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A.A.A. CERCASI PIANO SOCIO-SANITARIO. RIPARTIAMO DALL’OSPEDALE UNICO PLURISEDE. EVITIAMO LA GUERRA TRA TERRITORI

<<Gli ospedali sono aziende, la Sanità produce Pil…>>: queste sono le parole che il presidente Cota ha pronunciato all’indomani della conferenza stampa con la quale a dicembre ha esposto le linee guida del “futuro” piano sanitario.
Futuro, non a caso, perché di piano per ora non se ne vede traccia. Nel frattempo assistiamo – afferma il segretario provinciale PD Antonella Trapani – a chiusura per ferie dei reparti del nostro territorio, allo smantellamento del progetto dell’Ospedale unico plurisede, all’indebolimento della sperimentazione del COQ per non parlare delle conseguenze indirette: allungamento liste di attesa per esami, spostamento di visite specialistiche prenotate da tempo, inserimenti in strutture di assistenza sospese.
Siamo consapevoli che c’era ancora molto da fare per rendere efficiente ed efficace il progetto di sanità pubblica sul nostro territorio promosso dalla precedente amministrazione regionale di centrosinistra, ma non ci saremmo certo prefigurati lo smantellamento di un’esperienza condivisa con i territori.
Un progetto strutturato che teneva conto della morfologia e di quella tanto decantata e bistrattata montanità. Oggi ci sentiamo con molti operai le cui fabbriche si sono trasferite dove la produzione è più conveniente, gli utenti della sanità stanno per essere licenziati perchè <<la sanità produce Pil>>.
Per il Partito Democratico – continua Antonella Trapani – la sanità e l’assistenza sociale sono un servizio primario da fornire al cittadino non una fonte di reddito per il bilancio della regione. E’ il contrario, chi amministra ha l’onere di investire per dare servizi ai cittadini.
Abbiamo sentito molte dichiarazioni del Direttore regionale della sanità Monferino di situazioni di grande spreco: concentrazioni di doppioni di reparti a distanza inferiori a quelle tra Domodossola, Verbania e Omegna e le valli collegate, scusater l’ironia, da larghe e dritte strade.
Per questo siamo allarmati dalla possibilità che i nostri presidi pubblici diventino un pasto per privati e speculatori e che chiudano i già risicati servizi che abbiamo.
Per questo aspettiamo che al più presto i veritci regionali presentino un piano per il VCO.

PD Ufficio Stampa

Sanità: CI VUOLE UN PROGETTO COMPLESSIVO PER LA SANITÀ DEL VCO. COTA E CATTRINI DEVONO PRESENTARLO!

Aldo Reschigna

Dopo la conferenza dei Sindaci dell’ASL 14 di lunedì scorso credo che sia urgente che il commissario straordinario dell’ASL presenti un progetto completo di come intende riorganizzare la sanità nel VCO.
Non è accettabile che il tema venga affrontato sfogliando un petalo per volta una margherita ormai rinsecchita; è però quello che si sta facendo e non è accettabile.
Gli interventi che lunedì sono stati presentati come conseguenza del piano ferie che ridurrà il personale nel corso dell’estate non hanno, infatti, questo limite territoriale: sono destinati a durare perchè le condizioni di fondo che stanno riducendo all’osso i servizi non si modificheranno dopo l’estate perchè tali condizioni sono determinate in gran parte della delibera sul personale che è stata assunta dalla Giunta Regionale e che impone limiti pesanti all’assunzione del personale.
Chiedo un piano complessivo perchè i cittadini del VCO hanno il diritto di sapere come si vuole riorganizzare la sanità garantendo una continuità di prestazioni.
Un piano che deve riguardare gli ospedali ma anche il territorio perchè l’altra sera ed anche i commenti dei giorni successivi tutta l’attenzione o gran parte della stessa è stata dedicata al tema degli ospedali, dimenticandosi in gran parte della popolazione anziana, dei disabili, dei malati mentali, dei tossicodipendenti ed anche del servizio di guardia medica e dell’emergenza territoriale.
Anche questa è sanità ed anche di questo il commissario deve parlare.
Per quanto riguarda la riorganizzazione degli ospedali io credo che sia giusto ulteriormente rafforzare la caratterizzazione degli ospedali della nostra ASL ma ciò va fatto con un progetto chiaro, completo e comprensibile.
Questo è urgente fare altrimenti si riapre una stagione di contrasti tra territori e tra gli amministratori e la comunità.
E’ bene che ciascuno si assuma la propria responsabilità ed al commissario straordinario compete la responsabilità della proposta ed il dovere del confronto.
Aldo Reschigna
Capogruppo PD in consiglio regionale

COMUNICATO STAMPA CIRCOLO PD DOMODOSSOLA
La Sanità allo sbando.
L’ Assemblea dei Sindaci di inizio settimana ha evidenziato almeno due fatti gravi.
1) Il presidente Cota, tramite il suo Commissario Straordinario Corrado Cattrini, continua a non presentare alcun progetto o strategia complessiva per il futuro della Sanità piemontese ed, in particolare, per quella del VCO.
2) La “politica del carciofo” adottata da questa Giunta (interventi apparentemente scoordinati ed occasionali fanno progressivamente sparire servizi, altri vengono interrotti e/o mutilati, con grave sofferenza del Territorio), mostra l’ incapacità a gestire problemi oggettivi ed a stabilire rapporti chiari  e leali con gli Enti Locali e, più in generale, con i Cittadini.
La nostra preoccupazione è che tutto questo possa innescare l’ ennesima “guerra tra poveri”, all’ interno della quale Domodossola ed il San Biagio siano, ancora una volta, soccombenti.
Così come nei mesi scorsi, il nostro Circolo riafferma la necessità che il San Biagio venga potenziato: l’ EMODINAMICA e la 2a ALA di DEGENZA  costituiscono i due presidi strategici preliminari al raggiungimento di questo obbiettivo.
Invitiamo i Cittadini di tutta l’Ossola – singolarmente e come Associazioni presenti sul Territorio – alla massima vigilanza nel condividere queste scelte vitali per il futuro del nostro Ospedale.
Sollecitiamo i Referenti Locali delle Forze Politiche che in Regione sono maggioranza ad unire, nella chiarezza e distinzione di ruoli, la propria volontà e la propria voce alla nostra volontà ed alla nostra voce.
Per quanto ci riguarda, noi non accetteremo, per il San Biagio, alcuna soluzione che non contenga sia l’ Emodinamica che la 2a Ala di Degenza.

La Segreteria del PD – Circolo di Domodossola e Trontano.

Domodossola, 06/07/2011.

Sanità: siamo alla paralisi! Scena muta del commissario Cattrini!

Siamo al grottesco.
Nella riunione di ieri con i sindaci dell’Asl 14 per discutere del futuro della sanità del nostro territorio si è assistito alla paradossale scena di un commissario straordinario dell’ASL, (Cattrini) muto.
A parlare il direttore sanitario Sandrini che ha illustrato solamente i pesantissimi tagli a cui sta andando incontro il nostro territorio.
Ma la persona che doveva illustrare le strategie, presentare un piano, idee e proposte per la sanità del VCO è stato zitto. Scena muta.
Il rappresentante della giunta Cota (fiero leghista per sua stessa ammissione) non ha detto nulla di nulla.
Persino il consigliere regionale Marinello dopo ben 5 minuti ha lasciato la riunione senza proferire parola.
Le uniche cose certe sono i tagli: il punto nascite di Domodossola che chiude per tutta l’estate per carenza di personale (per il blocco al turnover voluto dal Presidente Cota), i ridimensionamenti annunciati da Sandrini sia per Verbania che per Domodossola, un 118 depotenziato, la guardia medica che sparisce da alcune zone soprattutto nelle valli e così via.
Ancora una volta, clamorosamente, non è stato illustrata da Cattrini un progetto complessivo per la gestione della sanità nel VCO.
Siamo in una situazione drammatica dove le riduzioni non colpiscono solo le strutture ospedaliere ma soprattutto i servizi sul territorio.
Ci sono solo delibere regionali che tagliano senza un disegno complessivo e preciso.
In quest’ottica il rischio di una guerra tra “poveri”, tra Omegna, Verbania e Domodossola che, ancora una volta, si dividono per difendere quel poco che rimane è sempre più reale.
Ma questo è un modo di gestire il problema folle e senza senso da parte delle forze politiche che governano la regione.
Attendiamo dal presidente Cota e dal commissario straordinario Cattrini, finalmente, la presentazione di un progetto, di uno straccio d’idee per il futuro della sanità nel VCO.

PD VCO
Ufficio Stampa

Questione frontalieri

Riceviamo  e pubblichiamo da Giorgio Zaniboni resp.  Frontalieri VCO
Esiste  un accordo fra due paesi siglato dai rispettivi governi, che perdura da più di 35 anni, e il governo di Berna non può sottrarsi ai propri impegni venendo meno ad un accordo internazionale..
La  presidente della Confederazione Micheline Calmy-Rey non può venir meno alle adichiarazione del 24 giugno dove ribadiva la volonta del Governo “di voler sbloccare e normalizzare i rapporti con l’Italia, attraverso la ripresa del dialogo e interventi per rafforzare la fiducia reciproca tra i due Paesi”.
Fino a quando un nuovo accordo non viene rinegoziato  dalle due parti, non si può venire meno unilateralmente per le bizze di una forza politica che ne ha fatto una ragione di stato  per lmotivi elettorali.
Si prospettano situazioni ridicole: cosa farà Berna con i ristorni dei frontalieri che lavorano in Vallese?
Cosa sarà ristornato a un comune che ha frontalieri che lavorano sia in Ticino che in Vallese? 100% da uno e 50% dall’ altro?

D’altra parte sapevamo che saremmo arrivati a questo: durano da  anni le minacce di ritorsione della Lega dei ticinesi, le minacce di licenziamento  dei frontalieri, gli insulti agli italiani.
Nessuno del governo italiano le ha prese sul serio. Nonostante le incessanti richieste dei frontalieri, nessuno é intervenuto per dare un segnale forte, per riaprire un dialogo con le autorità svizzere.
Nessuno é andato a Berna per spiegare che le pretese del Sig. Bignasca di equiparare i ristorni d’imposta del 38,8% con quelli concordati con l’Austria dove la quota è solo del 12,5%, perché l’Austria non ha stipulato un accordo valido per le sole zone di confine, ma per lavoratori provenienti dall’intero paese. Se certi membri del nostro governo lo avessero fatto, invece di andare a bruciare il tricolore con Bignasca, magari non saremmo arrivati a questo punto.

Per risolvere il nodo legislativo, si tratta di rinegoziare un diverso trattamento fiscale per le diverse figure di frontalieri che si sono create dopo l’accordo del 21 giugno 1999 tra la Confederazione Svizzera e la Comunità europea sulla libera circolazione.
Per i frontalieri residenti nei comuni di confine, per i quali si presuppone una permanenza in territorio svizzero limitata all’ orario di lavoro, é più che giustificato un ristorno del 40%, in quanto la Svizzera non eroga nessun servizio e non sostiene nessun costo per questi lavoratori e per i loro familiari.
Si può ridiscutere un diverso fattore di ristorno per quei frontalieri che soggiornano tutta la settimana in Svizzera, valutando i servizi dei quali beneficiano in territorio elvetico.

Ribadiamo ancora una volta che un gesto distensivo per dare avvio ad un dialogo più distensivo sarebbe quello di togliere la Svizzera dalla black list dei paradisi fiscali. Una mozione in tal senso é stata accolta recentemente in Parlamento, Chiediamo che il governo ne prenda atto e agisca rapidamente per non far deteriorare la situazione ulteriormente.

Giorgio Zaniboni
Frontalieri VCO

Emergenza e 118: meno ambulanze! il PD prende posizione

Nell’intervista a La Stampa (del 29 giugno) il direttore generale della sanità, dott. Monferino,  sostiene che i tagli dei piccoli ospedali, (lui preferisce chiamarle
riconversioni e non tagli, ma di questo si tratta) verranno compensati con l’incremento del servizio di soccorso avanzato.
Questa sarebbe una logica di intervento sanitario, discutibile certo, ma con una sua razionalità.
Peccato che non corrisponda al vero.
La delibera adottata dalla Giunta regionale lo scorso 29 maggio, giusto un mese fa, infatti taglia le ambulanze di soccorso avanzato, quelle con a bordo il medico, da 62 a 25. Vengono affiancate da 30 auto con a bordo un medico e un infermiere che, si ipotizza, potrebbero essere utilizzate anche per trasportare il paziente in caso di necessità, ma é evidente che non sono la stessa cosa.
Le cosiddette auto “medicalizzate”, infatti, sono strumenti inadatti a un reale soccorso avanzato. Un’auto medica non è la stessa cosa di un’ambulanza
medica, soprattutto quando è necessario il trasporto d’urgenza del paziente in gravi condizioni, come è dimostrato anche da recenti casi di cronaca. Il
risparmio, in questo caso, è davvero minimo, solo quello della vettura.
Ma gli effetti sulla reale capacità di intervento di emergenza sono concreti e rilevanti.
Nel quadrante Novara, VCO, Biella e Vercelli, ad esempio, le attuali 16 ambulanze con medico (nel solo VCO ora sono 3) diventeranno 6, e saranno
coadiuvate da 7 auto con medico. E’ evidente il calo della qualità del servizio.
Meglio sarebbe stato risparmiare sulla istituzione della nuova struttura di maxiemergenza che dovrebbe intervenire nei grandi eventi, come le
alluvioni, con cui si crea un nuovo primariato.
Per queste ragioni chiediamo alla Giunta regionale di revocare la delibera del 29 maggio che, come al solito nella pratica del presidente Cota, non è stata
discussa con nessuno, e di aprire un confronto sul merito delle scelte.
In attesa di questo, si smetta di raccontare cose non vere, come quanto sostenuto nell’intervista “che avere un’ambulanza di soccorso avanzato a
disposizione sarà come avere l’ospedale sotto casa”.
Aldo Reschigna
capogruppo Consiliare Partito Democratico
regione Piemonte

Assemblea nazionale sul lavoro.

Anna Bozzuto, Alessandro Buzio e Davide Bolognini (nella foto) sono i tre delegati del PD Vco che hanno partecipato alla conferenza nazionale per il lavoro del Pd che si è svolta a Genova nei giorni scorsi.
Riportiamo un commento di Alessandro Buzio, segretario dei Giovani democratici del VCO
Eravamo troppi e tantissimi sono stati gli interventi che avevano qualcosa da dire.
Una Conferenza, quella conclusasi  col comizio trascinante di Bersani, che è stata ben di più di un momento mediatico o di una celebrazione autoreferenziale vecchio stampo. E’ stata l’occasione per rimettere al centro del dibattito politico italiano il tema del lavoro, le sue sfaccettature, i suoi legami con l’economia da una parte e con le storie e le vite delle persone dall’altra.
Lo spirito con cui si è affrontato il tema del lavoro è stato quello del rilancio delle politiche di welfare  accompagnato ad incentivi per la crescita economica, senza la quale il lavoro non può esserci. Il welfare costa, e il tema delle risorse è stato discusso da tutti, essendo coscienti che la Conferenza non avrebbe dovuto scrivere un libro dei sogni, bensì una bozza di programma che il PD sottoporrà ai cittadini e agli alleati. Siamo conviti che gli sprechi ingenti, i clientelismi diffusi, la scarsa incisività della lotta alla grande evasione fiscale, la ridotta tassazione delle rendite finanziarie e provvedimenti quali lo scudo fiscale e la cancellazione dell’ICI sulla prima casa abbiano pesato sulle casse già provate del nostro paese, rendendo impossibili una serie di azioni rivolte tanto allo sviluppo quanto alla redistribuzione equa e ad una fiscalità meno punitiva verso le fasce deboli della popolazione.
La Conferenza è stata l’occasione di lanciare il documento politico firmato da Stefano Fassina e dal suo dipartimento. Complessivamente, considerate sia la relazione di Fassina sia l’analisi sulle risorse sia l’esito del dibattito, il PD si impegna in:
– riforma fiscale che alleggerisca imprese e lavoro ed aggravi un po’ sulle rendite e le transazioni finanziarie, esclusi i titoli di stato;
– piano per gli investimenti industriali e per gli sgravi fiscali sugli investimenti privati vincolati a progetti sostenibili dal punto di vista ambientale e sociale;
– un piano di rilancio della contrattazione, attraverso una riforma della rappresentanza sindacale con l’accordo di tutte le maggiori sigle sindacali italiane;
– maggiore spazio per la contrattazione aziendale, di secondo livello, senza che si venga meno ai contratti nazionali;
– maggior costo del lavoro atipico perché venga ripagata la flessibilità con maggiori retribuzioni;
– parificazione dei contributi previdenziali tra le tipologie contrattuali;
– possibilità di totalizzazione dei contributi raccolti in diversi lavori senza oneri per il contribuente;
– riforma dell’apprendistato, riduzione funzionale dei contratti atipici, fondi per maternità e paternità;
– incentivi verso il riconoscimento d’un rimborso spese minimo per stagisti, tirocinanti e praticanti;
– introduzione dello statuto del lavoro autonomo;
– defiscalizzazione integrale per i progetti imprenditoriali di giovani;
– reinserimento delle tracciabilità per combattere l’evasione fiscale (i risparmi, oltre a una riduzione della spesa corrente, dovrebbero finanziare i provvedimenti qui sopra);
– reddito minimo universale per ogni forma di contratto;
– introduzione del reato penale di caporalato;
Naturalmente, ciascuno di questi punti è stato discusso, integrato, perfezionato, studiato, dibattuto tra le forze sociali e i delegati presenti in Conferenza, la quale si è distinta per concretezza e ricchezza di contributi e contenuti. Non si è voluto discutere in maniera astratta e tecnicista di politiche economiche e del lavoro, ma si è partiti dalle persone, dalle esperienze del lavoro che c’è, che è intermittente, che è a rischio o che non c’è più, nelle manifatture e nei servizi, nelle professioni e tra i precari. Unendo analisi politica ed economica, esperienze umane e sociali e infine proposta programmatica, si è voluta esprimere l’idea che il lavoro non è solo un capitolo dei tanti della politica e della vita delle persone, ma qualcosa di più. Esso è, come ha detto bene Bersani, la nostra “quota, più o meno piccola, di trasformazione del mondo”, di interazione con la collettività, di dialogo con la società, di scambio. Il lavoro ha mille facce: il nostro partito si è colorato di tutte queste facce, e si tratta di colori veri, concreti, contro il grigiore del sistema mediatico che premia le chiacchiere da retrobottega o il “teatrino della politica”, per dir così.
Colorare dei colori del lavoro, della giustizia sociale e dell’uguaglianza la nostra partecipazione politica, civica e pubblica significa dare questa riscossa civica al paese di cui tanto parliamo e che altrimenti resterebbe astratta e inattuale; è un compito, questo, che come Giovani Democratici sentiamo profondamente nostro e al quale ci atterremo con lo slancio e l’entusiasmo di cui c’è bisogno perché questa occasione di riscossa non vada perduta, sprecata o non si esaurisca.