Una nuova sinistra, una nuova Europa

bandiera germania grecia europaDalla vicenda greca ad uscirne male, umiliata e ferita è l’idea stessa d’Europa.
La Grecia resta nell`euro, ma è sotto gli occhi di tutti la crisi di una unione monetaria ( e per nulla politica) incapace di ridurre gli enormi gap di competitività al suo interno. Sono emerse tutte le ipocrisie di una integrazione dominata dagli interessi nazionali, dalla speculazione e da un dramma umanitario con pochi precedenti in tempo di pace.
La Germania ha di fatto imposto delle condizioni per la Grecia che, come sottolinea l’economista francese Fitoussi, “significano ancora sofferenza per il popolo greco”. In particolare per quanto riguarda le privatizzazioni che dovranno essere decise perché è noto che la vendita di beni pubblici in un contesto economico come quello attuale della Grecia si avvicina ad una svendita. E nessuno può dire di non vedere che questo è il momento meno opportuno per fare un’operazione di questo tipo.
A questo accordo, approvato con sofferenza, si è arrivati essenzialmente per la posizione della Germania e degli altri paesi del nord e dell’est che hanno fatto di tutto per umiliare la Grecia e un’idea diversa dell’Europa, opposta all’agenda dell’austerità che ha prodotto danni gravissimi e un vero e proprio disastro sociale per le classi meno abbienti.
Come sostenne l’allora ministro delle Finanze di Atene Yanis Varoufakis, Angela Merkel poteva fare un gesto sullo stile del “Discorso della speranza’” che il 6 settembre 1946 pronunciò a Stoccarda il segretario di Stato Usa James F. Byrnes, per dare la possibilità alla Germania “di immaginare il recupero, la crescita e un ritorno alla normalità” dopo la seconda guerra mondiale.
Quel discorso fu la chiave della ripresa economica tedesca, “facilitata dal piano Marshall, il condono del debito nel 1953 patrocinato dagli Usa e dall’arrivo di lavoratori immigrati da Italia, Jugoslavia e Grecia”. Sette decenni dopo era la Grecia, ad aver bisogno di una simile possibilità e poteva essere l’occasione per suggerire un nuovo approccio all’integrazione europea.
Ma la generosità della Germania non si è vista. Bravi a cogliere quella degli altri ma non a restituirla, dimostrando che l’avidità dei creditori è senza memoria.
La più grande delusione riguarda però il socialismo europeo. Afono e privo di leadership all`altezza. Hollande ha avuto almeno il merito di provarci. Ma il Pse, questo Pse andrebbe rifondato. Così com`è assomiglia ad una burocrazia senz`anima, mentre fuori dal suo perimetro cresce una sinistra antiausterità, portatrice di una voglia di cambiamento che sarebbe una sciagura non vedere, ascoltare, coinvolgere.
Bisogna affrontare i nodi di fondo della crisi europea: parametri ottusi, carenza di investimenti, debiti e interessi che strangolano la crescita. Bisogna risvegliare il sogno degli Stati Uniti d’Europa, ma occorre ciò che sino ad ora è mancato: forza e capacità. La sinistra socialista sarà capace di allargare il campo? Serve una svolta storica nel modo di concepire integrazione, economia, civiltà. Se si riduce l`Europa alla sola moneta, quella diventa un`ideologia, per di più pericolosa.
La sinistra è all’altezza di questa sfida? Se non lo sarà il vuoto verrà riempito sempre di più dai rapporti di forza dettati dalla Cancelliera tedesca e dal suo ministro delle finanze. Tutta la retorica sull’integrazione politica si è arenata davanti alla prima vera crisi dell’Eurozona e dell’architettura di Maastricht. In questo la sinistra greca ha reso evidente che chiunque tocca i dogmi dell’austerità viene vissuto come un corpo estraneo e da piegare. Quello consumato a Bruxelles è stato un braccio di ferro tutto politico e in questo senso illuminante, come ha raccontato bene Varoufakis. Se non si pone riparo, se non si alza la testa dalla piccola contabilità del quotidiano, si rischia di finir male.
E alla parabola greca si aggiunge il rifiuto nordico a redistribuire una quota di migranti e profughi, mentre alcuni alzano – e non metaforicamente- dei muri come in Ungheria.
E’ qui che l’Europa della retorica frana: nel venir meno, tanto sul piano monetario che umanitario, di quei trasferimenti solidali e illuminati senza i quali prevale l’egoismo. Da qui una nuova sinistra deve ripartire se non vogliamo assistere al trionfo di nuovi “muri”, fisici e morali.
Marco Travaglini

LA GIUNTA REGIONALE APPROVA IL DDL RIORDINO DELLE PROVINCE

La Giunta regionale ha approvato il disegno di legge di riordino delle Province.Provincia Verbano Cusio Ossola Stemma
Il testo arriva dopo un lungo confronto con le organizzazioni sindacali e l’Osservatorio sugli enti locali, “che hanno entrambi espresso apprezzamento per il lavoro svolto”, ricorda il vicepresidente della Regione Aldo Reschigna.
“Il disegno di legge regionale non fa riferimento solo alla Del Rio, ma anche alla riforma del titolo V della Costituzione, in discussione in Parlamento, di cui anticipa i soggetti di area vasta; stiamo di fatto operando una riorganizzazione complessiva della amministrazione
pubblica in Piemonte”, ha commentato Reschigna.
Le Province piemontesi sono state infatti accorpate in tre quadranti, uno che comprende il cuneese, l’altro l’astigiano e l’alessandrino, il terzo le restanti Province del nord Piemonte, che gestiranno le funzioni delegate dalla Regione in convenzione tra di loro, all’interno delle tre aree vaste che, insieme con la Città metropolitana, costituiscono lo scenario di fondo entro cui si colloca il disegno di legge.
Il provvedimento riconosce anche il ruolo forte della Città metropolitana, lasciandole la delega alla formazione professionale, delega che nel caso delle altre Province torna in capo alla Regione. “Se il ruolo della Città metropolitana è anche quello rigovernare i
sistemi economici, la formazione professionale è uno strumento importante per quel governo”, sottolinea Reschigna. Il ddl assegna alla Città metropolitana anche il ruolo di soggetto gestore delle zone di protezione speciale e dei SIC.
Oltre alla formazione professionale, torna in capo alla Regione anche la delega sull’agricoltura, come per altro richiesto anche dalle organizzazioni di settore, “per evitare la frammentazione e agevolare la gestione del nuovo Psr”, aggiunge il vicepresidente.
La specificità montana viene riconosciuta nel provvedimento al VCO, che vede sostanziare così il titolo di Provincia Montana che divide con le Province di Sondrio e Belluno per le caratteristiche del territorio e l’essere confinante con un altro paese.
Le deleghe che derivano da questo titolo sono quelle sulla forestazione, gli usi civici, l’energia su biomasse e le attività estrattive. “Il VCO parteciperà anche alla programmazione regionale della formazione professionale per la sua natura transfrontaliera e la necessità di formare il personale che lavora nel Canton Ticino e nel Canton Vallese, attualmente 6500 cittadini della Provincia”, ha spiegato Reschigna. Verranno gestite invece in convenzione con le altre Province dell’area vasta le altre funzioni decentrate dalla Regione.
Restano aperte due questioni, che attendono la conversione in legge del DL sugli enti locali per poter essere definite: Il futuro dei centri per l’impiego e la polizia provinciale.
Saranno chiariti nella discussione in Consiglio regionale.
Un capitolo importante riguarda il personale, che passerà alla Regione in ruolo separato, come prevede la legge Del Rio, per poter essere messo a disposizione con convenzione alle Province e alla Città metropolitana.
Al momento dell’entrata in vigore della legge Del Rio lavoravano per le Province piemontesi 4150 dipendenti, con un costo di 162 milioni di euro.
Attraverso la mobilità agli altri enti locali e la dichiarazione di eccedenza, da risolvere con il pensionamento con le norme pre-Fornero, la previsione è di arrivare a 3819 dipendenti entro il 2016, per un costo di 146 milioni.
“Occorre però rilanciare la mobilità e l’utilizzo della pre-Fornero”, sostiene Reschigna, “Se non si vuole che i costi del personale sottraggano troppe risorse alle politiche sia in Regione, sia nelle Province e nella Città metropolitana. E’ possibile ipotizzare che con
questi strumenti si possa arrivare a 3500 dipendenti, in modo da non incidere troppo sui costi.”
Le intese con le singole Province per i contingenti numerici saranno assunti entro settembre. Il rientro in Regione di circa 1300 dipendenti (289 solo in agricoltura) inciderà profondamente sulla organizzazione dell’ente.
Per quanto riguarda le risorse, per il 2015 la Regione metterà a disposizione delle Province 51 milioni di euro, in linea con i livelli delle Giunte Ghigo e Bresso, “progressivamente calate, fino ad arrivare ai 9 milioni iscritti a bilancio nel 2014 dalla Giunta Cota, e da noi portati con l’assestamento a 25. Lo sforzo che facciamo questo anno è notevole, con l’assestamento dovremo trovare altri 11 milioni per giungere a quota 51”, conclude Reschigna.
Torino, 20 luglio 2015

Il Movicentro, le responsabilità del centro destra ed il ritorno di un progetto

Movicentro

Lo scopo generatore del Movicentro è quello di definire, in un luogo naturalmente nevralgico del territorio, il centro delle rotte più importanti su ferro e gomma (inclusa la ciclo-pedonale) allo scopo di servire i percorsi verso Cannobio, Domodossola, Arona e Omegna. Un progetto possibile grazie a sinergie e progettualità dei settori pubblico/privato dei trasporti.

L’intuizione porta il nome dell’eccentrico assessore provinciale Francini, quota centro destra. Un merito – l’unico – che va attribuito a quella compagine politica, altrimenti responsabile della situazione che si è venuta a creare al momento attuale.

Il centro sinistra nel 2004, ai tempi alla guida del Comune di Verbania e della Provincia, fu persuaso della buona idea e ha fatto tutto ciò che poteva per rendere il progetto possibile.

Nell’ottobre del 2007 la Provincia ha siglato il contratto dell’appalto con l’impresa padovana Marinelli Costruzioni Spa.

Il 25 marzo 2008 sono stati consegnati i parcheggi che dovevano temporaneamente sostituire quelli che si andava perdendo nell’area dove sarebbe sorto il Movicentro: si tratta dell’area triangolare all’inizio della salita per la stazione e l’area sterrata dietro a Cover;

Il 9 febbraio 2009 sono iniziati i lavori dei cantieri per la costruzione del Movicentro.

A giugno 2009 le elezioni sanciscono la vittoria in Comune di Zacchera e in Provincia di Nobili. L’asse PDL-Lega ha in mano anche la Regione. Il Movicentro può andare avanti.

Ma non va avanti.

Si ferma.

Quello che era previsto essere “Movicentro” diviene un cantiere immobile.

La ditta Marinelli finisce in concordato preventivo ed il 20 settembre 2012 avviene il recesso del contratto.

L’ultimo atto è nella delibera di giunta della Provincia del 12 marzo 2014 che sposta 375.023,58 Euro (dalla quota regionale) destinati al Movicentro, pur sapendo di non potere trovare mai una copertura futura per la chiusura dei lavori. Di fatto, una scelta: quella di non far proseguire i lavori. Ed una chiara responsabilità: venire meno ad un progetto di valorizzazione del territorio e lasciar fermo uno spazio decisivo per gli spostamenti dei cittadini all’interno della provincia.

Tra maggio e giugno 2014 gli elettori conferiscono al centro sinistra l’asse Comune e Regione. La Provincia passerà al centro sinistra in Ottobre.

Ad Agosto, in Comune, Amministrazione e maggioranza propongono di ridare una possibilità ad un Movicentro ormai abbandonato a se stesso. La proposta convince anche parte della minoranza. Il progetto, benché ridotto, viene inteso ancora come necessario alla comunità.
Verbania inserisce i 147.000,00 Euro, da sempre accantonati, allo scopo di restituire l’area ai cittadini. Un impegno concreto cui si somma quello attuale della Provincia nel ritrovare i soldi sottratti al progetto Movicentro dalla giunta Nobili. Anche questa è una scelta: contraria a quella di disimpegno della giunta Nobili.

La soluzione sondata dalla Provincia al momento è in una operazione di ricostruzione dei residui mai adoperati dei mutui accesi nel passato con Cassa Depositi Prestiti.
Un impegno faticoso, il cui merito va al dirigente Proverbio ed al Vice Presidente Varini che si sono prodigati nel comprendere quale fosse la strada percorribile.

Il centrodestra ha voluto fermare quest’opera con pericolose operazione di bilancio. Oggi sta a noi rimettere in carreggiata questo percorso per poter dare al territorio quel che si merita, usando i soldi pubblici, che sono di tutti, per servire il bene comune.

RFI può e deve essere convinta oggi della serietà che Comune e Provincia mettono in questa opera. La Regione c’è per potere assicurare l’accordo.

Restituiamo l’area ai cittadini, costruiamo l’opera e ritorniamo alla sua idea iniziale.

Il Movicentro è ancora quella intuizione capace di rimettere in connessione il Territorio.

VCO Formazione: arrivati i soldi dalla Regione

corsodiformazioneDopo l’appello lanciato dal presidente di VCO Formazione Vitaliano Moroni, il vicepresidente Aldo Reschigna risponde sottolineando l’attenzione della Giunta nei confronti di un settore così importante come la formazione professionale.
“Voglio rassicurare il presidente Moroni sull’impegno della Regione Piemonte nei confronti della formazione professionale”, spiega Reschigna. “Non si tratta solo di parole, che lasciano il tempo che trovano, ma di atti concreti.
Proprio in questi giorni sono in pagamento alla Provincia del VCO mandati per complessivi 1,477 milioni di euro destinati ai piani formativi d’area. Sono il risultato di un grande sforzo, la Giunta si è fatta carico di situazioni arretrate che mettono a forte rischio i’intero settore formativo. Nonostante le grandissime difficoltà di bilancio, stiamo provvedendo a innestare risorse fresche che dovrebbero dare l’ossigeno necessario agli enti”.

Sentenza Tar del Piemonte: continuare il lavoro per il rilancio della Regione

Antonella TrapaniIl Tar del Piemonte ha respinto il ricorso contro la lista regionale “Chiamparino Presidente”, le liste provinciali del Partito Democratico a Cuneo e “Chiamparino per il Piemonte” a Torino perché hanno superato la prova di resistenza“, la quale ha certificato che le firme per la presentazione di queste liste, al netto di quelle contestate, erano, a norma di legge, in numero sufficiente.
L’elezione di Chiamparino risulta, quindi, legittima anche dal punto di vista formale, oltre che da quello politico grazie ai 1.057.031 piemontesi che lo hanno votato.
Rimane aperta la vicenda sulle firme per la lista PD di Torino che speriamo sia presto chiarita ma che, anche nel caso estremo di un suo annullamento, lascerebbe intatta la legittimità dell’elezione di Chiamparino, visto che anche sottraendo i voti presi dalla lista Pd nella circoscrizione di Torino dal totale, Chiamparino avrebbe comunque vinto con un margine sul candidato Picchetto di 189.117 voti.
Fatta questa doverosa precisazione, per sgombrare il dubbio, non ci sono stati né brindisi né festeggiamenti.
Questa vicenda ci ha feriti. Ha ferito i tanti militanti che nel rispetto delle regole hanno raccolto e chiesto la sottoscrizione alle liste del PD del VCO e del “Listino”, hanno sostenuto le iniziative in campagna elettorale e seguito il primo faticoso anno di questa giunta regionale.
Siamo tuttavia felici di augurare al Presidente buon lavoro per i prossimi anni di legislatura.
Questo primo anno ha segnato una sostanziale discontinuità rispetto alle amministrazioni precedenti, necessaria per risanare nel profondo i conti di questa Regione, avviando le basi per un rilancio complessivo del Piemonte. Ora andremo avanti con l’obiettivo di chiudere alcune importanti riforme e avviare le basi di un concreto rilancio economico, senza sottovalutare le difficoltà ma riprendendo le parole di ieri del Presidente Chiamparino: “questo ci consente di guardare con serenità e fiducia al futuro”.
Antonella Trapani
Segretario provinciale PD

INNALZAMENTO DEL LIVELLO DEL LAGO: BORGHI PRESENTA UNA INTERPELLANZA URGENTE AL MINISTRO DELL’AMBIENTE

spiagge lagoIl parlamentare democratico Enrico Borghi, capogruppo del Pd in commissione ambiente, territori,e lavori pubblici della Camera, si e’ fatto promotore della presentazione, avvenuta ieri in Aula, di una interpellanza urgente, sottoscritta da altri trenta parlamentari democratici,   al Ministro dell’Ambiente per l’innalzamento del livello del lago Maggiore.
“E’ una problematica che mi è stata manifestata con forza negli scorsi giorni dall’assessore all’ambiente del comune di Verbania Laura Sau – commenta Borghi – è una questione estremamente rilevante, per la quale ho chiesto con questa interpellanza un intervento diretto del Ministro dell’Ambiente perché si possa risolvere questa situazione che si è venuta a creare, che rischia di essere controproducente per il nostro territorio sia sotto l’aspetto ambientale e turistico, determinando una diminuzione delle spiagge del Lago Maggiore, sia dal punto di vista della sicurezza con la possibilità concreta in caso di forti piogge di esondazioni e allagamenti”
“All’origine di tutto – commenta il parlamentare democratico – c’è stata la scelta unilaterale e non concertata da parte dell’Autorità del Bacino del Fiume Po di autorizzare il 12 maggio scorso l’avvio della sperimentazione della regolazione estiva dei livelli del Lago Maggiore innalzandone progressivamente il livello fino al raggiungimento di un livello maggiore di un metro e mezzo”
“L’errore – continua Borghi – è stato quello di non considerare la posizione espressa dai comuni rivieraschi del lago Maggiore manifestata all’interno dell’ultima seduta della Conferenza dei Servizi con la quale hanno espresso la loro preoccupazione per l’equiparazione fatta del regime invernale con quello estivo del livello del lago”
“Con i miei colleghi parlamentari abbiamo chiesto al Ministro dell’Ambiente di intervenire direttamente – conclude Borghi – perché si salvaguardino innanzitutto gli equilibri ecologici delle sponde lacuali nonché non si comprometta il servizio turistico così essenziale per l’economia del nostro territorio. Mi aspetto una garanzia del Ministro Galletti in tal senso”.