono essere già poste.
La prima riguarda il trasporto pubblico locale. Oltre ai trasferimenti statali sono stanziati solo altri 30 milioni di euro, contro i 120 milioni considerati necessari. Con tale stanziamento, il diritto alla mobilità in questa regione verrà violato per decine di migliaia di persone. Hanno quindi forti motivi le nostre preoccupazioni sugli effetti sui livelli occupazionali e sul futuro delle aziende pubbliche e private che operano nel settore.
La seconda considerazione riguarda le politiche sociali: l’ipotesi di stanziamento con fondi regionali di 83,8 milioni è inferiore ai 114 milioni di euro dell’anno scorso, e non basta il balletto di cifre sui fondi nazionali a garantire agli enti gestori le politiche di sostegno a migliaia di piemontesi che finora godevano dei servizi, a partire dai disabili e dagli anziani non autosufficienti.
Trasporto pubblico locale e politiche sociali sono le due emergenze oggetto delle manifestazioni della settimana scorse e sono anche al centro dello sciopero indetto da Cgil Cisl Uil. La disattenzione da parte della Giunta regionale nella definizione delle risorse significa non solo una mancanza di sensibilità politica su temi rilevanti, ma anche l’incapacità a cogliere quello che il Piemonte sta manifestando e vivendo.
Vengono inoltre confermate le nostre ripetute denunce sul disavanzo di bilancio, che Pichetto ha sostenuto si aggirerà nel 2012 intorno ai 500 milioni di euro, senza conteggiare gli effetti del disavanzo 2010, di oltre 600 milioni di euro. Siamo di fronte a un disavanzo tutto figlio della gestione 2012, a conferma che Cota fa i proclami sul passato, ma non è in grado di governare la spesa che è totalmente fuori controllo, o gestita su entrate sovrastimate, come abbiamo più volte ribadito.
A questo occorre aggiungere la conferma del disavanzo di 340 milioni sul trasporto pubblico locale, che Pichetto in parte finanzierà utilizzando 150 mlioni di fondi FAS, sottraendo queste risorse a una politica di investimenti essenziale a un Regione in difficoltà come il Piemonte. Anche in questo caso la responsabilità è tutta delle scelte compiute dalla Giunta regionale. I due disavanzi rappresentano un ulteriore fardello che peserà sui bilanci dei prossimi anni della regione, riducendo ulteriormente la capacità di erogare servizi e finanziare gli investimenti.
In questo quadro tutt’altro che allegro, il trionfalismo di Cota appare fuori luogo e rappresenta una vera e propria presa in giro.
Infine, il decreto legge che salva il Piemonte prevede due piani: uno per la sanità, da presentarsi entro il 15 di maggio, che sarà il nuovo piano di rientro, e l’altro da presentare entro il 30 di aprile e che dovrà riorganizzare il Tpl. Diffidiamo la Giunta da compiere blitz e dal pensare che questi due delicati programmi possano essere assunti violando le prerogative del Consiglio e senza un confronto con la comunità piemontese.

Aldo Reschigna, capogruppo PD reg. Piemonte

Borghi: sul punto nascite so quel che leggo

Il Comitato Salute VCO, in un recente comunicato stampa, ha rivolto al sottoscritto un quesito specifico, sostenendo di aver letto una mia frase sibillina sul futuro del punto nascite dell’ospedale Castelli di Verbania, invitandomi a dire pubblicamente “cosa so di più”.
La risposta è piuttosto semplice. So quello che ho letto sulle carte ufficiali. E provo a riepilogarlo, a beneficio di chi abbia la volontà di affrontare la questione scevro da spiriti faziosi.
1. Dal punto di vista legale, amministrativo e sanitario non esistono gli ospedali di Verbania e Domodossola, ma esiste nel territorio del Verbano Cusio Ossola l’ospedale unico plurisede Verbania-Domodossola, conseguenza -come ben sanno i fautori del Comitato Salute VCO- del fallimento dell’esperimento di realizzazione dell’Ospedale Unico di Piedimulera.
2. Di conseguenza, esiste un unico reparto di ostetricia e ginecologia, oggi distinto su due plessi ospedalieri esattamente come accade per molte altre attività di area medica, chirurgica e specialistica.
3. La Regione Piemonte, nel sottoscrivere a Roma il 16 dicembre 2010 l’accordo Stato-Regioni sul tema della riorganizzazione in questione, aveva dichiarato che sul proprio territorio non esisteva nessun punto nascita inferiore ai 500 parti/annui, presentando in maniera coerente la situazione del Verbano Cusio Ossola come reparto unico plurisede.
4. Successivamente a quell’atto, per motivi esclusivamente di natura politica, l’allora assessore regionale Monferino, iniziò a concepire in maniera difforme il punto nascita di Domodossola da quello di Verbania, con la conseguenza che tale impostazione ha portato ad un decremento quantitativo e qualitativo delle prestazioni rese (comprovato dalla diminuzione complessiva e continua dei parti degli ultimi anni in tutte e due le strutture sanitarie di Verbania e Domodossola) e all’arbitrio del dirigente sanitario del reparto ostetrico ginecologico di concepire il nosocomio ossolano alla stregua di un avamposto disperso tra le montagne presso il quale non presentarsi
5. La Regione Piemonte, nel presentare con D.G.R in data 15.3.2013 il Piano di revisione della rete ospedaliera piemontese, ha usufruito della possibilità di deroga fino a 500 parti/anno stabilita dall’accordo Stato-Regioni per la realtà di Borgosesia in quanto comune montano, ed ha derogato alla deroga per quanto attiene alla realtà di Susa (332 parti/anno) in quanto comune montano, mentre ha stabilito per Verbania (unico punto nascite di tutto il Verbano
Cusio Ossola) l’obiettivo di 1.010 parti annui, perchè essendo Verbania esclusa dal novero dei territori montani deve rispettare a questo punto il parametro nazionale complessivo di 1000 parti/anno (nel 2012 Verbania chiuse a 588 parti, che sarebbero sulla carta diventati 835 qualora tutti quelli di Domodossola avessero scelto Verbania come luogo di nascita anziché strutture esterne alla nostra ASL e alla nostra Regione come sta sempre più accadendo, con pesanti ripercussioni finanziarie sulla nostra ASL -queste sì da quantificare magari…-). 6. I parti che si sono verificati nel reparto unico plurisede del Verbano Cusio Ossola sono andati progressivamente diminuendo negli anni: 1008 nel 2008, 1009 nel 2009, 977 nel 2010, 874 nel 2011, 825 nel 2012. Ne consegue che i numeri sono ben lontani dal raggiungere l’obiettivo stabilito dalla Regione Piemonte con propria D.G.R., a meno che non si riesca ad ottenere per tale territorio le medesime condizioni di oggettiva valutazione interpretate dalla Regione Piemonte sia per altre realtà montane, che per altre realtà non montane che pur non raggiungendo i 1000 parti/anno, “inspiegabilmente” vengono mantenute in attività (facciamo i nomi: Chieri 739 parti/anno, Vercelli 765 parti/anno, Mondovì 584 parti/anno, Casale Monferrato 545 parti/anno)
7. La domanda che credo occorrerebbe porsi, piuttosto che malignare sull’operato di un parlamentare locale che ha agli occhi di taluni il peccato originale di non essere stato da essi votato, è per quale motivo la Regione Piemonte da un lato assicura deroghe su deroghe a realtà del tutto simili ed analoghe al Verbano Cusio Ossola e “sfora” i parametri alla grande per nosocomi non montani, mentre nel caso della nostra realtà (il Verbano Cusio Ossola) interpreta in maniera draconiana e ferrea la logica dei numeri nei confronti di Verbania e concepisce il punto nascite di Domodossola in maniera autonoma e distaccata da quest’ultimo quando non lo è.
8. La domanda che credo occorrerebbe porsi è per quale motivo la Regione Piemonte, e l’ASL 14, hanno permesso sotto il profilo funzionale ed organizzativo, il costante e continuo depauperamento professionale e strutturale del reparto di ostetricia ginecologia dell’ospedale unico plurisede Verbania-Domodossola.
9. La domanda che credo occorrerebbe porsi è perchè la Regione Piemonte, con l’assessore Monferino in testa, abbiano creato artatamente questo “casus belli” (contrapposto poi alla vicenda emodinamica con la quale non c’entra assolutamente nulla) nel quale si è infilata mani e piedi tutta la consueta attitudine alla battaglia di campanile e alla guerra tra i poveri che alligna alle nostre latitudini.
10. Il sillogismo che risponde a queste domande, a mio avviso, è molto semplice: avendo ottenuto l’obiettivo di dividere Domodossola da Verbania, la Regione Piemonte intende chiudere Domodossola. Verbania senza la presenza di Domodossola (zona montana derogabile COMPLESSIVAMENTE PER TUTTO IL VCO a 500 parti/anno) viene automaticamente portata all’obbligo di raggiungere 1000 parti/anno, che non raggiunge neppure aggiungendo i numeri attuali di Domodossola. Quindi cosa intende fare la Regione Piemonte?