Governo riferisca alla Camera su vicenda Veneto Banca

veneto banca“La situazione di Veneto Banca, nella quale è confluita anche la Banca Popolare di Intra, non deve  diventare un altro “caso” di speculazione, a tutto svantaggio dei correntisti e dei piccoli investitori e per questo ho chiesto al ministro Padoan di riferire in Commissione in Parlamento”.

È quanto afferma il deputato del Pd Enrico Borghi, capogruppo democratico in commissione ambiente, territorio e lavori pubblici di Montecitorio,  che sulla vicenda ha presentato un’interrogazione urgente.
Nata come Banca popolare di Montebelluna nel secolo scorso ed acquisita nel 2000 dalla Banca di Credito cooperativo del Piave e del Livenza – spiega Borghi- nel 2007 ha assorbito anche Banca Popolare di Intra, e oggi Veneto Banca vive un momento di enorme difficoltà, con perdite importanti che ammontano a 1,8 miliardi di euro concentrate negli ultimi due anni. Le recenti verifiche di Bce e Bankitalia hanno rilevato come la scelta di avere  perpetuato acquisizioni ed investimenti, dopo l’avvio della crisi internazionale, si sia  rivelata un fattore critico costituendo di fatto perdite non assorbibili come avviamento, neanche nel lungo periodo. Il 19 dicembre si terrà l’assemblea dei soci che dovrà avviare la trasformazione di questa popolare in Spa. Per questa operazione, la quotazione delle azioni sarà molto più bassa del prezzo sostenuto dai piccoli investitori. Si profila dunque un nuovo caso problematico, che evidenzia come accanto alla questione del rischio di impresa ci sia la probabile inesistenza di una corretta informazione dei piccoli azionisti e della clientela, e anche l’inadeguatezza dell’accountability della situazione di bilancio, per più anni.

Per questo ho chiesto al ministro dell’Economia Giancarlo Padoan di riferire alla Camera sulla vicenda al fine di comprendere quali misure intenda adottare per tutelare azionisti e obbligazionisti degli istituti bancari, in particolare non a conoscenza del rischio, che vedono in forte discussione spesso tutto il proprio risparmio, spesso proprio a causa di decisioni di un cda sul quale non avevano alcuna possibilità di effettivo controllo”.