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Manovra: la pagano i cittadini. La mobilitazione del pd.

I tagli ai comuni e agli enti locali nei fatti restano. A pagarne le conseguenze saranno i cittadini. La mobilitazione del pd.
E’ questo il titolo del comunicato stampa inviato oggi (martedì 30 agosto 2011) agli organi di stampa e che di seguito riportiamo.
La manovra del governo varata ieri è vergognosa e iniqua.
Azzerato il contributo di solidarietà per i più ricchi, nessuna misura contro gli evasori fiscali in compenso tagli alle pensioni e conferma dei tagli economici agli enti locali.
“La giustizia di Berlusconi e di Bossi è dunque la seguente: non si può rompere il patto con gli evasori fiscali e gli esportatori illeciti di capitali, ma lo si può rompere con chi è stato tanto fesso da servire il paese facendo il militare o da studiare e poi riscattare di tasca propria la laurea. Dopo il patto di ieri ad Arcore, i conti della manovra del governo tornano ancora di meno e le ingiustizie pesano ancora di più”.
Nel merito dei tagli alla politica l’eliminazione delle province e il dimezzamento dei parlamentari avverrà con una legge costituzionale. Ovvero tempi biblici e nessuna certezza che questo avverrà davvero.
In merito ai tagli agli enti locali se, da una parte, la battaglia dei sindaci ha ottenuto l’esclusione di scelte drastiche e unilaterali del governo in materia di riaccorpamento dei piccoli comuni, rimane il vero nodo dei tagli economici.
Dei previsti 9 miliardi di tagli ne rimangono ben 7 in questa manovra.
Ovvero 7 miliardi di euro in meno per i bilanci dei comuni, province e regioni.
Tagli che ricadranno pesantemente a cascata sui cittadini, anche del VCO.
Meno servizi per i più bisognosi, meno servizi per la scuola, gli asili, i disabili, i malati.
Non è retorica ma solo la verità.
Basta guardare cosa succede nel nostro territorio ai servizi sociali che denunciano l’impossibilità di proseguire a fornire servizi adeguati alle esigenze.
E ora un nuovo taglio che si aggiunge ai precedenti.
Ci aspettiamo che Zacchera e gli altri parlamentari, Montani e Zanetta, siano conseguenti alle loro promesse e non votino questa iniqua manovra.
Nei prossimi giorni il Partito Democratico del VCO lancerà una campagna di mobilitazione, contro questi provvedimenti, nei principali comuni organizzando banchetti per dire no alla manovra e presentare le nostre proposte alternative.
PD VCO
Ufficio Stampa

Questione frontalieri

Riceviamo  e pubblichiamo da Giorgio Zaniboni resp.  Frontalieri VCO
Esiste  un accordo fra due paesi siglato dai rispettivi governi, che perdura da più di 35 anni, e il governo di Berna non può sottrarsi ai propri impegni venendo meno ad un accordo internazionale..
La  presidente della Confederazione Micheline Calmy-Rey non può venir meno alle adichiarazione del 24 giugno dove ribadiva la volonta del Governo “di voler sbloccare e normalizzare i rapporti con l’Italia, attraverso la ripresa del dialogo e interventi per rafforzare la fiducia reciproca tra i due Paesi”.
Fino a quando un nuovo accordo non viene rinegoziato  dalle due parti, non si può venire meno unilateralmente per le bizze di una forza politica che ne ha fatto una ragione di stato  per lmotivi elettorali.
Si prospettano situazioni ridicole: cosa farà Berna con i ristorni dei frontalieri che lavorano in Vallese?
Cosa sarà ristornato a un comune che ha frontalieri che lavorano sia in Ticino che in Vallese? 100% da uno e 50% dall’ altro?

D’altra parte sapevamo che saremmo arrivati a questo: durano da  anni le minacce di ritorsione della Lega dei ticinesi, le minacce di licenziamento  dei frontalieri, gli insulti agli italiani.
Nessuno del governo italiano le ha prese sul serio. Nonostante le incessanti richieste dei frontalieri, nessuno é intervenuto per dare un segnale forte, per riaprire un dialogo con le autorità svizzere.
Nessuno é andato a Berna per spiegare che le pretese del Sig. Bignasca di equiparare i ristorni d’imposta del 38,8% con quelli concordati con l’Austria dove la quota è solo del 12,5%, perché l’Austria non ha stipulato un accordo valido per le sole zone di confine, ma per lavoratori provenienti dall’intero paese. Se certi membri del nostro governo lo avessero fatto, invece di andare a bruciare il tricolore con Bignasca, magari non saremmo arrivati a questo punto.

Per risolvere il nodo legislativo, si tratta di rinegoziare un diverso trattamento fiscale per le diverse figure di frontalieri che si sono create dopo l’accordo del 21 giugno 1999 tra la Confederazione Svizzera e la Comunità europea sulla libera circolazione.
Per i frontalieri residenti nei comuni di confine, per i quali si presuppone una permanenza in territorio svizzero limitata all’ orario di lavoro, é più che giustificato un ristorno del 40%, in quanto la Svizzera non eroga nessun servizio e non sostiene nessun costo per questi lavoratori e per i loro familiari.
Si può ridiscutere un diverso fattore di ristorno per quei frontalieri che soggiornano tutta la settimana in Svizzera, valutando i servizi dei quali beneficiano in territorio elvetico.

Ribadiamo ancora una volta che un gesto distensivo per dare avvio ad un dialogo più distensivo sarebbe quello di togliere la Svizzera dalla black list dei paradisi fiscali. Una mozione in tal senso é stata accolta recentemente in Parlamento, Chiediamo che il governo ne prenda atto e agisca rapidamente per non far deteriorare la situazione ulteriormente.

Giorgio Zaniboni
Frontalieri VCO

Assemblea nazionale sul lavoro.

Anna Bozzuto, Alessandro Buzio e Davide Bolognini (nella foto) sono i tre delegati del PD Vco che hanno partecipato alla conferenza nazionale per il lavoro del Pd che si è svolta a Genova nei giorni scorsi.
Riportiamo un commento di Alessandro Buzio, segretario dei Giovani democratici del VCO
Eravamo troppi e tantissimi sono stati gli interventi che avevano qualcosa da dire.
Una Conferenza, quella conclusasi  col comizio trascinante di Bersani, che è stata ben di più di un momento mediatico o di una celebrazione autoreferenziale vecchio stampo. E’ stata l’occasione per rimettere al centro del dibattito politico italiano il tema del lavoro, le sue sfaccettature, i suoi legami con l’economia da una parte e con le storie e le vite delle persone dall’altra.
Lo spirito con cui si è affrontato il tema del lavoro è stato quello del rilancio delle politiche di welfare  accompagnato ad incentivi per la crescita economica, senza la quale il lavoro non può esserci. Il welfare costa, e il tema delle risorse è stato discusso da tutti, essendo coscienti che la Conferenza non avrebbe dovuto scrivere un libro dei sogni, bensì una bozza di programma che il PD sottoporrà ai cittadini e agli alleati. Siamo conviti che gli sprechi ingenti, i clientelismi diffusi, la scarsa incisività della lotta alla grande evasione fiscale, la ridotta tassazione delle rendite finanziarie e provvedimenti quali lo scudo fiscale e la cancellazione dell’ICI sulla prima casa abbiano pesato sulle casse già provate del nostro paese, rendendo impossibili una serie di azioni rivolte tanto allo sviluppo quanto alla redistribuzione equa e ad una fiscalità meno punitiva verso le fasce deboli della popolazione.
La Conferenza è stata l’occasione di lanciare il documento politico firmato da Stefano Fassina e dal suo dipartimento. Complessivamente, considerate sia la relazione di Fassina sia l’analisi sulle risorse sia l’esito del dibattito, il PD si impegna in:
– riforma fiscale che alleggerisca imprese e lavoro ed aggravi un po’ sulle rendite e le transazioni finanziarie, esclusi i titoli di stato;
– piano per gli investimenti industriali e per gli sgravi fiscali sugli investimenti privati vincolati a progetti sostenibili dal punto di vista ambientale e sociale;
– un piano di rilancio della contrattazione, attraverso una riforma della rappresentanza sindacale con l’accordo di tutte le maggiori sigle sindacali italiane;
– maggiore spazio per la contrattazione aziendale, di secondo livello, senza che si venga meno ai contratti nazionali;
– maggior costo del lavoro atipico perché venga ripagata la flessibilità con maggiori retribuzioni;
– parificazione dei contributi previdenziali tra le tipologie contrattuali;
– possibilità di totalizzazione dei contributi raccolti in diversi lavori senza oneri per il contribuente;
– riforma dell’apprendistato, riduzione funzionale dei contratti atipici, fondi per maternità e paternità;
– incentivi verso il riconoscimento d’un rimborso spese minimo per stagisti, tirocinanti e praticanti;
– introduzione dello statuto del lavoro autonomo;
– defiscalizzazione integrale per i progetti imprenditoriali di giovani;
– reinserimento delle tracciabilità per combattere l’evasione fiscale (i risparmi, oltre a una riduzione della spesa corrente, dovrebbero finanziare i provvedimenti qui sopra);
– reddito minimo universale per ogni forma di contratto;
– introduzione del reato penale di caporalato;
Naturalmente, ciascuno di questi punti è stato discusso, integrato, perfezionato, studiato, dibattuto tra le forze sociali e i delegati presenti in Conferenza, la quale si è distinta per concretezza e ricchezza di contributi e contenuti. Non si è voluto discutere in maniera astratta e tecnicista di politiche economiche e del lavoro, ma si è partiti dalle persone, dalle esperienze del lavoro che c’è, che è intermittente, che è a rischio o che non c’è più, nelle manifatture e nei servizi, nelle professioni e tra i precari. Unendo analisi politica ed economica, esperienze umane e sociali e infine proposta programmatica, si è voluta esprimere l’idea che il lavoro non è solo un capitolo dei tanti della politica e della vita delle persone, ma qualcosa di più. Esso è, come ha detto bene Bersani, la nostra “quota, più o meno piccola, di trasformazione del mondo”, di interazione con la collettività, di dialogo con la società, di scambio. Il lavoro ha mille facce: il nostro partito si è colorato di tutte queste facce, e si tratta di colori veri, concreti, contro il grigiore del sistema mediatico che premia le chiacchiere da retrobottega o il “teatrino della politica”, per dir così.
Colorare dei colori del lavoro, della giustizia sociale e dell’uguaglianza la nostra partecipazione politica, civica e pubblica significa dare questa riscossa civica al paese di cui tanto parliamo e che altrimenti resterebbe astratta e inattuale; è un compito, questo, che come Giovani Democratici sentiamo profondamente nostro e al quale ci atterremo con lo slancio e l’entusiasmo di cui c’è bisogno perché questa occasione di riscossa non vada perduta, sprecata o non si esaurisca.

Conferenza provinciale del Partito Democratico per il Lavoro

Giovedì 9 giugno 2011 alle ore 20:30 presso l’Ex Cinema di Villadossola (in Via Boldrini 38), si terrà la Conferenza provinciale del Partito Democratico per il Lavoro con la partecipazione del Coordinatore regionale per il Lavoro del Pd Piero Pessa.
I lavori saranno coordinati dai responsabili Lavoro Pd del Vco Anna Bozzuto e Paola Bertinotti. Interverranno il segretario provinciale Antonella Trapani, il capogruppo regionale Pd Aldo Reschigna e gli amministratori locali.
Sono invitati alla Conferenza tutti i democratici, i lavoratori, i rappresentanti delle forze sociali, sindacali ed economiche della provincia.
Potete cliccare qui per scaricare il materiale ed i documenti in discussione della serata:
Documento sul lavoro per conferenza nazionale 2011
Documento nazionale sul fisco 2011

Il tema del lavoro, dello sviluppo e più in generale del rilancio delle possibilità economiche della nostra Provincia e Regione è al centro dell’azione politica dei Democratici che sono impegnati in tutto il territorio provinciale e nelle istituzioni, ai vari livelli, come forze di governo o di opposizione, per non lasciare soli lavoratori, imprese, famiglie.
Sarà l’occasione per il PD di avanzare proposte sul nuovo diritto unico del lavoro, per restringere il campo del lavoro precario a vantaggio del lavoro stabile.
Riforme che riguardano i giovani, le donne il cui impiego deve essere sostenuto, e il mondo del lavoro autonomo e professionale.
La crisi economica si va progressivamente trasformando in una crisi sociale per fasce sempre più ampie di popolazione.
Segreteria PD VCO

RILANCIARE LE AREE INDUSTRIALI IN CRISI E’ POSSIBILE

Aldo Reschigna

Gli strumenti per contrastare la deindustrializzazione nei territori piemontesi in zone come il VCO ci sono. La Giunta regionale si impegni per attivarli.
Per questo abbiamo chiesto un Consiglio regionale straordinario sull’utilizzo degli accordi di programma per le aree di crisi. Intese, cioè, che prevedono un’attività integrata e coordinata di Regione, enti locali ed altri soggetti pubblici e privati, con la confluenza di risorse finanziarie anche statali e comunitarie.
Un decreto ministeriale del marzo 2010 prevede infatti che la Regione possa proporre al Governo di attivare accordi di programma nelle aree da lei individuate.  Già altre Regioni si sono mosse in questa direzione e in almeno un caso, quello della Toscana, l’accordo di programma è ormai giunto alle fasi finali, alla vigilia della sua formalizzazione. Dalla Giunta piemontese, invece, nulla si muove.
Eppure il Piemonte è la regione italiana più colpita dal processo di deindustrializzazione, e Il VCO è una delle zone in condizioni più gravi dell’intera regione.

Per questo non basta affidarsi al mercato, cercando di sostenere le imprese con incentivi di entità insufficiente, vista la crisi del bilancio regionale. Occorre intervenire mobilitando tutte le risorse disponibili, a partire da quelle che si possono ottenere dal governo centrale e dall’Unione europea utilizzando le numerose normative in vigore.
Per questo é necessario che la Giunta Cota esca dal suo torpore.  Con la nostra mozione, che sarà votata al termine del Consiglio regionale straordinario, chiediamo che la Giunta regionale avvii presso il Governo le pratiche burocratiche necessarie per arrivare all’accordo di programma.

Che entro un mese vengano individuate le aree del territorio regionale che, per le loro caratteristiche socioeconomiche e la condizione di crisi, possono godere dell’intesa e dei contributi statali ed europei.
Si tratta di un’occasione importante per il Piemonte e per il VCO, che non intendiamo perdere. Solo nel quadro di un accordo di programma che metta insieme istituzioni locali e nazionali, realtà produttive e sociali, organizzazioni sindacali, è immaginabile individuare adeguate strategie per sfruttare al meglio le risorse statali e comunitarie che possono contribuire in modo rilevante al rilancio economico della nostra provincia e dell’intero territorio regionale.
COMUNICATO STAMPA
Ufficio Stampa Gruppo Consiliare Partito Democratico

Al Presidente del
Consiglio regionale
del Piemonte
MOZIONE
ai sensi dell’articolo 18, comma 4, dello Statuto e
dell’articolo 102 del Regolamento interno
trattazione in Aula 
trattazione in Commissione
OGGETTO: Cogliere le opportunità per rilanciare il Piemonte.
Il Consiglio regionale del Piemonte,
Premesso che
 l’articolo 2 della Legge 23 luglio 2009, n. 99, al fine di assicurare
l’effi cacia e la tempestività delle iniziative di reindustrializzazione nelle
aree o distretti in situazione di crisi industriale e nei casi di situazioni
complesse, nonché con impatto significativo sulla politica industriale
nazionale, rende possibile la stipula di accordi di programma, il cui
finanziamento è sostenuto anche con fondi statali;
 tali accordi prevedono un’attività integrata e coordinata di Regioni, Enti
Locali ed altri soggetti pubblici e privati, la confluenza di risorse
finanziarie e l’armonizzazione dei procedimenti amministrativi;
 il Decreto Ministeriale del 24 marzo 2010 “Individuazione delle aree di
crisi industriale. Riforma del sistema degli interventi di
reindustrializzazione nelle aree e nei distretti in situazione di crisi
industriale e di crisi industriale complessa, in adempimento a quanto
disposto dall’articolo 2, comma 7, della legge 23 luglio 2009, n. 99” ed,
in particolare, gli articoli 3 e 4 definiscono i criteri e la procedura per
l’individuazione delle aree o dei distretti in situazione di crisi industriale
complessa;
 l’articolo 4 del Decreto sopra richiamato stabilisce, nello specifico, che
l’individuazione delle aree su cui attivare i suddetti accordi di
programma possa conseguire, oltre che da un’analisi autonoma degli
uffi ci ministeriali, anche da specifica istanza avanzata dalla Regione nel
cui territorio ricade l’area o il distretto in crisi industriale, fermo
restando l’accertamento delle condizioni previste dalla L. n. 99/2009 e
previa consultazione con gli Enti e le Istituzioni interessate e le
organizzazioni datoriali e sindacali;
Rilevato che
 alcune Regioni italiane, a fronte del quadro normativo sopra delineato,
hanno già deliberato istanze al Ministero dello sviluppo economico per
l’attivazione del procedimento di individuazione ed accertamento delle
aree o distretti in situazione di crisi industriale complessa, nonché con
impatto significativo sulla politica industriale nazionale;
 almeno in un caso, quello della Regione Toscana, l’attivazione del
suddetto procedimento sta portando, in queste settimane, alla
definizione dell’accordo di programma, ai sensi dell’articolo 2 della
succitata L. n. 99/2009;
Considerato che
 il Piemonte è la regione, all’interno dell’Italia Settentrionale, con il più
consistente processo di deindustrializzazione;
 nella nostra Regione, sono presenti aree e distretti caratterizzati da
perduranti fenomeni di crisi industriale particolarmente gravi e
complessi, resi ancora più gravi dall’evoluzione del quadro economico
piemontese e dalla crisi, i cui effetti si fanno tuttora pesantemente
sentire anche sul piano occupazionale;
 nell’attuale situazione di scarsità di risorse, è d’obbligo che le Istituzioni
perseguano con impegno ogni opportunità che possa favorire il rilancio
dell’economia piemontese;
IMPEGNA
la Giunta regionale
 a presentare, quanto prima, formale istanza al Ministero dello sviluppo
economico per l’accertamento, ai sensi dell’articolo 4 del Decreto
Ministeriale del 24 marzo 2010, della presenza sul territorio piemontese
di situazioni di crisi industriale complessa, nonché con impatto
significativo sulla politica industriale nazionale, al fine di fornire una
rilevante e concreta risposta alle esigenze delle nostre realtà produttive
in forte diffi coltà;
 a presentare, entro 30 giorni, alla Commissione consiliare competente,
la proposta di individuazione delle aree o distretti in situazione di crisi
industriale complessa all’interno del territorio regionale;
 ad individuare adeguate strategie per sfruttare al meglio le risorse
statali e comunitarie che possono contribuire in modo rilevante al
rilancio economico del territorio piemontese.
Torino, 24 maggio 2011
PRIMO FIRMATARIO Wilmer RONZANI
Altre firme

Lavoro: i sindacati preoccupati per i risultati della “cabina di regia provinciale”

CGIL CISL e UIL del VCO esprimono tutta la loro preoccupazione riguardo al metodo ed alla tempistica con i quali sta procedendo il confronto sulle strategie e i finanziamenti da dedicare alla ripresa territoriale, all’interno della cabina di regia provinciale.
Infatti, nell’ultimo incontro svoltosi il 16.05.2011 è stato comunicato che il documento inviato al Ministero dello Sviluppo Economico, nel quale la Regione Piemonte ha preso atto del nostro “piano strategico”, non è sufficiente per avere il riconoscimento di “zona di crisi complessa” e conseguentemente ottenere i finanziamenti dedicati alla ripresa territoriale.
Questo significa un ulteriore prolungamento dei tempi riguardo alla concretizzazione di strumenti che possano aiutarci ad uscire dalla crisi, ma anche una non sufficiente attenzione da  parte degli assessori provinciali competenti, ad un tema come la crisi e la ripresa del lavoro.
Preoccupazione ulteriormente rafforzata dal fatto che mentre noi siamo ancora fermi, altre province italiane hanno già avuto assegnato lo status di “zona di crisi” e altri territori piemontesi stanno avviando la procedura per ottenere il riconoscimento.
Ora più che mai è indispensabile che a partire dai Consiglieri Regionali, dalla Provincia ai Parlamentari si facciano le pressioni indispensabili ad avere il riconoscimento della crisi territoriale, dimostrando di essere concretamente quella lobby territoriale in grado di fare gli interessi del VCO, cosa purtroppo fino ad oggi poco evidente.
E’ però indispensabile muoversi in fretta, perché il rischio che si corre è che il VCO sia  scavalcato da altre Province con una rappresentanza e un peso politico e istituzionale più significativo del nostro, relegando il nostro territorio, già ai margini, in una situazione di crisi perenne.
Come già dichiarato nella riunione del 16.05.2011 CGIL CISL e UIL sono disponibili a fare la loro parte, sia attraverso le Segreterie Regionali sia con una mobilitazione di tutto il territorio (istituzioni, politica, rappresentanza sociale) che permetta di recuperare quel peso politico e quella visibilità che fino ad oggi non siamo stati in grado di avere.
Una mobilitazione non contro qualcuno ma PER il territorio, sostenuta da tutti nell’interesse del VCO.
I Segretari provinciali
CGIL CISL UIL
Aldera C. Caretti L. Borsotti F.