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Anci: da Monti riconoscimento ai piccoli comuni montani, meercoledì incontro a Roma

Enrico Borghi

“Da anni in Italia non si assisteva più a un presidente del Consiglio che in un discorso ufficiale facesse esplicito riferimento alla montagna, al suo territorio e alla sua popolazione. E il fatto che lo abbia voluto fare in un passaggio in cui enumerava le qualità italiane è particolarmente significativo”.
Così Enrico Borghi, sindaco di Vogogna (Verbania) e responsabile Anci per le politiche della montagna esprime la sua soddisfazione per le parole del premier Mario Monti che, nel suo discorso del 7 gennaio a Reggio Emilia nell’ambito dei festeggiamenti del 215/mo anniversario della bandiera italiana, ha fatto riferimento alle montagne italiane affermando che “abbiamo un territorio presidiato in ogni punto del Paese, nonostante il 54% di esso sia montano e raccolga solo il 20% della popolazione”.
Il passaggio alle aree montane, ricorda Borghi, è intervenuto in un momento cruciale del discorso, quello dedicato alle capacità di adattamento e di rilancio dell’Italia: “il ‘gap’ di competitività dell’Italia rispetto al resto d’Europa esiste” ha affermato il Presidente Monti, aggiungendo che “esiste anche una forza e una vitalità della società e dell’economia italiana che hanno reso il nostro Paese molto flessibile, capace di adattamento”.
“Certamente – rileva Borghi – il fatto che il territorio italiano oggi sia presidiato nonostante la sua complessità è grazie al lavoro e all’abnegazione di tanti italiani, e grazie alla presenza capillare di tanti piccoli Comuni montani, nei quali lo spirito di sussidiarietà di migliaia di amministratori volontari consente di colmare il gap infrastrutturale e gli handicap geomorfologici permanenti.
Questi Comuni montani negli anni – prosegue l’esponente dell’Anci – si sono aggregati in Comunità Montane, e oggi sono pronti alla trasformazione nelle nuove Unioni Montane dei Comuni per essere al passo con la modernizzazione e la trasformazione istituzionale del Paese, e necessitano di politiche specifiche che ci auguriamo dopo le importanti parole del Presidente del Consiglio possano tornare nell’agenda del Governo, ad iniziare – auspica Borghi in conclusione – dalla prima riunione della Commissione Stato-Regioni-Enti Locali prevista per mercoledì a Roma”.

PARCO VEGLIA DEVERO VALLE ANTRONA: UN PO’ DI CHIAREZZA SUI COMPENSI DEL PRESIDENTE

alpe Devero

E’ di venerdì 7 gennaio l’intervista apparsa nelle pagine locali del quotidiano “La Stampa” del neo presidente del Parco regionale Veglia Devero Valle Antrona.
Al di là di alcune affermazioni sulle quali vorremo evitare di ribattere, ma che cogliamo con un po’ di meraviglia, come quando il geometra Uttini elenca tra i suoi meriti per l’avvenuta  nomina a Presidente del  Parco regionale quello di essere da quattro anni presidente dello sci club valligiano, vogliamo porre l’attenzione dei media e dei cittadini,  sull’ultima affermazione del Presidente quando dice che il suo compenso, a causa della legge approvata dalla giunta Bresso, sarà di 1000 euro netti.
Letto ciò, ci siamo ricordati di un articolo apparso sempre sullo stesso quotidiano lo scorso 11 dicembre, nel quale, il Presidente Cattaneo, a risposta di un nostro comunicato stampa sempre al riguardo, affermava che quanto ai compensi il problema non esisteva: “Si tratta di cariche territoriali. Pertanto, in base alla legge “Salva Italia”, varata in questi giorni da Monti, queste sono cariche onorifiche per le quali sono stati cancellati i compensi”. Crediamo che il Presidente del Consiglio regionale si riferisse all’art. 22, capo III, del decreto poi tramutato in legge, che cita testualmente:” La titolarità di qualsiasi carica, ufficio o organo di natura elettiva di un ente territoriale non previsto dalla Costituzione è a titolo esclusivamente onorifico e non può essere fonte di alcuna forma di remunerazione, indennità o gettone di presenza, con esclusione dei comuni di cui all’articolo 2, comma 186, lettera b), della legge 23 dicembre 2009, n. 191, e successive modificazioni”.
Lasciamo perdere se un simile corrispettivo sia adeguato oppure no alle mansioni e alle responsabilità, non è questo l’oggetto del comunicato stampa, quello di cui vorremo fosse fatta chiarezza è se l’articolo 22 del citato testo si applica anche al Presidente del Parco oppure se il Presidente Cattaneo nella fregola di rispondere al nostro comunicato, abbia preso un abbaglio.
Infine, ci accodiamo a tutti coloro che in questi giorni hanno chiesto alla giunta regionale di fare chiarezza e di spiegare le regioni per le quali sono state scelte alcune persone. Sempre Cattaneo in quell’articolo rassicurava che sarebbero state:”Nominate le persone che hanno i migliori curricula”.  Sebbene non vogliamo sminuire l’importanza dello sci club, crediamo che questo titolo insieme a quelli elencati dal neo presidente non siano sufficienti a giustificare un incarico così delicato a meno che gli altri candidati avessero ancor meno credenziali.

PD VCO
Ufficio Stampa


 

NUOVA LEGGE SULLA CACCIA: LA MAGGIORANZA TENTA IL BLITZ PER CANCELLARE IL REFERENDUM

Con un vero e proprio blitz, oggi l’assessore regionale all’agricoltura Sacchetto, nella Commissione riunita in sede redigente per esaminare le diverse proposte sulla caccia, ha presentato un emendamento per abrogare l’attuale legge regionale sulla caccia, in modo da evitare così il referendum che si dovrà tenere in primavera. La nostra opposizione ha impedito che si arrivasse a un voto sull’emendamento, voto che avrebbe gettato l’intero settore nell’incertezza. Abbiamo chiesto di avere un parere giuridico chiaro sulle conseguenze, per poter avviare il confronto sul merito. Il tentativo ci pare comunque assurdo. Intendevamo aiutare una discussione sulla nuova legge che, per noi, non poteva che andare nella direzione di un miglioramento della situazione faunistica regionale e di un miglior funzionamento delle norme. Una legge che in sostanza non vietasse la caccia, difesa da una norma costituzionale, ma aiutasse un esercizio responsabile dell’attività venatoria, che tenga cioè conto delle condizioni ambientali e reali in cui si trova la fauna piemontese e definisca regole in grado da una parte di tutelarne l’esistenza, e dall’altra di limitarne il sovrannumero là dove avviene.Il blitz ha dimostrato come la maggioranza non avesse alcuna intenzione di discutere nel merito, ma intendesse solo trovare un escamotage per impedire un referendum cui il centrodestra è arrivato completamente impreparato. Un atteggiamento per noi inaccettabile e che ancora una volta mina i rapporti tra maggioranza e opposizione. Resta la nostra disponibilità a trovare una soluzione legislativa che tenga conto della situazione attuale e la affronti con la massima trasparenza e responsabilità.

Aldo Reschigna

Referendum mercoledì prossimo la decisione

Mercoledì 11 gennaio si riunisce in camera di consiglio  la Consulta per decidere l’ammissibilità dei referendum. Il nostro auspicio è che si esprima per il SI all’ammissibilità dei quesiti referendari per l’abolizione del cosiddetto Porcellum (così chiamato dallo stesso estensore della legge il leghista Calderoli che la definì una porcata). Nel caso la corte costituzionale ritenga inammissibili i quesiti referendari sulla legge elettorale, evento che molti disfattisti ritengono probabile, pretendiamo che il Parlamento tenga conto della volontà degli italiani, che è molto chiara: tornare ad eleggere i propri rappresentanti. Scriviamo questo perché la nostra esperienza è stata straordinaria e rivelatrice: i cittadini venivano a cercarci ai banchetti per lasciare la loro firma! Nella malaugurata ipotesi che la Consulta non accolga i referendum, il Parlamento segua la strada tracciata dal democratico Vannino Chiti che ha già lanciato l’idea di una “mozione di indirizzo” per una riforma parlamentare della legge elettorale.

Davide Bolognini, Alberto Nobili

Promotori Referendum contro Porcellum.