Verbania nel Parco Nazionale Valgrande: il matrimonio (non) s’ha da fare?

Contributo di Silvia Marchionini Sindaco di Cossogno

Domenica 29 maggio una bella iniziativa, promossa in tutta Italia dai mass media, coinvolgerà Telethon e i parchi, tra cui quello della Valgrande, con lo scopo meritorio di far conoscere, attraverso l’escursionismo e le proposte culturali, un ambiente wilderness di assoluta eccellenza naturale.
Gran parte dei visitatori non potranno che rivolgersi alle sponde del Lago Maggiore per ammirare i luoghi della Valgrande e Valle Intrasca. Eppure nel capoluogo, città che “vive”, che progetta di turismo, che ha un Museo del Paesaggio che vuole rilanciarsi, non c’è traccia di questa giornata.
Il Parco Valgrande, che come tutti gli enti fortemente statalizzati, non elettivi, attraversa una crisi di finanziamenti e in merito alla stessa esistenza (chi non ricorda le dichiarazioni del Ministro Prestigiacomo sull’utilità delle aree protette…), non è inserito nel contesto di lago e montagna.
E così nè il fondovalle nè l’entroterra montano hanno la ricaduta economica positiva, proprio in tempi in cui “fare squadra”, per essere attrattivi, sembra essere indispensabile.
Eppure il Parco, oltre 25 anni fa, nasceva proprio come idea fattibile (promossa dall’allora comprensorio provinciale) a Verbania! Inoltre in ogni piano di sviluppo si legge della necessità di integrare la realtà valgrandina nell’intorno cittadino. Se questo sforzo sembra difficile nei paesi montani (è diffusa la percezione del “parco uguale vincoli”, comitati di protesta nascono su vari temi, uno su tutti, “la difesa dai cinghiali”) perchè il capoluogo non entra nel Parco?
E si badi bene non è una questione che riguardi l’annoso e un pò scontato, dibattito sulla sede (fino al 2008 gli uffici dell’ente, costituito nel 1992, erano nella suggestiva Villa S.Remigio) o sulla contrapposizione fra Ossola e Verbano, ma su come fare sviluppo, governare il territorio, a partire dalle risorse che si hanno. E il Parco, uno dei 24 presenti in Italia, che comprende 13 comuni, per poco meno di 15.000 ettari, non è un capitale su cui investire per la realtà lacuale?
La comunità verbanese non trarrebbe beneficio, in termini di lavoro, turismo, cultura da un ruolo di Verbania nel Parco?
Alcuni tentativi in questa direzione si svolsero nel 2005-2006 ma a che punto è ora la delibera del Consiglio comunale (novembre 2010) che chiedeva all’unanimità l’ingresso?
Considerando la comune storia fra città e montagna del Verbano (di impetuosa industrializzazione e spopolamento, oggi alla ricerca di nuove frontiere produttive), e in attesa del complesso iter procedurale, Verbania ha l’oggettivo interesse a costruire un patto con il Parco sulla base di alcune proposte:

1)pacchetti turistici fra lago e montagna, “settimane verdi” con percorsi guidati nei paesi della Valle Intrasca, in collaborazione con le associazioni di categoria.

2)Sostegno alle attività agricole, creazione di un fondo-sperimentazione (con anche gli altri enti) su idee capaci di far reddito recuperando il territorio.

3)Manifestazioni fra natura&cultura con le associazioni, il ricco volontariato, alla scoperta dei “tesori nascosti” (sono attive sia la Casa del Lago a Intra che l’Acquamondo a Cossogno).

Si faccia capofila Verbania (questa volta non per concordare la tassa di soggiorno con i comuni rivieraschi…!) con gli enti del Parco per avviare le sinergie, pensare un modello di sviluppo a costo zero, per concretizzare nuove possibilità turistiche del lago…con vista montagna.

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