Regione Piemonte: ancora una volta impreparata e senza programmazione

In base alle direttive nazionali, il cui risultato è definito in base all’incrocio di ben 21 parametri, dal 29 novembre il Piemonte è in zona arancione.
Questo significa che la situazione complessiva sanitaria della nostra regione è in lieve miglioramento e che gli sforzi importanti di cittadini, attività produttive e commerciali e del personale sanitario impegnato nella lotta al virus, stanno ripagando in termini di alleggerimento della pressione ospedaliera.
E di questo non possiamo che essere contenti, senza che possa però significare che si debba abbassare la guardia. Distanziamento, prudenza, evitare assembramenti e l’uso delle mascherine devono assolutamente rimanere le nostre regole di comportamento.
Ci sono però alcune questioni che ci preme sottolineare.
Infatti, se le attività di vendita al dettaglio sono state riaperte, lo stesso non vale per le classi seconde e terze della scuola media come invece previsto dalle regole per le zone arancioni, e come avviene in altre regioni.
Questo significa che la Regione Piemonte è riuscita a ricadere immancabilmente in un altro errore.
Perché mai non ha utilizzato questo mese di tempo per organizzare soluzioni alternative che avrebbero potuto permetterne l’apertura in sicurezza di un servizio fondamentale per famiglie e giovani? Valutando magari soluzioni per i trasporti (assai meno problematici e limitati per le scuole medie), per orari di apertura o per eventuali tamponi rapidi?
Invece il Presidente Alberto Cirio, che un mese fa ha affermato di non aver “dormito la notte perché siamo diventati zona rossa”, pare che, per tutto il resto del tempo, abbia invece dormito profondamente per poi farsi cogliere in contropiede dalla istituzione della zona arancione.
È stato più comodo, invece, andare a farsi qualche selfie in piazza con gli studenti.
Certo, lo capiamo, minima spesa, massima resa, ma le scuole medie son chiuse.
La Segreteria Provinciale

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